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14 aprile 2017.

Fonte: SakerItalia

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17/04/2017

 

La Libia entra in una nuova fase del conflitto armato

di Peter Korzun

Traduzione di Raffaele Ucci 

 

I campanelli d’allarme stanno suonando, il mondo ha un altro conflitto armato sulla sua mappa.

 

Le forze libiche nell’est del paese, guidate dal Generale Khalifa Haftar, stanno per prendere il controllo della Base Aerea Tamanhent vicino alla città di Sebha, che si trova sulla linea del fronte tra le forze rivali della Libia orientale e occidentale. La leadership del Governo di Accordo Nazionale (GNA) della capitale Tripoli, sostenuta dalle Nazioni Unite, ha ordinato alle sue forze di contrastare l’attacco. Secondo i media libici [in inglese], pesanti combattimenti sono in corso nella zona.

Con i due principali avversari in guerra [in inglese], il conflitto libico, entrato in una nuova fase, diventa un problema da affrontare per la comunità internazionale. Diversi membri della Camera dei Rappresentanti (HoR), con sede a Tobruk, hanno chiesto [in inglese] l’immediata creazione di una zona interdetta al volo nel sud della Libia. Ciò significa che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrà presto affrontare la questione e, questo, proprio dopo il mancato accordo su una bozza di risoluzione sulla Siria.

La Libia è rimasta impantanata in un conflitto tra due governi in competizione dopo la caduta di Muammar Gheddafi [serie di articoli in inglese] avvenuta nel 2011 dopo un intervento della NATO. Dal 2014 il potere politico è rimasto diviso [in inglese] tra i due governi rivali di Tripoli e di Tobruk, ma ci sono anche altri attori in lotta per il potere, tra cui le formazioni armate, le tribù e le città-stato. Le liti continue tra i due governi stanno vanificando i tentativi diplomatici per l’unificazione.

Nel marzo 2015, la HoR ha nominato comandante delle Forze Armate Libiche (LNA) il Generale Khalifa Haftar che ha fatto parte della scena politica libica per circa mezzo secolo.  Haftar, che parla il russo, ricevette nel 1970 un addestramento militare in Unione Sovietica e intorno al 1990 andò in esilio negli Stati Uniti a seguito di un fallito tentativo di rovesciare Muammar Gheddafi.  Dopo l’inizio della rivolta contro Gheddafi nel 2011, Haftar tornò in Libia, dove divenne un comandante importante dell’improvvisata forza ribelle nell’est del paese.

Il GNA si è in gran parte allineato [in inglese] con Misurata, la città più potente dal punto di vista militare nella Libia occidentale.

I confini sono aperti e nulla sbarra la strada alle interferenze esterne. Per esempio, tutto ad un tratto le forze di Misurata si sono ritrovate in possesso di velivoli coi quali hanno attaccato la base aerea di Barak Al-Shati nel sud della Libia. Questi aerei non sono certo piovuti dal cielo, ma potrebbero esser stati consegnati da paesi del Golfo Persico come, per esempio, l’Arabia Saudita, con l’approvazione da  parte di Washington.

La Libia è un problema che apparirà presto ne titoli dei media ufficiali, perché il paese è troppo importante per essere ignorato e questa situazione in cui tutti combattono contro tutti gli altri non può durare a lungo. Russia e Stati Uniti dovranno aggiungere questo tema ai propri programmi sulla sicurezza.

Il leader militare libico Khalifa Haftar ha già chiesto a Mosca di intervenire. La Russia gode ?? di buoni rapporti di lavoro anche con la HoR e una delegazione del Parlamento libico ha visitato Mosca. Non c’è da stupirsi se Haftar ha chiesto aiuto alla Russia e non agli Stati Uniti, alla Francia o a qualsiasi altro stato occidentale perché i Libici ricordano bene l’intervento della NATO del 2011 e non si fidano dell’Occidente, soprattutto considerata la sua incapacità di ottenere alcun risultato positivo in Siria. L’operato della Russia in quel paese ha cambiato il panorama politico e rafforzato la posizione di Mosca tra le potenze della regione. È importante che, a differenza degli Stati Uniti, la Russia goda di un buon rapporto con l’Egitto e di buone relazioni con gli Emirati Arabi Uniti, i paesi che appoggiano il Generale Haftar.

Gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO sono già coinvolti [in inglese] militarmente in Libia, con le loro forze speciali e i droni che operano nel paese, ma, con la nuova fase della guerra in Libia, è importante che gli USA rendano precisa la loro posizione.

Secondo il Guardian [in inglese], Sebastian Gorka, un vice assistente di Donald Trump, ha insistito per un piano di spartizione della Libia [una serie di articoli in inglese] e, in un incontro con un alto diplomatico europeo, una volta ha disegnato su un tovagliolo come si potrebbe dividere il paese in tre aree. Si dice che Gorka sia in lizza per un posto alla Casa Bianca, quello di inviato speciale presidenziale per la Libia, una posizione che deve essere ancora annunciata formalmente. Il piano di divisione del paese in tre parti si basa sulle vecchie province Ottomane della Cirenaica ad est, della Tripolitania nel nord-ovest, e del Fezzan nel sud-ovest.

Gli Stati Uniti ci hanno già provato prima: il Kosovo ne è un esempio, l’Iraq è diventato una nazione divisa a seguito della invasione americana nel 2003 e il governo del Kurdistan iracheno ha recentemente annunciato di voler tenere quest’anno un referendum per l’indipendenza, gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo decisivo nella suddivisione del Sudan nel 2011 e ora il mondo deve affrontare il problema del Sudan del Sud immerso nei conflitti interni, nella fame e nella povertà.

 

Le lezioni della storia andrebbero imparate: la comunità internazionale non può lasciare il paese da solo, ma questa volta ci dovrebbe essere uno sforzo internazionale concertato e intrapreso in base ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Con la guerra in corso, è difficile immaginare il paese con un governo unito che possa chiedere legittimamente un aiuto esterno, ma ogni operazione internazionale approvata dalle Nazioni Unite è impensabile senza la Russia visto che la necessità di normalizzare la situazione in Libia unisce, più che divide, Russia e Occidente. Ogni idea di spartire il paese è inaccettabile perché il Medio Oriente ha visto abbastanza divisioni: Libia, Siria, Yemen e altri paesi dovrebbero rimanere degli stati sovrani uniti.

 

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