Fonte: El Manifiesto

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Gen 31, 2017

 

Uno spettro si aggira in Europa Il suo nome è il “Sostituzionismo”

Parla lo scrittore Renaud Camus

Traduzione e sintesi di Luciano Lago

 

Renaud Camus è uno scrittore e poeta francese. Autore prolifico e di grande cultura fu una delle voci più ascoltate negli anni ’89/’90. Politicamente avvicinatosi alle tesi del Front National, da anni conduce una battaglia contro il vento e la marea costituita dall’immigrazione di massa, fenomeno qualificato come invasione e colonizzazione. E’ autore di una espressione già consacrata in Francia come “Le Grand Remplacement” (la grande sostituzione), titolo di una delle sue opere di maggiore successo. L’espressione vuole rappresentare il processo di sostituzione della popolazione francese e dell’insieme della popolazione europea da parte di popolazioni straniere ed il cambiamento di civilizzazione che deriverà da questo processo. Lo scrittore è stato trascianto varie volte davanti ai Tribunali della Repubblica in quanto accusato di “incitazione all’odio razziale” ed alla “discriminazione” contro diversi collettivi etnici e razziali.

Nonostante questo, Renaud Camus continua a mettere allerta i suoi compatrioti circa la continua immigrazione di massa ed i pericoli che questa comporta. L’11 Settembnre del 2013 lanciò un appello con il “No al Cambio di Popolo di  Civiltà” (BCPC), definito come un fronte del rifiuto, il movimento di tutti quelli che dicono No alla Grande Sostituzione. Questa grande sostituzione è presentata come ” la più grave crisi della nostra Storia ed il problema più grave che oggi dobbiamo affrontare”.

Intervista a Renaud Camus

-Cosa la porta a dedicare tanto tempo e sforzi al compito a cui si sta impegnando?

Noi ci disperiamo nel constatare come il fenomeno che ci sembra la lontano il più importante nella nostra epoca e che continuerà come il più decisivo, il cambiamento di popolo e necessariamente di civiltà, la trasformazione radicale del paesaggio demografico, culturale e fisico del nostro paese e di tutto il continente europeo, si sta realizzando nel più completo silenzio politico senza che i popoli autoctoni siano stati mai consultati, e senza che questa questione maggiore, di capitale importanza, al confronto della quale le altre, per quanto importanti e dolorose, appaiono come secondarie, sia mai stata impostata.

– Potrebbe spiegare ai nostri lettori in cosa consiste quella che lei chiama la Grande Sostituzione?

E’ molto semplice: c’era un paese e c’era un popolo, nello spazio di una generazione, in questo stesso territorio, già si sono impiantati altre popolazioni con la loro propria cultura, le loro religioni, le loro lingue ed i loro concetti circa il lavoro, la vita civica, la vita sociale, le leggi, la vita privata, le relazioni di vicinanza, il territorio…. E’ un concetto molto basso e molto umiliante di quello che è l’uomo e di quello che sono i popoli, il fatto di pensare che con con altri uomini, con altre donne, con altri popoli, con altre religioni, con altree culture si possa continiuare ad avere la stessa Storia, la stessa Nazione, la stessa Europa.

Combattiamo contro questo concetto dell'”uomo intercambiabile”, dell'”uomo sostituibile”, instupidito dall’insegnamento della dimenticanza e per la cretinizzazione di massa, che si può trasferire da un posto ad un altro come un mobile, che si possano promuovere gli interessi della finanza internazionale e le esigenze del villaggio universale.

– Come attuare una “rimmigrazione” (inversione dei flussi migratori) in modo umano?

Senza dubbio non imitando la brutalità dell’Algeria quando questa ha stimato che con un 10% di popolazione straniera, estranea alle proprie tradizioni (i denominati Pieds- Noirs, i francesi d’Algeria) non sarebbe stata davvero unpaese indipendente. E queste minoranze europee, francesi o spagnole, cristiani o ebrei, furono cacciati al mare con la violenza che sappiamo, la “valigia o la bara” (formula con cui gli indipendentisti algerini terrorizzavano gli europei). E non parliamo degli harkis massacrati (mussulmani che avevano scelto il campo francese). No, nulla di questo, ben al contrario.

Tuttavia abbiamo l’intenzione di prendere la parola a coloro che rinnegano continuamente la nazionalità francese, proclamando ben chiaro che questa non significa niente per loro, e che sfilano in ogni minore occasione sotto le bandiere algerine o marocchine, spaccando tutto al loro passaggio, e rimandarli verso la loro patria. Bisogna anche procedere all’espulsione di tutti quelli che commettono delitti nel nostro paese. D’altra parte gli incitamenti fonanziari al ritorno ai loro paei d’origine spono perfettamente concepibili: costeranno sempre meno che la stessa immigrazione.

–In cosa differisce il suo discorso da quello che tiene il Front National?

L’Europa si trova ad affrontare una vera conquista, una colonizzazine di cui non può confessare neppure il nome. L’Europa non è il nostro avversario. Dobbiamo difendere una unione con gli altri popoli europei che devono svegliarsi dal loro letargo, dobbiamo tornare alla Storia, ad una idea di Europa come protagonista della sua storia, basata su una delle più alte civiltà che la terra abbia conosciuto. Personalmente mi sento tanto europeo come francese.

Il Front National è obbligato a prendere atto del cambio di popolazione e resistere alla tentazione di considerare la Grande Sostituzione come un fatto concluso,irreversibile. Il tema dell’invasione e della colonizzazione della Francia deve costituire il nucleo del siuo programma politico. Mentre sia così, io stesso appoggerà il Front nellla sua lotta per far rinascere la Francia.

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