Originale: Foreign Policy in Focus

http://znetitaly.altervista.org/

26 marzo 2017

 

Un crimine contro l’umanità?

di Evan Sandlin

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Mosul, la seconda città più grande dell’Iraq e ultima roccaforte dello Stato Islamico nel paese, è quasi sotto il controllo del governo iracheno.

Lo Stato Islamico, o ISIS, ha occupato la città fin dal giugno 2014. Ora, con l’aiuto della forza aerea statunitense, è stata ripresa l’intera porzione orientale della città, e circa il 33% di Mosul è nelle mani dl governo iracheno. L’ISIS è “completamente circondata”, secondo gli ufficiali della coalizione occidentale.

Quello che sta accadendo a Mosul, potrebbe però essere chiamato “massacro” tanto facilmente quanto potrebbe essere chiamato “liberazione.” La scelta delle parole e del focus sono istruttivi.

 

Non chiamatela Aleppo

Paragonatela alla frenetica copertura che hanno fornito i media occidentali dell’assedio di Aleppo in mano dei ribelli, a opera delle forze russe e di quelle siriane governative.

Proprio tre mesi fa, alla vigilia della caduta di Aleppo al regime siriano, il New York Times dichiarò che il leader siriano Bashar al-Assad, il presidente russo Vladimir Putin e l’Iran erano i “distruttori di Aleppo”, e hanno denunciato il massacro di civili e i bombardamenti intensi sui quartieri residenziali. Si è discusso poco dei ribelli, molti dei quali avevano ricevuto finanziamenti o armi dagli Stati Uniti, in  un certo momento del conflitto, e quasi tutti avevano commesso gravi violazioni dei diritti umani.

Il Times ha attribuito la completa responsabilità del disastro, al governo siriano che si dice “abbia ignorato le richieste di chi protestava pacificamente e ha scatenato una guerra terrificante.” Quella posizione imitava, come previsto, quella del governo degli Stati Uniti. (L’ambasciatore americano all’ONU, Samantha Power, ha perfino paragonato la caduta di Aleppo al genocidio in Ruanda e al massacro di Srebrenica).

Se quella affermazione  viene privata dell’iperbole, il Times non aveva torto. La popolazione di Aleppo è stata soggetta a un assedio brutale attuato dalle forze armate siriane e dalle sue milizie alleate. I barili-bomba * hanno devastato per anni la città, distruggendo soprattutto le infrastrutture civili: moschee, ospedali e scuole. L’accesso

umanitario alla metà orientale della città è stato reso difficile dai posti di controllo e dagli attacchi del regime.

Nel febbraio 2015, il governo siriano ha espulso i funzionari dell’ONU responsabili di coordinare l’accesso umanitario, mentre sia Amnesty International che l’Osservatorio per i Diritti Umani hanno condannato l’assedio di Aleppo come crimine  contro l’umanità.

Nel frattempo, nelle zone di Aleppo in mano al governo, il regime siriano ha operato come di solito fa uno stato di polizia: arrestando e torturando i dissenzienti. Il rapporto diffuso il 1° marzo dal Consiglio dell’ONU per i diritti umani, chiarisce che il regime siriano è colpevole di crimini efferati ad Aleppo, comprese le esecuzioni sommarie e l’uso delle armi chimiche.

E mentre è una clamorosa negligenza da parte della stampa occidentale ignorare completamente i crimini dei ribelli appoggiati dagli Stati Uniti, c’è ampia giustificazione per concentrarsi in maniera sproporzionata sui crimini del governo siriano e dei loro sostenitori russi che possiedono una parte sproporzionata di potenza di fuoco e perciò possiedono il più grande potenziale per scatenare la devastazione da un momento all’altro.

In Iraq, la caduta di Mosul sembra notevolmente simile alla caduta di Aleppo, ma senza lo stesso genere di condanna da parte dell’Occidente.

 

Tortura e assassinio a Mosul

L’ovvia distinzione tra le due battaglie è che Aleppo orientale è stata occupata dagli Stati Uniti e dai ribelli appoggiati dagli Stati del Golfo, mentre lo Stato Islamico universalmente disprezzato, occupa Mosul.

Non c’è alcuna equivalenza morale tra le due, ma faremmo bene a ricordare che neanche  la vita ad Aleppo sotto il governo di gruppi estremisti come Ahrar al-Sham, Jahabat al Nusra, and Nour al-Din al-Zenki era piacevole. Questi gruppi si sono impegnati e continuano a  impegnarsi  in estese violazioni dei diritti umani, a perseguitare le minoranze religiose e ad applicare leggi draconiane.

