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3/10/2017

 

Inquinato il 98% dell’acqua di Gaza

Traduzione di Edy Meroli

 

Dirigenti degli enti idrici nella Striscia di Gaza, personalità internazionali e attivisti palestinesi hanno tenuto sabato una conferenza stampa nella città di Gaza sulla situazione catastrofica dell’acqua nell’enclave assediata, chiedendo alla comunità internazionale di risolvere la crisi.

Il direttore delle operazioni dell’UNRWA a Gaza, Bo Schack, ha dichiarato: “Spero che tutti noi lavoriamo insieme per trovare una soluzione alla crisi”.

Il funzionario dell’ONU ha espresso l’opinione che trovare soluzioni al problema idrico inizia dalla soluzione del problema energetico. Ha sottolineato che l’UNRWA, nel suo lavoro nei campi profughi, gestisce pozzi d’acqua e dota le sue scuole di filtri per l’acqua.

“Cerchiamo di lavorare con altre organizzazioni per giungere alla soluzione di molte questioni, soprattutto della crisi idrica”, ha detto Bo Schack.

Maher Salem, capo del dipartimento idrico del comune di Gaza, ha dichiarato che Gaza ha attualmente 80 pozzi di cui solo 67 funzionano, e ha aggiunto: “Purtroppo non c’è nessun pozzo adatto all’uso umano, ma soltanto per uso domestico”.

La sola città di Gaza consuma oltre 30 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno, mentre l’entrata annuale delle acque sotterranee nel serbatoio è inferiore al 30% di detta quantità, ha sottolineato.

Il comune di Gaza ha lanciato vari piani e progetti per risolvere i problemi idrici; soprattutto il raddoppio della quantità d’acqua importata da Israele. La Striscia di Gaza importa 30 milioni di metri cubi d’acqua da Israele ogni anno.

 Durante la conferenza stampa, Mazen al-Banna, vice responsabile dell’autorità idrica nella Striscia di Gaza, ha denunciato l’alto tasso di inquinamento dell’acqua nella Striscia di Gaza: “Abbiamo un grande deficit, che ha ripercussioni negative, tra cui l’immissione di acqua di mare”, rilevando che i pozzi vicino al mare sono salati (1000 mg di cloruro) e che la salinità massima dell’acqua dovrebbe essere di 250 mg al litro, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Al-Banna ha affermato che il serbatoio delle acque sotterranee soffre a causa della vicinanza alla superficie della terra e di un terreno sabbioso altamente permeabile, in cui finiscono le perdite di acque reflue.

Il direttore generale del dipartimento per la protezione dell’ambiente a Gaza, Bahaa al-Din al-Agha, ha dichiarato che la percentuale di inquinamento delle acque sotterranee è del 98%, specificando che non può soddisfare le norme sanitarie mondiali per l’acqua potabile.

Al-Agha ha sottolineato che la percentuale della carenza energetica ha raggiunto il 70%, che ha portato alla carenza di acqua nelle case dei residenti.

Una campagna mediatica è stata lanciata da Press House e da altre organizzazioni che si occupano di acqua, durante la conferenza nella città di Gaza, sabato, riguardante la catastrofica situazione idrica nella Striscia di Gaza.

Bilal Jadallah, direttore di Press House, ha dichiarato che la campagna, lanciata in arabo e in inglese, continuerà per alcuni giorni.

Secondo gli ultimi studi statistici dell’Autorità idrica, la mancanza dell’acqua nella Striscia di Gaza ha raggiunto i 110 milioni di metri cubi all’anno, mentre la necessità della popolazione è di 200 milioni di metri cubi all’anno.

Lo scorso luglio, una relazione dell’ONU ha affermato che l’acqua del suolo di Gaza, unica fonte idrica potabile, sarà inutilizzabile entro il 2020, a meno che non si prendano urgenti misure per risolvere il problema.

 

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