http://znetitaly.altervista.org/

15 novembre  2017

 

La corruzione in Israele non è soltanto un problema israeliano 

By Ramzy Baroud

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Se la serie di scandali che ora sta assillando il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu porterà o no al suo licenziamento, importa poco.

Anche se metà degli Israeliani intervistati per un sondaggio – ben prima che gli scandali prendessero una brutta piega – credono che Netanyahu sia corrotto,  la maggioranza degli Israeliani ha detto che avrebbe ancora votato per lui.

 

Un recente sondaggio condotto dal canale 10 della Televisione di Israele, ha concluso che, se le elezioni generali si tenessero oggi, Netanyahu guadagnerebbe il 28%, mentre i suoi contendenti più vicini, Avi Gabbay dell’alleanza di centro-sinistra denominata Campo Sionista e Yair Lapid del partito Yesh Atid raccoglierebbero, ognuno, l’11%  dei voti.

“La prossima fase, che si sta avvicinando, è, per i cittadini di Israele, di rieleggere un criminale come loro leader e di affidargli il loro destino,” ha scritto un importante giornalista israeliano, Akiva Eldar, in risposta alla ininterrotta popolarità di Netanyahu, malgrado le accuse di corruzione e di ripetute indagini della polizia.

 

Eldar, però, non dovrebbe essere sorpreso. La corruzione politica, la concussione e l’uso improprio dei fondi pubblici, sono stati la norma, e non l’eccezione, nella politica israeliana.

Alex Roy lo esprime in maniera più succinta in un recente pezzo sul ‘Times of Israel’: “Il fatto che (Netanyahu) abbia ancora una buona possibilità di essere il primo ministro dopo queste prossime elezioni, dice di più su come ci siamo abituati alla corruzione che su quanto Netanyahu sia pulito.”

 

Roy ha scritto che il suo paese “si è abituato ai criminali politici”, semplicemente perché “ogni primo ministro nell’ultimo quarto di secolo, a un certo punto ha affrontato delle accuse.”

 

Roy ha ragione, ma ci sono due punti importanti che mancano nella discussione che fino a poco tempo fa è stata limitata ai media israeliani.

 

Primo, la natura della sospetta cattiva condotta di Netanyahu è diversa d a quella dei suoi predecessori. Questo ha una grande  importanza.

 

Secondo, l’evidente accettazione da parte della società israeliana di politici corrotti, forse ha meno a che vedere con la supposizione che “si siano abituati all’idea e di più con il fatto che la cultura, nel suo insieme, è diventata corrotta. E c’è una ragione per questo.

Per chiarire, la presunta corruzione di Netanyahu, è piuttosto diversa da quella dell’ex Primo Ministro israeliano, Ehud Olmert.

 

Olmert era corrotto alle vecchia maniera. Nel 2006, è stato ritenuto colpevole di avere accettato tangenti, questa volta da Primo Ministro. Nel 2015 è stato condannato a sei anni di reclusione.

 

Anche altri massimi funzionari israeliani sono stati incriminati, compreso il Presidente Moshe Katsav, che era stato condannato per stupro e per ostacolo alla giustizia.

Queste accuse sono rimaste in gran parte limitate a una persona o due, rendendo la natura della cospirazione molto circoscritta. Gli opinionisti dei media israeliani e occidentali hanno usato queste azioni penali per fare un discorso riguardo alla salute della democrazia di Israele, specialmente se viene paragonata con i suoi vicini arabi.

 

Con Netanyahu le cose sono diverse. In Israele la corruzione sta diventando più simile a operazioni per la mafia, coinvolgendo funzionari eletti, i pezzi grossi dell’esercito, i migliori avvocati e vasti agglomerati di persone.

 

La natura delle indagini che si stanno stringendo attorno a Netanyahu indicano questo fatto.

 

Netanyahu è coinvolto nel ‘Caso 1000’, in cui il Primo Ministro e sua moglie hanno accettato regali di grande valore finanziario da un famoso produttore di Hollywood, Arnon Milchan, in cambio di favori che, se confermati, richiederebbero che Netanyahu usi la sua influenza come  Primo Ministro.

