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20/02/2017

 

Mosul, prosegue l’offensiva dell’esercito per liberare la zona ovest dallo Stato islamico

 

Secondo giorno di combattimenti per cacciare i jihadisti dal settore occidentale, ultima roccaforte dello SI nel Paese. Per il premier al-Abadi la priorità è liberare la popolazione civile “dall’oppressione”. I miliziani hanno seminato bombe e mine nel terreno per fermare l’avanzata. Allarme Onu per i civili intrappolati nel conflitto, anche civili.

 

Alle prime ore di oggi l’esercito governativo irakeno ha ripreso l’offensiva - lanciata nella mattinata di ieri - per conquistare il settore occidentale di Mosul, ultima roccaforte dello Stato islamico (SI) nel Paese. Fonti locali confermano forti esplosioni e intensi colpi di artiglieria fra le parti.

Nel contesto dell’avanzata, nella giornata di ieri l’esercito ha già ripulito diversi villaggi dalla presenza jihadista e liberato la popolazione locale. Come riferito dal premier Haider al-Abadi in un discorso trasmesso in televisione, l’obiettivo primario è “la liberazione per sempre della popolazione di Mosul dall’oppressione dello SI e dal terrorismo”.

Il mese scorso i governativi erano riusciti a cacciare i miliziani di Daesh [acronimo arabo per lo SI] dopo mesi di combattimenti intensi. L’offensiva è iniziata il 17 ottobre scorso e sono serviti quasi cinque mesi per vincere la resistenza jihadista nell’area.

Secondo fonti Onu la metà delle vittime finora registrate sono civili; da ottobre nella piana di Ninive sono state uccise 1096 persone, quasi 700 i feriti.

Migliaia di soldati sono coinvolti nell’assalto, sostenuto alle spalle dall’artiglieria pesante e in cielo dai raid aerei dei caccia governativi. Le forze di polizia hanno già ripreso il controllo di una centrale elettrica alla periferia della città. Tuttavia, i miliziani hanno seminato le strade di ordigni e mine che rallentano di molto le operazioni. L’esercito ha già inviato squadre specializzate sul posto per sminare i terreni e aprire la strada alle truppe sul terreno.

Analisti ed esperti sottolineano che la presa del settore orientale di Mosul ha richiesto diverso tempo e le operazioni si prospettano ancora più difficili per la zona ovest, al di là del fiume Tigri. La parte occidentale, sebbene più piccola, è più densamente popolata e critica a livello logistico, con le sue stradine strette che non permettono il passaggio dei blindati. Tutti i ponti che collegano le due aree sono stati distrutti.

Nella zona ovest la gran parte della popolazione è sunnita e non è detto che tutti siano disposti a sostenere l’offensiva dei governativi sciiti. A questo si deve aggiungere il rischio che i jihadisti utilizzino i civili come scudi umani - come avvenuto diverse volte in passato - per rallentare l’avanzata di Baghdad.

Intanto attivisti e associazioni umanitarie rilanciano drammatici appelli in merito alla sorte della popolazione civile. Fino a 650mila persone rischiano di rimanere intrappolate nei combattimenti, fra questi oltre 300mila sarebbero bambini. Le agenzie specializzate stanno preparando aiuti e allestendo centri per accogliere fino a 400mila persone in fuga dai combattimenti. Secondo le Nazioni Unite sono tra 750mila e 800mila i civili che ancora vivono nei distretti occidentali della città controllati dai jihadisti.

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