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Mosul ovest, la catastrofe dei civili di Riccardo Noury Amnesty International
La coalizione a guida Usa che, il 17 marzo, per neutralizzare due cecchini sgancia una bomba da 500 libbre sul quartiere di al-Jadida, uccidendo almeno 105 civili.
La riconquista (e dal lato opposto, la resistenza) di Mosul va avanti “a tutti i costi”, come s’intitola un rapporto pubblicato ieri da Amnesty International sui primi cinque mesi e mezzo dell’anno della “battaglia per Mosul”. Il rapporto è basato su 151 interviste ad abitanti di Mosul ovest, esperti e analisti. Descrive 45 attacchi in cui sono morti almeno 426 civili e ne sono stati feriti più di 100 e fornisce una dettagliata analisi su nove di questi, condotti dalle forze irachene e della coalizione a guida Usa.
Se da un lato, denuncia Amnesty International, lo Stato islamico ha trasferito civili dai villaggi circostanti verso Mosul ovest per usarli come scudi umani, dall’altro le forze irachene e quella della coalizione a guida Usa non hanno preso misure adeguate per proteggere i civili che via via si andavano ammassando in quella zona della città e, al contrario, li hanno sottoposti a terrificanti attacchi con armi che non dovrebbero mai essere usate in aree densamente popolate.
Il risultato è che intere famiglie sono state annientate e molte di loro ancora oggi sono sepolte sotto le macerie delle loro abitazioni. Ormai è certo che alla fine delle ostilità, i civili uccisi da entrambe le parti saranno stati migliaia.
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