Al-Bayan 

24/06/2017

 

Sul ruolo della Turchia in Qatar

di Makram Mohammed Ahmad

capo del Consiglio Supremo per la regolamentazione dei media ed ex rappresentante dei giornalisti egiziani.

Traduzione e sintesi di Marianna Barberio

 

Nella crisi del Golfo, il presidente Erdogan fa da mediatore per il Qatar preservando così il suo ruolo nella regione

 

Il presidente turco, Recep Tayyep Erdogan, è quasi il solo a sostenere il Qatar con forza criticando l’Arabia Saudita e l’Egitto per aver rifiutato di rappresentare l’identità del Qatar a difesa della dignità araba. 

Se è vero che il parlamento turco abbia approvato un progetto di risoluzione presentato dallo stesso presidente e che prevede l’invio delle forze militari turche in Qatar a sostegno della sua politica, questo inciderebbe maggiormente sulle differenze tra il Qatar e gli Stati arabi e del Golfo, soprattutto ora che alcuni Paesi arabi hanno chiesto alla Lega Araba di aumentare l’isolamento del Qatar per via di comportamenti alquanto inaccettabili. 

La verità è che con la caduta del Qatar sono venute alla luce tutte le sue malefatte. Il Paese è stato definito lo “sponsor storico” di organizzazioni terroristiche, quali Al-Qaeda, Daesh (ISIS) e l’ex Fronte al-Nusra permettendo loro di continuare a devastare la Libia, la Siria e la Palestina e offrendo al contempo un rifugio sicuro per la Fratellanza Musulmana, oltre a garantire la  cospirazione contro Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, i tre Stati che definiscono i Fratelli Musulmani un gruppo terroristico. Con la caduta del Qatar e la scoperta del suo ruolo da sabotatore che dura da più di due decenni, il “lavoro sporco” è ora passato nelle mani del presidente turco Erdogan, suo partner fondamentale nella cospirazione contro l’Egitto e nella manomissione di Siria e Libia, che ha definito l’assedio contro il Qatar contrario ai valori dell’Islam. È quindi Erdogan a fare da mediatore per il Qatar e risponde alla sua richiesta di “difesa del terrorismo” con l’apertura del Paese ai Fratelli Musulmani. 

La comunità internazionale è a conoscenza del ruolo sporco che ha giocato lo stesso Erdogan quando ha appoggiato Daesh e ha permesso al regime di perseverare nei suoi crimini. Così come è anche consapevole dei legami ideologici che legano il presidente alla Fratellanza Musulmana tanto da trovare nella Turchia la sede per incontri e piani da attuare contro gli altri Stati arabi. Ma tutti restano in silenzio. Quel che sorprende è che lo stesso Erdogan mira a mantenere rapporti col Qatar per riconciliarsi con quest’ultimo. Da qui la richiesta ai quattro Paesi arabi – Arabia Saudita, Egitto, Emirati e Bahrein – di revocare l’embargo sul Qatar e le relative sanzioni.

È evidente che la Turchia ha affrontato la situazione col massimo opportunismo specie quando ha dato avvio alle esercitazioni militari in contemporanea con Doha, parlando di un “accordo di difesa congiunto”. Anzi, è andato addirittura oltre, quando ha proposto di stabilire le proprie truppe militari in territorio saudita. 

Spetta ora ai quattro Paesi – Egitto, Arabia Saudita, Emirati e Bahrein – di continuare a combattere il terrorismo e con la comunità araba di rivelare la verità della cospirazione con il sostengo delle altre fazioni regionali.

 

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