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27/11/2017

 

Dolore e desiderio di vendetta: gli egiziani seppelliscono le 309 vittime della moschea nel Nord Sinai

di Loula Lahham

Fra di esse, 27 bambini. Sono 128 i feriti. L’attacco alla moschea, il primo nel suo genere e il più mortale nella storia dell’Egitto moderno. Si teme che ci siano altri attacchi. Impossibile proteggere tutte le moschee. L’obiettivo è indebolire il governo in vista delle elezioni presidenziali del 2018. Le testimonianze dei sopravvissuti: sparavano sulle persone in fuga.

 

L’ultimo gruppo di vittime è stato seppellito ieri. A causa del massacro, le autorità locali hanno consegnato alle famiglie dei defunti 309 certificati di morte, una prima volta nella storia dell’Egitto. In questa cifra sono inclusi 27 bambini, mentre il numero dei feriti ha raggiunto 128, distribuiti in sei ospedali nel nord dell’Egitto e al Cairo. Tra i fedeli c’erano militari di leva dell’esercito e fedeli sufi.

 

Il 24 novembre, al momento delle solite preghiere del venerdì, alcuni terroristi mascherati hanno attaccato la moschea di Al-Rawda nel villaggio di Bir Al-Abd, a ovest di Al-Arich, nel nord della penisola del Sinai, con esplosivi e armi automatiche.

 

La carneficina del 24 novembre nella penisola del Sinai è la prima nel suo genere sin dalla destituzione del presidente islamista Mohamad Morsi, il luglio del 2013. Si potrà ripetere, soprattutto considerando il consistente numero di moschee piene di fedeli per le preghiere del venerdì.

 

Per Hani a-Aassar, specialista in sicurezza nazionale al Centro al-Ahram per gli studi politici e strategici, “è impossibile evitare questo genere di attentati perché è quasi impossibile che le forze di polizia mettano in sicurezza le moschee, diventate dei facili obiettivi da raggiungere per i terroristi. Questo tipo di operazioni ha come obiettivo quello di trasformare la guerra contro il terrorismo in caos e permettere la discesa sul campo di battaglia di tutti gli elementi della società, affinché essa si trasformi in guerra civile. In questo modo, lo Stato non sarà più in grado di combattere il terrorismo e tutte le collaborazioni dei civili con le forze di sicurezza saranno punite dallo Stato islamico (Isis)”.

Ahmad Zaghloul, ricercatore specializzato in gruppi islamisti, crede che l’attacco alla moschea sia un atto mortale già avvenuto in Iraq, in Siria, in Yemen e in Africa, da parte del gruppo terrorista di Boko Haram. Egli afferma: “Io credo che la carneficina della moschea al-Rawda sia opera del gruppo ‘Wélayet Sinaa’, il ramo egiziano del presunto Stato islamico, perché al-Qaeda ha sempre preferito evitare di attaccare le moschee”.

Il ricercatore Samir Ramzi sostiene che i terroristi allargheranno la cerchie dei loro possibili obiettivi per includere i civili sunniti. “Sarà in egual modo possibile prendere di mira i raggruppamenti di cittadini, tutte le confessioni religiose, soprattutto in vista dell’avvicinarsi delle elezioni presidenziali nel 2018. Saranno furbi ad attaccare dei bersagli insoliti, oltre alle chiese e ai blocchi di controllo per indebolire lo Stato”.

 

Mentre gli specialisti esprimono il loro punto di vista, i testimoni, feriti ma capaci di raccontare quanto è in esattezza accaduto, narrano la loro storia.

 

Abdel-Fattah Rézeik, imam della moschea colpita, racconta: “Appena sono salito sul pulpito per recitare il sermone che avevo preparato per la preghiera del venerdì la granata è esplosa. Mi sono fermato, ed è stato il caos totale. Sono inciampato a terra perché il cadavere di un fedele mi è finito addosso. I terroristi pensavano che fossi morto! Quelli che sono riusciti a fuggire da una delle tre porte della moschea sono stati bersagliati da armi automatiche”.

 

La risposta dell’esercito non ha tardato ad arrivare. Il ministro degli interni ha dichiarato il più alto livello d’allerta in tutto il governatorato e alcuni attacchi arei militari sono stati condotti al nord e al centro della penisola del Sinai, uccidendo 45 terroristi.

La carneficina non è stata rivendicata da alcun gruppo terroristico, ma gli osservatori ritengono sia l’operato del presunto gruppo dello Stato Islamico d’Egitto, noto come “Wélayet Sinaa”.

