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http://www.nodalmolin.it/

12 marzo 2017

 

Unesco o non unesco è ora di dire basta!

 

"Questa amministrazione ospiterà i consulenti del Centro Patrimonio Mondiale Unesco e icomos nei gioni 28 29 30 marzo 2017 come richiesto dall’organismo internazionale stesso...", così scrive il vicesindaco nonchè assessore alla crescita della città di Vicenza Bulgarini d’Elci nell’invito che ha mandato anche ai Nodalmolin e all’associazione "mettiamo radici aldalmolin". Ma di cosa si tratta? l’invito fa capire che non si tratta di una cerimonia formale ma di una missione o ispezione vera e propria che prevede una serie di incontri e sopralluoghi nelle aree oggetto di analisi. Per essere chiari gli ispettori dell’Unesco vengono a verificare se questa città ha ancora i parametri per restare nel patrimonio dei siti da salvaguardare. Vengono a vedere se dal 1994, anno in cui Vicenza fu inserita in questo patrimonio, ad oggi, le sue fattezze sono rimaste inalterate o perlomeno non stridono troppo con quelle di allora o se invece i palazzi, le ville e il paesaggio palladiano sono stati gravemente alterati e compromessi. Sembrerebbe una questione eminentemente estetica se non fosse invece anche profondamente ambientale, sociale, etica.

 

Pensate un pò, da allora, e solo per soffermarsi sulle questioni più rilevanti, sono state prese da diverse amministrazioni locali e da governi nazionali e in gran parte realizzate le seguenti decisioni:

Raddoppio della base militare americana a 1,4 Km in linea d’aria dal centro per alloggiare migliaia di soldati, depositi di veicoli ed armi, silos ed officine ecc. con distruzione dell’areoporto presistente, del sistema di raccolta e sversamento delle acque, l’intasamento della viabilità ecc. senza ottemperare norme e procedure di salvaguardia ambienale, di vicinanza ai fiumi ecc. e perfino di quelle di trattati bilaterali fra stati.

 

Costruzione sul sedime di un grande insediamento industriale, la Cotorossi, di un nuovo complesso edilizio il borgoberga comprensivo di un tribunale, imponenti edifici per uffici e altri servizi, supermercati palestre abitazioni ecc di una fattezza ed invasività mostruose e recentemente definite dalla stessa Procura di Vicenza come operazioni che sottendono reati di abuso edilizio, di inosservanza di leggi e regolamenti urbanistiche, di interessi e speculazione private che vanno fermate.

 

Progettazione ed approvazione del passaggio in città della linea ferroviaria ad alta velocità e capacità con quadruplicamento dei binari, nuove stazioni, abbattimento di edifici, nuovi viadotti secondo un progetto originariamente ancora più invasivo recentemente modificato ma sempre inutile costoso e distruttivo.

 

Progettazione nell’area prospicente la base militare americana, area da destinare a parco cittadino, del parco cosiddetto della pace, con criteri poco coerenti con la storia della sua liberazione, quell’area già del demanio pubblico fu sottratta all’Enac e ad una società romana che lo voleva gestire come area di supporto logistico alla base militare stessa, e con criteri estetici poco affini al paesaggio circostante e alle sue funzioni di raccolta ed ospitalità ad attività con finalità contrapposte a quelle che si organizzano nella base militare attigua.

 

Ancora, costruzione o completamento della strada tangenziale funzionale soprattutto alle esigenze viabilistiche delle e fra le due basi militari Usa, collocate una a sudovest l’altra a nord est della città.

E qui mi fermo perchè basta ed avanza per capire come questa città è stata in circa vent’anni maltrattata abusata e stuprata ma, mantenga o meno il patrocinio dell’Unesco, quello che ha perso è il patrimonio della sua vivibilità ed umanità, la sua capacità insomma di difendere il diritto alla città come bene comune in cui tutti i cittadini sono portatori di interesse e non solo quegli chiamati stakeholder che sono invitati all’incontro del 28 marzo in sala stucchi a Palazzo Trissino. Quel giorno sotto il palazzo comunale tutti siamo invitati a partecipare e manifestare lo sdegno e la volontà ad affermare il diritto alla città ossia il diritto alla riappropriazione dei tempi e degli spazi del vivere urbano, la possibilità di decidere sul come stare insieme e quali bisogni soddisfare. Quelli che finora abbiamo visto soddisfatti sono gli interessi degli speculatori, dei costruttori, dei palazzinari, dei guerrafondai, delle lobbies e delle corporazioni che hanno condizionato, anzi imposto la loro volontà alle istituzioni locali e nazionali. Quella in cui viviamo è sempre di più la città dell’esclusione e della solitudine, delle periferie abbandonate e tristi, della mobilità inquinante e costosa, dell’avvelenamento dell’aria e dell’acqua.

 

Ora però, unesco o non unesco, è il momento di dire basta.

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