Originale: The Independent

http://znetitaly.altervista.org/

4 aprile 4 2017

 

Morire di fame 

di Patrick Cockburn

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Le persone intrappolate nella Città Vecchia di Mosul stanno morendo di fame perché non hanno ricevuto nessun tipo di cibo per quasi tre settimane, secondo un residente.

In un’intervista esclusiva all’Independent, Karim, un tassista di 28 anni che vive nel centro antico di Mosul, dice che molte persone, comprese parecchie di sua conoscenza, uno di loro era suo amico, sono già morte di denutrizione.

“In alcune zone della Città Vecchia non è stato distribuito cibo per 20 giorni e la maggior parte delle persone hanno speso tutti i loro risparmi,” dice Karim. Aggiunge che in questo periodo non c’è stata né  acqua né elettricità, e nessuno può lasciare la zona perché l’Isis gli spara se lo fanno. “Non possiamo uscire dalle nostre case,” dice, “non è per nulla sicuro.”

Il racconto di Karim, comunicato con un debole collegamento con un cellulare con Mosul Est, getta luce su ciò che sta accadendo nella Città Vecchia, un dedalo di strette viuzze e di case vecchie, stipato di gente e ancora in gran parte controllato dall’Isis. Le agenzie che forniscono aiuto umanitario stimano che qui ci siano 400.000 persone  che vivono qui e altre 200.000 nella periferia esterna la cui condizione in termini di cibo e di sicurezza non è stata nota. Le persone non sono in grado di scappare in zone già prese dalle forze dell’esercito iracheno e si uniscono alle diecine di migliaia che scappano al sud, lontane dai combattimenti. Salgono su autobus blu e bianchi che li portano ai campi ad Hamam Alil dove sono controllati per scoprire i membri dell’Isis, dove si dà loro da mangiare, dove ricevono cure mediche e vengono ospitati in tende.

Karim dà un quadro vivace della confusione e del terrore nella Città Vecchia, con le sue viuzze dove non può andare nessun veicolo, che le rende un terreno ideale per lo stile di guerriglia urbana dell’Isis. Le squadre dell’Isis formate da mezza dozzina e oltre di combattenti, compresi cecchini di grande esperienza e di costruttori di bombe, scivolano da una casa all’altra attraverso buchi nelle pareti. E’ incredibile che Karim dica che non ci sono  molti combattenti dell’Isis nella parte meridionale della Città Vecchia, ma  l’esercito non è ancora entrato nella zona.

Anche se Karim è ancora in un quartiere in mano all’Isis, le forze di sicurezza irachene o l’Hashd al-Shaabi, cioè la milizia paramilitare sciita, non sono molto lontane. Dice che “ieri ho sentito dei canti sciiti. Quando li ascoltiamo  ci rendiamo conto che l’Hashd o l’esercito sono vicini alla zona. Di solito l’Hashd alza il volume dei canti che si possono ascoltare chiaramente di notte.”

Karim crede che l’Isis stia trasferendo i suoi feriti nella parte settentrionale della Città Vecchia lontano dalla linea del fronte nel sud. “Ho parlato con mio cugino che vive nel quartiere di Az Zanjili. Ha detto che suo figlio era con moltissime persone all’ospedale di Al-Jumhuri [dove erano andati per scampare agli attacchi aerei, nella convinzione che non sarebbe stato colpito], e hanno potuto vedere che i feriti del Daesh venivano trasportati in altre zone a nord della città. La gente che vive vicino all’ospedale ha detto che i veicoli di Daesh trasportavano i feriti nel quartiere Hay 17 Tammoz.”

I combattenti dell’Isis sono sotto forte pressione per l’attacco aereo e le forze di terra che sono di gran lunga più numerosi. Sono riusciti a contenere la Polizia federale irachena e altre unità nella periferia sud della Città Vecchia, infliggendo loro pesanti

Perdite. Il governo iracheno non rivela le sue perdite, ma il Generale Joseph Votel, capo del Comando Centrale statunitense, dice che le forze irachene  finora hanno perduto 284 soldati, uccisi e 1.600 feriti, nel loro tentativo di prendere il controllo di Mosul Ovest che è iniziato il 19 febbraio, in confronto  ai 490 uccisi e 3.000 feriti nella sua battaglia vittoriosa, durata tre mesi per Mosul Est. Il numero di morti civili non è noto.

