Guarda il video: Haftar orders summary executions

https://youtu.be/bErIfyzZc38


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20 settembre 2017

 

Minniti invita a Roma Haftar

di Vanessa Tomassini

 

Il generale Khalifa Haftar, capo dell’esercito del governo cirenaico di Tobruk, sarà a Roma il 26 settembre dopo aver risposto positivamente all’invito del ministro dell’Interno Marco Minniti in occasione della visita di quest’ultimo a Bengasi il 5 settembre, avvenuta in un clima di semi-segretezza e di cui il nostro giornale ha tempestivamente dato notizia.

La visita di Haftar, oltre ad alimentare le critiche da parte degli avversari politici del generale, potrebbe tuttavia presentare ulteriori complicazioni.

 

La Corte Penale Internazionale (Cpi) ha infatti da poco emesso un mandato d’arresto nei confronti di Mahmoud Mustafa Busayf al-Werfalli, comandante della Brigata libica di al-Saiqa, con l’accusa di omicidio e di crimini contro l’umanità, come si legge sul sito della Corte.

 

Accuse che in qualche modo potrebbero lambire lo stesso Haftar, dal momento che al-Werfalli riceveva ordini direttamente da Haftar, cittadino statunitense malvisto specialmente dalle milizie islamiste in quanto ritenuto essere stato al soldo di Washington poiché, fatto prigioniero nel 1987 dall’esercito ciadiano in occasione della “Guerra delle Toyota”, venne poi prelevato dalla Cia e portato negli Usa, dove vi rimase fino al 2011 per ricomparire in Libia a comandare la piazza di Bengasi nell’insurrezione che ha portato alla deposizione di Muammar Gheddafi.

 

I video riportati dal sito di informazione “Just security” indicherebbero che Haftar sia in odore di crimini di guerra, cosa che, se provata, metterebbe in una posizione delicata politici e diplomatici stranieri che si trovano ad avere a che fare con lui.

 

Il generale è a capo dell’esercito nazionale libico (LNA), una forza smisurata composta da diverse milizie che gli ha permesso di assumere il controllo della parte orientale del paese, ma con modi discutibili anche contro i civili. Stai Uniti, Francia e Regno Unito hanno supportato Haftar, autore di numerose vittorie, per tutelare i loro interessi, tuttavia i video sembrano implicare direttamente Haftar in omicidi extragiudiziali e in un assedio illegale di Derna, una città portuale nell’area orientale della Libia.

 

Non sappiamo se i video potranno essere eventualmente ammessi come elementi probatori, tuttavia sembrerebbero sufficienti per l’apertura di una indagine da parte della Cpi. “Le affermazioni di Haftar in questi video – scrive Ryan Goodman della Yale University di New Haven (Usa) – potrebbero dare vita a diverse implicazioni giuridiche per lui, per l’esercito che controlla e, di conseguenza, per i suoi sostenitori internazionali. Inoltre, come cittadino statunitense, il generale è soggetto alle disposizioni del codice federale statunitense”. Secondo una risoluzione delle Nazioni Unite spetterebbe alla Libia giudicare tali reati, mentre l’ICC potrebbe perseguire, se venisse riconosciuto il fatto, altri attori che sostengono Haftar quali probabili complici.

 

Il video visibile in questo questo link risalirebbe al 18 settembre 2015 ed è stato caricato sulla piattaforma Youtube il 10 ottobre dello stesso anno. Il filmato mostra il generale Khalifa Haftar mentre parla ai propri uomini del LNA. Haftar è seduto tra i membri anziani delle sue forze armate. La data del video corrisponderebbe verosimilmente all’avvio di una nuova offensiva, denominata “Operation Doom”, che faceva parte di una campagna più ampia e, ben più conosciuta, l’Operazione Dignità, lanciata dall’uomo forte dell’est nel maggio 2014 per contrastare le forze islamiche, dirigendosi con i carri armati verso Tripoli. Haftar parlando del villaggio di al-Mrisa, dice “non rimarrà nemmeno una presa elettrica”. Poi aggiunge: “tutto questo finirà. Francamente, tutti i tipi di armi sono permessi. Qualsiasi risorsa abbiamo nelle nostre mani, la useremo senza alcuna esitazione”. Poi avverte, “nessuna pietà, quando affrontate l’avversario. Non pensate di portare qui un prigioniero. Qui non c’è prigione. Il campo è il campo, fine della storia”.

 

Lo Statuto americano sui i crimini di guerra colpisce l’omicidio volontario in un conflitto armato non internazionale e l’articolo 8, paragrafo 2, lettera c dello Statuto di Roma, adottato dalla Cpi, condanna sia l’omicidio, sia l’ordinante.

 

Sembra che il messaggio di Haftar sia stato ascoltato. La Cpi ha rilasciato il mandato di arresto per al-Werfalli, operativo proprio al tempo del discorso di Haftar. Il mandato si basa su “ragionevoli motivi per credere” che al-Werfalli abbia partecipato, o ordinato, l’esecuzione di 33 detenuti in sette scontri avvenuti tra il 3 giugno 2016 e il 17 luglio 2017. Le affermazioni sulle esecuzioni dei prigionieri dalle forze LNA sono state segnalate anche da Human Rights Watch e Amnesty International, oltre che da alcuni media arabi come al-Jazeera.

 

A fine luglio 2017 Eric Goldstein, vice direttore di Human Rights Watch per il Medio Oriente e il Nord Africa, ha dichiarato che “Questa ultima esecuzione di massa, se confermata, sarebbe stata l’ennesima di una serie di atrocità commesse dai membri delle forze dell’esercito nazionale libico ed è un’altra manifestazione di come i suoi membri stanno prendendo la legge nelle proprie mani in Libia”.

 

Un secondo video mostra Haftar in un discorso alla stampa risalente al 25 agosto 2017, dove il generale parla dell’assedio di Derna. Haftar nel suo intervento confessa che “Il blocco significa soffocamento. Non c’è medicina, non c’è assistenza medica, nessuna benzina, niente olio. Questi problemi, miei fratelli, li diciamo chiaramente. Abbiamo chiuso tutto finché non arriviamo ad un punto in cui non esiste più una soluzione”. Una dichiarazione molto grave, per il diritto internazionale che vieta la fame dei civili e la loro privazione di beni indispensabili alla sopravvivenza. Lo Statuto di Roma prevede chiaramente che i civili debbano avere la possibilità di lasciare una città durante un assedio. Secondo Amnesty International, sotto un blocco militare di LNA centinaia di civili, libici e stranieri, sono rimasti intrappolati nel quartiere di Ganfouda a sud-ovest di Bengasi e hanno sofferto di una grave carenza di acqua, cibo, forniture mediche e elettricità. Il 10 dicembre l’LNA ha annunciato un cessate il fuoco temporaneo di sei ore per consentire l’evacuazione dei civili. Solo una manciata però sono riusciti a scappare. Lo stesso al-Werfalli ha dichiarato di aver eseguito gli ordini del generale.

 

Nel quadro di rapporti con Haftar, siano essi politici o strategici o anche necessari per intervenire nella grave crisi in cui versa il paese nordafricano, è necessaria quindi la prudenza: in molti in Libia, e non solo, sono disposti a denunciare gli scheletri che porta con sé il generale.

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