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29 ottobre 2017

 

Barzani si dimette. Quella dei curdi è una vittoria mutilata

di Shorsh Surme

 

Il presidente della Regione autonoma del Kurdistan Irq., Masoud Barzani, ha inviato una lettera al Parlamento per annunciare le sue dimissioni a partire dal 1 novembre. Informando di non voler chiedere ulteriori rinnovi, ha reso noto nella missiva che “Rifiuto di continuare nella posizione di presidente e d invito il Parlamento a risolvere la questione dei doveri e dei poteri del presidente in modo che non vi sia un vuoto politico e giuridico”. Ha quindi aggiunto che “Io, come peshmerga Masoud Barzani, continuerò la mia lotta a fianco del mio popolo e delle forze peshmerga nella speranza di rispondere ai legittimi diritti del nostro popolo e proteggere le conquiste ottenute”.

Il mandato di Barzani era scaduto nel 2013, ma l’alta considerazione del politico presso i curdi iracheni, le difficoltà politiche interne e soprattutto la grrr all’Isis per la quale l’impegno dei peshmerga è stato determinante, ha spinto il parlamento a rinnovare ad interim la sua presidenza.

 

Il 25 settembre si era svolto nel Kurdistan Irq. il referendum per l’indipendenza, ma a mettersi di traverso è stata un po’ tutta la comunità internazionale a cominciare dalla Turchia di Recep Tayyp Erdogan per arrivare all’Iran, paesi che si sono schierati nella contesa con Baghdad, di fatto sigillando la regione.

 

Le truppe irachene e quelle alleate sciite di Hashd al-Shaabi hanno attaccato i curdi in particolare a Kirkuk, zona ricca di risorse petrolifere, e tecnicamente esterna ai confini della Regione autonoma, ma che da sempre è stata abitata dai curdi fino all”arabizzazione” della città e della regione voluta da Saddam Hussein, che non ha avuto remore ad usare nel 1988 contro gli abitanti il gas uccidendone oltre 5mila.

 

Facendo carta straccia della Costituzione, il premier Haider al-Abadi si è servito proprio delle milizie sciite per attaccare i curdi, ha bloccato voli e rifornimenti diretti nella Regione ed oggi ha sospeso le licenze di diffusione ai due media curdi Rudaw e Kurdistan 24. E’ palese che il premier iracheno ha tutto l’interesse a bloccare il flusso di informazioni e a nascondere all’opinione pubblica internazionale quanto sta accadendo in quella parte di mondo.

Va detto che la proclamazione dell’indipendenza del Kurdistan Irq. risulta essere stata una mossa un po’ avventata da parte delle autorità di Erbil, poiché non era stata preparata sul piano internazionale ad esempio interessando nazioni non vicine a Baghdad, e difficilmente gli Usa avrebbero voltato le spalle all’Iraq liberato di Saddam Hussein o ancora la Turchia di Erdogan avrebbe accettato la nascita d’emblée di una nazione curda ai propri confini, ma sull’altro piatto della bilancia c’è l’intervento centrale nella lotta all’espansione dell’Isis, iniziato quando i militari iracheni fuggivano ad est e il Califfato si espandeva velocemente.

 

Una vittoria che ora rischia di essere “mutilata”, ovvero che vede i curdi essere stati sfruttati ancora una volta nel gioco degli interessi internazionali, senza ricevere nulla in cambio.

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