 

‘Il Caso 2000’ è la faccenda ‘Yisrael Hayom’. In questo caso, Netanyahu ha raggiunto un accordo segreto con l’editore dell’importante quotidiano Yedioth Ahronoth’, Arnon Mozes. In base all’accordo, Yedioth ha accettato di moderare le sue critiche alle politiche di Netanyahu, in cambio della promessa di quest’ultimo di diminuire la vendita del giornale rivale, ‘Yisrael Hayom’.

 

‘Yisrael Hayom’ è proprietà del magnate filo-israeliano del mondo degli affari Sheldon Adelson, stretto e potente alleato di Netanyahu, fino a quando sono venute a galla le notizie dell’accordo riguardante Yedoth. Da allora, ‘Yisrael Hayom’ si è rivoltato contro Netanyahu.

 

‘Il caso 3000’ è la faccenda dei sottomarini tedeschi.

 

I massimi consiglieri per la sicurezza, tutti strettamente allineati per Netanyahu, erano coinvolti nell’acquisto di sottomarini tedeschi che erano ritenuti non necessari e che però sono costati al governo miliardi di dollari. Grandi somme di questo denaro sono state sottratte dalla cerchia ristretta di amici di Netanyahu, e trasferiti su conti bancari segreti e privati.

 

Questo caso, in particolare, è significativo dato che riguarda la diffusa corruzione nei circoli israeliani più elevati.

 

Fondamentali per questa indagine, sono i cugini e i confidenti più vicini a Netanyahu:  il suo avvocato personale,  David Shimron e il ‘ministro degli esteri di fatto del paese’, Isaac Molcho. Quest’ultimo è riuscito a costruire una rete notevole, ma in gran parte nascosta, per Netanyahu dove le linee di politica estera, massicci contratti governativi e operazioni commerciali vengono in gran parte offuscate.

 

C’è anche ‘l’affare Berzeq che coinvolge il gigante delle telecomunicazioni israeliane

e l’alleato politico  e amico di Netanyahu, Shlomo Filber.

 

Netanyahu è stato Ministro della Comunicazione fino a quando, nel 2016,  gli è stato ordinato dal tribunale di dimettersi. Secondo i resoconti dei media, il suo sostituito,    scelto personalmente, Filber, svolgeva il ruolo di ‘spia’ per la centrale delle telecomunicazioni per assicurarsi che le decisioni prese dal governo venissero comunicate in anticipo alla compagnia.

 

La cosa più interessante riguardo alla corruzione di Netanyahu, è che non è un riflesso di lui soltanto; è una corruzione a strati che coinvolge una vasta rete dei gradi più alti di Israele.

 

C’è di più  nella  disponibilità del pubblico israeliano di accettare la corruzione che la sua incapacità di farla finire.

 

La corruzione nella società israeliana è diventata particolarmente endemica dopo l’occupazione di Gerusalemme Est, della Cisgiordania e di Gaza nel 1967. L’idea che gli Israeliani comuni possano trasferirsi in una casa israeliana, sfrattare la famiglia, rivendicare la casa come propria, con il pieno appoggio dei militari, del governo e del tribunale, esemplifica la corruzione morale del più alto livello.

 

E’ stata soltanto questione di tempo  prima che il massiccio racket della corruzione – l’occupazione militare, l’impresa degli insediamenti, la copertura fatta dai media dei crimini israeliani – tornasse come prima a filtrare nella società israeliana ordinaria, che è diventata cattiva fino al midollo.

 

Mentre gli Israeliani si ‘sono abituati’ alla loro propria corruzione, i Palestinesi non lo hanno fatto, perché il prezzo della corruzione morale di Israele è troppo alto perché lo possano sopportare.

 


Ramzy Baroud è un giornalista, scrittore e direttore di Palestine Chronicle. Il suo prossimo libro è: ‘The Last Earth: A Palestinian Story’ (Pluto Press). Baroud ha un dottorato in Studi Palestinesi dell’Università di Exeter ed è Studioso  Non Residente presso il Centro Orfalea per gli Studi Globali e Internazionali all’Università della California, sede di Santa Barbara.  Visitate il suo sito web: www.ramzybaroud.net.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/corruption-in-israel-is-not-just-an-israeli-issue

 

Originale: non indicato

 

top