Originale: The Independent

http://znetitaly.altervista.org/art

23 luglio 2017

 

La mancanza d’indignazione del mondo

di Patrick Cockburn

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Il numero catastrofico delle vittime civili a Mosul sta ricevendo scarsa attenzione da parte di politici e giornalisti a livello internazionale. Ciò è in forte contrasto con l’indignazione manifestata a livello mondiale per il bombardamento di Aleppo est da parte del governo siriano e delle forze russe alla fine del 2016.

Hoshyar Zebari, il capo curdo ed ex ministro iracheno delle finanze e degli esteri, mi ha detto la scorsa settimana in un’intervista: “I servizi segreti curdi ritengono che più di 40.000 civili siano stati uccisi in conseguenza della massiccia potenza di fuoco usata contro di loro, specialmente dalla polizia federale, da attacchi aerei e dallo stesso ISIS”.

Il numero reale dei morti sepolti sotto i cumuli di macerie a Mosul ovest è ignoto, ma è probabile che le cifre siano dell’ordine delle migliaia, anziché le stime molto più fosse fornite in precedenza.

Le persone hanno difficoltà a capire perché la perdita di vite a Mosul è stata così grande. Una buona spiegazione neutrale di ciò compare in rapporto meticoloso ma orripilante di Amnesty International (AI) intitolato “A qualsiasi costo: la catastrofe dei civili a Mosul ovest”.

Non fornisce un dato esatto del numero dei morti, ma peraltro conferma molti dei punti di Zebari, in particolare lo spaventoso danno inflitto da un continuo fuoco di artiglieria e missilistico mirato in un periodo di cinque mesi a un’area confinata affollata di civili incapaci di fuggire.

Tuttavia nemmeno questo spiega del tutto il macello di massa che ha avuto luogo. Tremende perdite civili ci sono state in molti assedi lungo i secoli, ma per un aspetto importante l’assedio di Mosul è diverso dagli altri. L’ISIS, il movimento più crudele e violento del mondo, era deciso a non rinunciare ai suoi scudi umani.

Ancor prima che, il 17 ottobre dell’anno scorso, avesse inizio l’attacco delle forze del governo iracheno, appoggiate dalla coalizione a guida USA, l’ISIS stava ammassando  civili nella città non consentendo loro di mettersi al sicuro. I sopravvissuti che sono riusciti ad arrivare nei campi profughi fuori Mosul hanno affermato di aver dovuto superare le forche caudine dei cecchini dell’ISIS, trappole esplosive e mine.

Deciso ad attaccarsi alle sue centinaia di migliaia di scudi umani l’ISIS li ha ammassati in spazi sempre più piccoli mentre avanzavano le forze filogovernative. Le pattuglie dell’ISIS affermavano che avrebbero ucciso chiunque lasciasse la propria casa; hanno saldato porte di metallo che mantenerli dentro e impiccato quelli a pali dell’elettricità quelli che cercavano di scappare, lasciando i corpi a marcire.

“Conseguentemente mentre l’IS perdeva territorio nel corso della battaglia, le aree controllate dall’IS sono divenute sempre più affollate di civili”, dice il rapporto di AI. “I residenti di Mosul hanno regolarmente descritto ad Amnesty International come si rifugiavano in case con parenti o vicini in gruppi da 15 a 100 persone”.

Sono stati questi gruppi che sono divenuti le vittime della massiccia potenza di fuoco delle forze filogovernative. In molte strade ogni casa è distrutta e non sono neppure riuscito a entrare in distretti malamente danneggiati perché l’accesso era bloccato da murature abbattute, crateri e auto bruciate.

Fuori da Mosul la gente tende a supporre che la maggior parte di queste distruzioni sia la conseguenza di attacchi aerei – e gran parte di esse lo è stata – ma Zebari ha ragione nell’affermare che sono state granate e missili delle forze di terra filogovernative, in particolare della polizia federale, a causare la maggiore distruzione perdita di vite umane.

Come questo è successo è facilmente spiegato da un’occhiata al genere di armamenti utilizzati dalle forze filogovernative: essi includono obici da 122 e 155 millimetri, ma anche razzi Grad notoriamente inaccurati e Razzi Esplosivi Improvvisati (IRAM) costruiti localmente che potrebbe cadere dovunque.