Non tutti i gruppi ribelli ad Aleppo erano reazionari inflessibili e anche se lo erano sarebbe difficile  scusare l’assedio e il massacro russo e siriano. Analogamente, l’occupazione di Mosul da parte dello Stato Islamico non giustifica la totale distruzione di parti della città a opera della forza aerea degli Stati Uniti. Non giustifica neanche le violenze compiute dalle milizie del governo iracheno appoggiato dagli Stati Uniti e dalle sue milizie alleate.

La battaglia di Mosul è iniziata davvero alla metà di ottobre 2016 in cui le milizie curde e sciite erano incaricate di rirendersi i villaggi attorno alla città, mentre le forze irachene entravano proprio a Mosul, e tutto questo mentre la coalizione guidata  dagli Stati Uniti, forniva appoggio dall’alto.

Molte di queste milizie sciite, comprese le Brigate Badr e le Brigate Hezbollah, in precedenza avevano arrestato, torturato e fatto sparire i civili in fuga durante gli assedi di Tikrit and Fallujah. Il governo iracheno ha un analogo “curriculum” di crudeltà, per non parlare delle forze armate statunitensi che molto di recente avevano trasformato due volte Fallujah, la “città delle moschee,” in una città di macerie.

Quando le forze irachene e le milizie alleate iniziarono a riprendersi i sobborghi di Mosul, cominciarono a fare violenze contro i civili che capitavano sotto il loro controllo.

Senza che nessuno si sorprendesse, i combattenti delle milizie  hanno compirono   “attacchi di vendetta” contro collaboratori sospetti. Però le violenze compiute dalle forze armate irachene,  sono indubbiamente peggiori. I video mostrano i soldati iracheni che torturano dei ragazzi con dei martelli e che li investono con i carri armati. I soldati iracheni hanno compiuto esecuzioni sommarie sia di militanti dello Stato Islamico che avevano catturato, sia di civili nei villaggi attorno a Mosul. Queste violazioni continuarono durante l’offensiva. Non più tarde della fine di gennaio, immagini e video delle forze irachene che torturano e giustiziano i civili, venivano ancora diffuse.

 

Crimini dal cielo

Come accade in qualsiasi conflitto moderno, i crimini commessi dalle forze di terra sono particolarmente  inquietanti  per la loro visibilità e la loro palese disumanità, ma i crimini peggiori arrivano dal cielo. Le forze armate irachene e le loro milizie alleate sono davvero brutali, ma non sono pari  alla barbarie della forza aerea statunitense.

Il bilancio degli attacchi della coalizione è peggiorato moltissimo quando le forze irachene e quelle alleate avevano ripreso i villaggi circostanti e hanno cominciato a entrare da est nella città densamente popolata. All’inizio di gennaio, le forze armate irachene avevano ripreso Mosul est con “costi umanitari significativi per i civili,” riferisce il sito che localizza le vittime, AirWars.org., calcola che gli attacchi aerei statunitensi a Mosul siano aumentati del 33% in gennaio e che “un numero record di civili è stato ucciso”, comprese intere famiglie.

Alla fine di gennaio l’ONU ha calcolato 1.096 persone uccise  durante l’offensiva, metà delle quali erano civili. Quel bilancio ha soltanto continuato ad aumentare nei giorni scorsi mentre le forze armate irachene si spingono a ovest.

Proprio come ad Aleppo, gli edifici civili come ospedali e moschee sono state obiettivo degli  attacchi  degli Stati Uniti. In un incidente, il Centro dei media di Ninive, cioè il principale organo di informazione di Mosul, è stato colpito, e si stima che siano stati uccisi 50 civili. Gli attivisti hanno sostenuto che il centro era stato preso di mira per aver pubblicato propaganda dell’ISIS che, anche se fosse così, sarebbe un attacco inquietante e violento alla libertà di stampa. Altrove, gli elicotteri Apache, insieme alle forze di terra irachene, hanno bombardato e colpito degli edifici

nel quartiere di Dawasa, uccidendo 130 civili.

Il fosforo bianco, un’arma chimica capace di bruciare la carne umana fino all’osso, è stato usato dalle forze della coalizione in città.

Si è stimato che la coalizione ha ucciso fino a 370 civili iracheni, compresi moltissimi bambini, soltanto nella prima settimana di marzo. Secondo le parole di un residente di Mosul: “Ora sembra che la coalizione sia uccidendo un numero più alto di persone” rispetto all’ISIS.