Le forze governative irachene hanno cambiato la loro tattica  e l’Isis sta venendo ora attaccata dalla cosiddetta Divisione Dorata, un’unità di élite con addestramento speciale, forte di 10.000 uomini, che attacca la Città vecchia da Ovest. Il piano è, evidentemente, di fare molteplici attacchi contro l’Isis che a Mosul ha un totale di combattenti stimato tra i 3.000 e i 4.000, per fari allontanare  e rendere più facile alle squadre di assalto di penetrare nella Città Vecchia. Ogni luogo, dentro e attorno quelle parti di Mosul Ovest nelle mani dell’Isis, forse un quarto della città, nel complesso, rimane molto pericoloso e un semplice errore può avere conseguenze letali. All’inizio di questa settimana, un tassista di 33 anni che si chiama Jasim ha fatto proprio questo errore che gli è quasi costato la vita perché ha fatto sì che la sua casa venisse presa di mira da un drone.

Secondo il suo racconto, tre settimane fa, le forze militari irachene avevano detto alla gente di Mosul di non coprire le loro macchine o altre cose di loro proprietà con dei teloni o con qualunque altro materiale, altrimenti sarebbero stati presi di mira dai droni o dagli aerei. Il motivo apparentemente era che anche gli ufficiali iracheni o le forze speciali americane che stanno chiedendo attacchi aerei, credevano che l’Isis stesse usando questi materiali per nascondere armi e munizioni. Le persone che erano a Mosul Est, nelle mani del governo, erano state informate di questo e hanno chiesto di informare i loro parenti e amici nella parte occidentale della città, se potevano essere raggiunti per telefono. Sfortunatamente per Jasim, ha capito male il problema, e ha pensato che l’avvertimento fosse valido soltanto nel caso dei teloni che ricoprivano le macchine, e si è anche dimenticato che c’era un pezzo di telone che ricopriva una parte del tetto della sua casa.

Jasim, la cui casa è vicina al fiume Tigri che scorre a Mosul, domenica scorsa aveva altre preoccupazioni perché stava cercando un modo di far arrivare sua madre al di là del fiume, nella parte est della città nelle mani delle forze governative, senza venire uccisa dall’Isis o dai cecchini del governo. Ha fatto un’intervista a The Independent tramite un debole collegamento telefonico con Mosul Est, per descrivere le condizioni nel suo quartiere. Ciò che è accaduto il giorno successivo è raccontato nel modo migliore con le sue stesse parole perché danno un senso realistico dei pericoli che affrontano le persone che cercano di sopravvivere oggi a Mosul. Jasim dice:

 “Ogni giorno vediamo piccoli aerei a reazione e quando arrivano vicino ci accorgiamo che è un drone che vola senza pilota. C’è un piccolo ingresso nella mia casa che si apre da un lato su una piazzetta. Il drone ha buttato una bomba che è caduta all’angolo della casa vicino alla cisterna. Quando è esplosa, non ho perso i sensi. Tutte le cose davanti a me erano impolverate, dato che parte del muro era crollato. Dopo un poco, ho sentito un dolore acuto a una gamba e dopo pochi momenti mi sono reso conto di essere ferito. Ho in parte camminato e in parte strisciato fino a un piccolo ambulatorio temporaneo lì vicino, ma non mi hanno potuto curare adeguatamente la gamba. Mi hanno detto che era necessario un intervento chirurgico, ma che non avevano l’attrezzatura. Mi hanno dato delle bende per aiutarmi ad alleviare il dolore. 

Jasim è tornato nella sua casa che condivide con sua mamma e tre sorelle. Quando The Independent gli ha parlato di nuovo quando era a letto e piangeva a causa del dolore della ferita e si lamentava che il rumore delle esplosioni e degli aerei, gli impediva di dormire. Ha spiegato che molte persone a Mosul Ovest, lui compreso, non sapevano che non avrebbero dovuto dover usare i teloni  per coprire le macchine e altre cose di loro proprietà, se volevano evitare di essere presi di mira dai droni. Dice che non aver saputo questo non doveva certo sorprendere perché a Mosul Ovest si possono raramente usare i cellulari, e le persone non possono farsi visita [per scambiarsi informazioni] neanche di giorno, in certi luoghi, a causa degli attacchi aerei e di Daesh(Isis).”

La gente di Mosul, che una volta era una città di due milioni di abitanti, vuole disperatamente fuggire con ogni mezzo. Secondo una fonte, i combattenti dell’Isis chiedono una “mazzetta” di 2.000 dollari per far scappare una persona, anche se questa notizia è difficile da verificare. Molte delle persone che cercano di trovare la strada per la salvezza, vengono uccise dai cecchini dell’Isis. Un uomo con la moglie e due bambini che cercavano di attraversare il Tigri in una località chiamata Dawasa, sono stati colpiti a morte da un cecchino all’inizio di questa settimana.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/996783

 

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