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6 giugno 2017

 

London Bridge si poteva evitare (al solito)

 

Al solito, gli assassini di Londra erano noti alla polizia ed erano stati denunciati. Uno di loro, Khuram Shazad Butt, forse il capocellula, era anche stato ripreso in Tv, a Channel 4, con altri accoliti, con i quali aveva reso onore alla bandiera dell’Isis. Il video, che non lascia spazio all’immaginazione, si può vedere sul Guardian.

 

Da capire perché l’intelligence non abbia preso provvedimenti o almeno non abbia tenuto d’occhio quelle persone. Capita spesso, troppo spesso.

 

Da capire anche la dinamica dell’accaduto, Non tanto l’attentato vero e proprio, che si è svolto, secondo la ricostruzione ufficiale, in questo modo: un furgone ha falciato dei passanti sul marciapiedi di London Bridge, quindi si è schiantato presso un vecchio mercato coperto, il Bourugh Market, che si trova in prossimità del ponte.  Gli assassini, tre in tutto, sono poi scesi e hanno iniziato a colpire come degli ossessi le persone con dei pugnali.

 

È in questa costanza che abbiamo atti eroici: un tassista vede la scena, fa inversione e tenta di metterne sotto uno, ma non riesce. Due poliziotti eroi li affrontano: uno a mani nude, un altro con il manganello, ma hanno la peggio e restano feriti.

 

A questo punto ci aiuta a ricostruire i fatti la testimonianza di Gabriele Sciotto, il fotografo che si trovava lì e che ha mandato la foto dei terroristi uccisi. Fotografia diventata virale.

 

In un’intervista, che potete vedere cliccando qui, il fotografo spiega che, sopraggiunto sulla scena, in una via stretta, vede «tre uomini» che inseguono la folla, hanno cinture esplosive, ma lui capisce che sono finte, o almeno gli hanno «dato la sensazione» che lo fossero (l’incoscienza del reporter di fronte allo scoop della vita). Tra la folla un agente della polizia.

 

Era sicuro, prosegue Sciotto, che gli attentatori «non avessero armi da fuoco» perché «il poliziotto puntava contro di loro la pistola ma loro non… avrebbero già sparato a qualcuno, avrei già sentito colpi d’arma da fuoco…».

 

Così il poliziotto si mette tra i terroristi e la folla e li porta via puntando contro di loro una pistola, fino a farli arrivare sulla via principale. «Lì c’era già lo schieramento di polizia»: «li hanno accerchiati e mandati al suolo». Poi «gli hanno sparato».

 

Un particolare che ripete in altra intervista audio di Sky: «Li hanno immobilizzati, gli hanno sparato».

 

Domanda: perché, una volta immobilizzati, non tentare di prenderli vivi? Potevano essere una fonte preziosa di informazioni, potevano aiutare a ricostruire la cellula e altro e più importante.

 

Sembra una regola non scritta ma inviolabile che le azioni terroristiche non producano prigionieri atti a collaborare con le indagini: o si tratta di kamikaze o sono uccisi dalla polizia.

 

Ma, al di là, se pensiamo alla descrizione realistica di ossessi che menano fendenti a destra e a manca, resta comunque un po’ straniante la scena del poliziotto che li tiene sotto tiro e non spara, se li porta a spasso come agnellini, fino all’intervento delle forze speciali…

 

Sul web gira anche un video più che bizzarro (cliccare qui) con un commento che rientra di diritto nella categoria “complottismo”. Non sappiamo se la polizia britannica abbia dato una spiegazione a tale video, che ritrae poliziotti che si travestono da terroristi. Potrebbe trattarsi di una esercitazione anti-terrorismo o altro.

 

Al di là dei video e delle dinamiche dell’attentato, resta lo sconcerto per l’ennesima azione terrorista che avrebbe potuto essere evitata se si fosse dato seguito a segnalazioni inequivocabili.

 

Il fatto è che c’è una zona d’ombra tra ambiti fondamentilisti e intelligence occidentale. Ambiti fondamentalisti che sono collegati alle petromonarchie del Golfo, a loro volta alleate dell’Occidente.

 

Queste ultime perseguono il regime change in Siria e il contenimento della comunità islamica sciita in altri Paesi, ad esempio Yemen e Bahrein.

 

Progetti geopolitici che abbisognano di un esercito irregolare, formato appunto dalle milizie armate (tra le quali l’Isis) arruolate un po’ dappertutto, dal momento che non possono affrontare direttamente il nemico, stante la mutua distruzione assicurata.

 

Progetti che sono assecondati, se non appoggiati esplicitamente dall’Occidente (ad esempio in Siria e Yemen), che quindi chiude entrambi gli occhi sull’arruolamento, l’addestramento e il finanziamento di tali miliziani.

Da qui la zona d’ombra. Che produce mostri.

 

Ps. Altra costante: come a Manchester anche a Londra gli attentatori hanno colpito alle 22 circa. L’ora del lupo un tempo era di notte fonda. È stata spostata per esigenze esoteriche

 

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