 

La legge internazionale

Le Nazioni Unite hanno regolarmente espresso “profonda preoccupazione” per il fatto che gli attacchi aerei della coalizione stavano prendendo di mira le infrastrutture civili a Mosul. L’ONU e altre organizzazioni umanitarie danno la colpa esattamente all’assedio di tre mesi imposto a Mosul che ha tagliato tutte le linee di rifornimento alla città. Prodotti alimentari essenziali sono  “praticamente impossibili da ottenere” per molti degli abitanti di Mosul, riferisce il New York Times.

Abbondano le scuse per il massacro che sono per noi del tutto familiari e anche poco convincenti.

La replica standard è che lo Stato Islamico non ha permesso ai civili di lasciare Mosul e li usa invece come “scudi umani.” Questo, probabilmente, è vero – ma è stato vero anche per Aleppo in mano ai ribelli, secondo il Consiglio dell’ONU per i Diritti Umani. Questo non ha impedito ai redattori del New York Times di condannare gli attacchi aerei russi che hanno devastato la città.

Infatti è  garantito che bombardare in qualsiasi luogo delle città densamente popolate,

uccida i civili. Gli Stati Uniti e i suoi partner nella coalizione lo sanno. Semplicemente non credono che quei civili siano abbastanza importanti.

Il Dipartimento di Stato rifiuta qualsiasi paragone con Aleppo, ha affermato un portavoce dell’era di Obama, dato che “a Mosul si ha una  coalizione di 66 nazioni che “hanno pianificato per mesi” con il “vasto supporto e legittimazione della comunità internazionale.”

Questa affermazione è assurda. I crimini di guerra non subiscono punizioni quando più nazioni vi partecipano.

Inoltre, l’uso della parola “legittimazione”, che non ha proprio nessun significato legale, è intesa a distrarre dal fatto che anche l’intervento della Russia ad Aleppo era legale in base alla legge internazionale – non meno di quanto lo fosse quello di Washington in Iraq, dato che entrambe i paesi sono accettati dai rispettivi regimi che stanno cercando di salvaguardare. Tuttavia, la legalità dell’intervento non assolve dagli obblighi imposti  dalla legge umanitaria internazionale nel corso dell’intervento.

 

L’ultimo rifugio delle canaglie

Alle fine, tutti i tentativi di distinguere l’assedio di Mosul dall’assedio di Aleppo, si riduce all’estremo rifugio della canaglia. E’ accettabile quando lo facciamo. Non ci sorprende che i sapientoni occidentali affermino di preoccuparsi moltissimo di un massacro commesso da una potenza rivale, per a quale non possiamo comunque fare molto, allo stesso tempo ignorando o sostenendo un massacro diverso compiuto per mano degli Stati Uniti.

Inoltre, ciò che sta accadendo a Mosul rischia di essere ripetuto. Il Presidente Trump ha già aumentato la frequenza dei bombardamenti con i droni e degli attacchi degli Stati Uniti, segno, questo che nutre anche minor interesse per la vita dei civili rispetto al Presidente Obama. Di recente gli Stati Uniti hanno annunciato che dislocheranno altre 400 truppe in Siria per aiutare nella battaglia per Raqqa, in Siria.

Soprattutto, ci sono poche prove che rimuovere lo Stato Islamico da Mosul,   e bombardare quartieri densamente popolati da civili, avrà come risultato una stabilità prolungata. Quando gli Stati Uniti distruggono una città, direttamente o indirettamente, provocano il tipo di caos e di risentimento che garantisce che ci sarà presto la necessità di intervenire militarmente ancora una volta per salvaguardare il loro cliente di recente creato.

Che cosa accadrà dopo Mosul? Guardate Fallujah, dove il disprezzo sia per il governo iracheno che per gli Stati Uniti aumentano all’indomani di molteplici campagne della coalizione. Che cosa succederà dopo Raqqa? Guardate Damasco, dove gli attentati suicidi sono aumentati dopo la “sconfitta” dei ribelli ad Aleppo.

Molti iracheni residenti a Mosul, saranno contenti di essere liberati dallo Stato Islamico, ma molti staranno anche piangendo la perdita dei loro familiari. E se la storia può esserci di guida, daranno la colpa all’occupante statunitense e al suo governo cliente di Baghdad.

 

nota

*http://www.internazionale.it/notizie/2015/02/10/cosa-sono-i-barili-bomba-usati-in-siria

 


Il collaboratore di Foreign Policy In Focus Evan W. Sandlin, è dottorando e  Docente presso il  Dipartimento di Scienze Politiche Science all’Università della California.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/a-crime-against-humanity

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