 

Dopo la deposizione del presidente islamista Mohamad Morsi nel 2013, l’Egitto è stato teatro di numerosi attacchi da parte di gruppi islamici contro le forze di sicurezza in varie parti del paese, in particolare nel Sinai settentrionale, dove l’Isis è particolarmente attivo.

 

Retroscena e rivelazioni sull’attentato

• I terroristi hanno gridato “Allah Akbar” (Dio è grande), mentre i bambini urlavano di paura.

• Nessuno dei media audiovisivi egiziani ha citato i messaggi di condoglianze inviati da papa Francesco, e dalle Chiesa cattolica e ortodossa egiziana. Una costatazione significativa secondo un giornalista egiziano cattolico.

• 309 morti è il secondo più grande numero di vittime di un atto terrorista, anche a livello mondiale, dopo gli eventi dell’11 settembre negli Stati Uniti.

• Questa cifra è anche la più grande nella storia moderna dell’Egitto. Si noti che l’esplosione dell’aviazione russa in Sinai aveva fatto 223 morti, il massacro di Assiut nel 1981 ne aveva causate 118, 88 le esplosioni di Sharm Al-Sheikh  nel 2005 e a Luxor, nel 1997, 62 turisti sono stati uccisi.

• Tutti i testimoni descrivono gli assalitori nello stesso modo: molto giovani, in pantaloni militari e magliette nere, con cappuccio, capelli lunghi e barbe cespugliose. 2 di loro portavano bandiere nere su cui era scritto: “Rendo testimonianza che non c’è altro dio che Allah... e che Maometto è il suo messaggero”.

• Altri testimoni narrano che gli aggressori hanno circondato la moschea con veicoli 4x4 e lanciato bombe all’interno dell'edificio. Dopo le esplosioni, gli uomini armati hanno sparato ai seguaci che in preda al panico tentavano di fuggire, e hanno dato fuoco alle loro macchine per bloccare le strade che portavano alla moschea.

• La moschea attaccata appartiene ai seguaci del movimento sufi (Islam spirituale moderato a cui appartiene circa il 60% della popolazione egiziana, considerata dall’Isis come eretico, ndr). Uno dei suoi più grandi leader spirituali è stato decapitato nel 2016 dall’Isis, quando aveva 98 anni.

• Secondo il capo della polizia dell’Isis, i sufi sono pericolosi a causa dei loro rituali e della stretta collaborazione con le forze di sicurezza egiziane.

• Al momento dei funerali della maggior parte dei morti, celebrati due giorni fa durante la preghiera di mezzogiorno, tutte le chiese egiziane hanno suonato la campana a morto.

• Il passaggio di confine tra l'Egitto e la Striscia di Gaza, di cui era prevista la riapertura due giorni fa, rimarrà chiuso fino a nuovo avviso, a quanto riferito il 24 novembre da un funzionario palestinese

• I lavori di pulizia e restauro della moschea sono attualmente in corso. Alcune figure della società egiziana prevedono di pregare lì il prossimo venerdì, in segno di solidarietà.

• Una madre ha perso il marito e tre figli in questo massacro.

 

Hanno detto

Oggi, ciascuno accusa l’altro di essere apostata. Non finiremo con le accuse.

Khaled Montasser, dottore e pensatore laico

 

Denunciamo questo crimine e chiediamo la misericordia celeste per i nostri fratelli defunti. Insieme, cristiani e musulmani, combatteremo il terrorismo.

Padre Benyamin, sacerdote di Amba Roueiss

 

Noi Chiesa copta ortodossa e il suo leader spirituale, papa Tawadros II e il nostro Santo Sinodo, presentiamo le sincere condoglianze ai nostri fratelli musulmani. Siamo con tutto il cuore con loro perché abbiamo vissuto gli stessi drammi.

Padre Boulos Halim, portavoce della Chiesa copta ortodossa

 

Abbiamo celebrato la preghiera dell’Assente (defunto, ndr) in tutte le moschee in Egitto e ci sentiamo uniti nella lotta al terrorismo.

Sheikh Hani Saad, imam della moschea di Al-Azhar

 

Le forze armate e la polizia vendicheranno i nostri martiri e porteranno la sicurezza e la stabilità con la forza molto presto. L’aviazione ha distrutto diversi veicoli utilizzati nell’attacco e ha preso di mira diverse case terroristiche contenenti armi e munizioni.

Tamer Al-Refai, portavoce dell'esercito

 

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