Il Grad è un’arma sovietica che risale a cinquant’anni fa e consiste in 40 razzi montati su un veicolo che possono essere lanciati in volate nel giro di mezzo minuto. Versioni precedenti di quest’arma ebbero un effetto devastante sulla fanteria tedesca trincerata in posizioni fortificate durante la seconda guerra mondiale. Civili accalcati in case fragili a Mosul ovest avevano ben scarse possibilità.

La coalizione dominata dagli USA ha affermato di aver cercato di evitare di condurre attacchi aerei dove erano presenti civili e che i suoi aerei avevano sganciato manifestini che dicevano loro di allontanarsi dalle posizioni dell’ISIS. La gente sul terreno a Mosul ha considerato questo uno scherzo crudele, perché non aveva nessun altro posto dove andare e l’ISIS avrebbe sparato loro addosso se avessero tentato di fuggire.

In aggiunta, il sistema di difesa dell’ISIS era basato sul rapido movimento dei suoi combattenti da edificio a edificio attraverso buche aperte nelle pareti nella parti più nuove di Mosul; mentre nella Città Vecchia, dove la maggior parte delle case ha cantine, l’ISIS le ha collegate con gallerie in modo da poter sparare e ritirarsi prima che l’edificio in cui si trovavano fosse distrutto, più comunemente da bombe da 500 libbre.

“C’erano pochissimi Daesh [ISIS] nel nostro quartiere ma su di loro è stata sganciata una quantità di bombe”, mi ha raccontato Qais, 47 anni, residente nel distretto al-Jadida di Mosul. Ha stimato che siano state uccise tra le 600 e le 1.000 persone nel distretto e mi ha mostrato fotografie sul suo telefono di una casa che una volta stava dietro la sua e che era stata ridotta a un cumulo di mattoni abbattuti.

“Non c’erano Daesh nella casa”, ha detto. “Ma c’erano sette membri della famiglia Abu Imad, dei quali cinque sono stati uccisi insieme con due passanti”.

Un ulteriore motivo della devastazione causata dalla battaglia per Mosul ovest è stato il risultato dei combattimenti per Mosul est tra il 17 ottobre e il 24 gennaio. Il governo iracheno e gli statunitensi si erano aspettati una battaglia dura ma una vittoria relativamente rapida, forse richiedente due mesi per prendere l’intera città (in realtà ci sono voluti nove mesi).

L’attacco sulla parte a est del fiume Tigri è stato intrapreso principalmente dal Servizio Antiterrorismo (CTS) altamente addestrato ed esperto, combattendo casa per casa. Gli attacchi aerei erano solitamente contro bersagli attentamente selezionati e non era richiesto a volontà dalle truppe di terra al primo segno di resistenza.

Questa tattica delle forze filogovernative non hanno funzionato. Vero, alla fine hanno catturato Mosul est dopo tre mesi di duri combattimenti e al costo di perdite per il CTS riferite tra il 40 e il 50 per cento. Ma non potevano permettersi che questo livello di perdite si ripetesse a Mosul ovest, dove l’ISIS era ancor più solidamente trincerato.

Quando è cominciato l’assalto a Mosul ovest il 19 febbraio le forze filogovernative hanno perciò usato molto più liberamente artiglieria, razzi e potenza aerea. E in aggiunta al CTS sono state messe in campo la polizia federale e la Divisione di Reazione d’Emergenza, entrambe le quali erano molto meno ben addestrate e ritenute più settarie del CTS. Quando a loro volte anch’esse hanno subito pesanti perdite hanno perso ogni freno all’uso della loro potenza di fuoco.

Perché non c’è stata maggiore indignazione per la distruzione di Mosul ovest? Non avrebbe dovuto esserci alcuna discussione riguardo alla massiccia perdita di vite civili, anche se ci sono differenze sul numero esatto dei morti.

La ragione principale dell’assenza d’indignazione è che l’ISIS era considerato un movimento di una malvagità unica che doveva essere sconfitto, quale che fosse il costo in cadaveri per la popolazione di Mosul.

E’ una tesi comprensibile, ma una che nel passato ha significato che l’Iraq non trova mai pace.


Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/the-worlds-lack-of-outrage/

 

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