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28 gennaio 2017

 

Rompere l’Unione Europea. Un obiettivo politico e sindacale

Radio Città Aperta Intervista Fabrizio Tomaselli dell'esecutivo nazionale Usb.

 

Ciao Fabrizio, buongiorno

Ciao …

 

Domani c'è questa assemblea, a partire dalle ore 10, al centro sociale Intifada a Roma. Volevo prima di tutto domandarti quale è il contributo che Usb porta a questa assemblea.

Diciamo che la Usb è un sindacato impegnato nel sociale; impegnato, oltre che sindacalmente – cioè nel senso classico della parola – è impegnato ormai da tempo, da anni, nell'ambito del lavoro sui territori, nell'ambito del sociale, anche laddove il lavoro non è quello classico ma è riferito ad una platea, chiamiamola così, molto più ampia, che non riguarda solamente il lavoro ma anche il non lavoro. Quindi Eurostop è di fatto una coalizione, una piattaforma; non una forza politica vera e propria. E quindi ha al suo interno anche l'apporto forte, determinato, convinto dell'Unione Sindacale di base. Questo rapporto, chiaramente, si è evoluto nel tempo, nel senso che Eurostop è nato da più di un anno. Eurostop ha, nel suo dna, la critica e la proposta della rottura dell'Unione europea; quindi questo è l'elemento fondante che ha caratteristiche politiche, sociali e sindacali. E' abbastanza evidente, e come Usb lo diciamo ormai da anni, che la gabbia dell'Unione europea deve essere rotta, deve essere spezzata, perché è quella che ormai costruisce le dinamiche, le leggi, le normative, gli approcci istituzionali, governativi e aziendali al mondo del lavoro. Non esiste più una legislazione nazionale che, in qualche modo, faccia da bilancino tra le indicazioni europee e il mondo del lavoro. Esiste solamente il Parlamento che, di volta in volta, accetta pedissequamente tramite il governo e su indicazione del governo, quelle che ormai sono imposizioni da parte della Unione europea che hanno riflessi nel mondo politico, nel mondo sociale, ma soprattutto hanno riflessi nella vita quotidiana di tutti e, chiaramente, anche dei lavoratori. Questo è il perché della nostra forte determinazione a portare avanti i progetto di Eurostop. D'altra parte, cito solo le ultime due esperienze fatte con Eurostop: la grande manifestazione del 22 ottobre, che seguiva – appunto – lo sciopero generale che avevamo indetto come Usb, quindi la doppia giornata del 21 e 22 ottobre e poi l'apporto che abbiamo dato, forte – anche se poi è stato offuscato dai media – con il “No sociale” al referendum. Due momenti che hanno dato una spinta ancora maggiore al progetto di Eurostop. Forse uno o due anni fa, le nostre posizioni sull'Europa erano considerate quasi avveniristiche, quasi da pazzi, oggi ci sembra che invece queste posizioni siano maggioranza, o quasi maggioranza, nel paese reale, quindi nella gente. E ormai anche l'esperienza della Gran Bretagna, nonostante sia andata in maniera diversa, e tutta l'esperienza del No al famoso referendum in Grecia, dimostrano che la gente non ne può più di questa Europa basata esclusivamente sulle banche, sulla finanza, sui grandi gruppi industriali. Questo è di fatto il nostro No, il nostro convinto apporto ad Eurostop.

 

Dopo aver incassato un risultato ottimo come quello del referendum del 4 dicembre, il progetto dunque riparte con la giornata di domani (28/1, ndr)… Ma c'è già anche un appuntamento per il 25 marzo sempre qui a Roma, giusto?

Sì, già abbiamo fissato l'appuntamento del 25, in occasione dell'anniversario dei Trattati di Roma. Noi speriamo che la manifestazione sia la più ampia possibile. Non abbiamo problemi né come Eurostop, ma anche come Usb, a confrontarci anche con altri soggetti che intendono costruire quella giornata. E' evidente che il nostro obiettivo – l'uscita dall'Unione europea – non può, se non strumentalmente, essere accostato ad altri obiettivi di cambiamento parziale o ad accorgimenti per tentare di modificare l'Unione europea. Noi crediamo che ormai sia irriformabile. Noi, come Usb, probabilmente nella giornata precedente, il 24, terremo un confronto a livello europeo con altri sindacati che fanno parte, come noi, della Federazione Sindacale Mondiale (Fsm); allargandola però anche ad altri soggetti sindacali europei. Proprio per costruire anche dal punto vista sindacale – non solo da quello politico generale – un approccio comune con questi paesi e quindi con questi sindacati fratelli.

 

Chiarissimo. Ci risentiremo sicuramente per parlarne, intanto ti ringrazio per essere stato con noi.

Grazie a voi.

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