Fonte: Aurora sito

https://www.ariannaeditrice.it/

05/11/2017

 

Libano ancora nel mirino

di Abdalbari Atwan

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Appare chiaro che un nuovo capitolo della vendetta dell’Arabia Saudita contro l’Iran inizia in Libano e che sarà multiforme: coinvolgendo politica, economia e media. Ciò è chiarito dai recenti scambi verbali tra Hasan Nasrallah, leader di Hezbollah e della Resistenza libanese, e Tamar al-Sabhan, ministro di Stato saudita e principale portavoce del regno. Ulteriormente sottolineato dalla frenetica convocazione a Riyad di Sad al-Hariri, primo ministro del Libano e principale cliente dell’Arabia Saudita nel Paese. Sabhan, che conosce bene il Libano avendo operato nell’ambasciata a Beirut, iniziò a volgere varie accuse pesanti ad Hezbollah su twitter, ripetendole in un’intervista alla TV MBC, affiliata al partito anti-Hezbollah delle Forze libanesi (FL). Utilizzando un linguaggio chiaramente non diplomatico, il ministro saudita si scagliava contro Hezbollahchiamandolo “partito diabolico” e “milizia terroristica”, chiedendo che sia eliminato dal Libano e dalla regione, accusandolo di una guerra contro l’Arabia Saudita attuata dall’Iran. Per lo più ha ripetutamente avvertito che se i ministri di Hezbollah non verranno esclusi dal governo multilaterale del Libano, il Paese l’avrebbe pagata cara e minacciando chi collabora col partito, politicamente, economicamente e mediaticamente, che sarà punito. In tale esaltazione di minacce Hariri fu chiamato urgentemente a Riad. Il primo ministro non perse tempo, annullando gli impegni e partendo come se fosse un funzionario del governo saudita, come osservavano alcuni giornalisti libanesi che considerano il suo comportamento degradante non solo per lui, ma per tutto il Paese.

Due domande inevitabili sorgono: primo, cosa ha spinto tale improvvisa escalation saudita contro Hezbollah, di tale ferocia verbale e in questo momento? Secondo, quali azioni può compiere l’Arabia Saudita contro il Libano e si arriverebbe a un confronto militare? In risposta alla prima domanda, si può tranquillamente affermare che tale escalation saudita è direttamente correlata a quella degli Stati Uniti contro l’Iran, riflessa nel discorso del presidente Donald Trump al Congresso e al rifiuto di ratificare l’accordo nucleare. È anche legato agli sviluppi nello Yemen, e in particolare ai recenti combattimenti sulle frontiere meridionali del regno saudita. Sabhan vi ha alluso quando aveva twittato: “Le milizie di Hezbollah mirano ai nostri Paesi del Golfo su ordine iraniano… e il Libano ne è prigioniero“. Due anni e mezzo dopo che l’Arabia Saudita scatenò ciò che pensava fosse una guerra rapida e decisa, i combattimenti nello Yemen e nelle aree di confine non sono favorevoli a Riad. Il movimento Ansarallah ha intensificato le operazioni militari, nonché gli attacchi missilistici sulle città saudite, come nel Jizan e nel Najran, dichiarando di aver raggiunto gli obiettivi senza esser stati intercettati dai sistemi di difesa missilistica Patriot dell’Arabia Saudita. La leadership saudita accusa Hezbollah di addestrare i combattenti di Ansarullah e di rifornirli di missili in un modo o l’altro (nonostante il blocco aereo, marittimo e terrestre dello Yemen). Inoltre, il portavoce di Ansarullah Muhamad Abdasalam, in un’intervista inedita ad al-Jazeera, minacciava anche di lanciare missili nelle città nel cuore dell’Arabia Saudita e su Abu Dhabi, capitale degli EAU, principale partner della Arabia Saudita nella guerra allo Yemen. Forse è questo che Sabhan intese quando accusava Hezbollah di minacciare gli Stati del Golfo. Ci sono molte cose che l’Arabia Saudita, l’alleato più stretto degli Stati Uniti nel mondo arabo, potrebbe tentare contro Hezbollah e i suoi alleati. L’escalation potrebbe assumere varie forme che avrebbero conseguenze negative, soprattutto economiche e finanziarie, per il Libano, e non si può escludere la possibilità di un confronto militare. Nasrallah ne è consapevole. In un intervento notava che l’Arabia Saudita non ha i mezzi per affrontare Hezbollah da sola o per mezzo dei fantocci libanesi; potrebbe solo con un’alleanza internazionale. Il leader di Hezbollahavverte da tempo che prevede che Israele potrebbe lanciare un’altra invasione del Libano.
Non sappiamo quali istruzioni abbiano dato a Hariri quando incontrò il principe ereditario Muhamad bin-Salman, ma non sorprenderebbe sapere che gli abbia detto di ritirarsi dal governo o di dimettere i ministri di Hezbollah per creare un’altra crisi nel governo libanese. Hariri non avrebbe altra scelta che eseguire. Ciò significherebbe il crollo dei complicati accordi politici che gli permisero di tornare in carica e al Generale Michel Aoun di essere eletto presidente. Sabhan non parlava per capriccio, ma su istruzione dall’alto. Queste autorità superiori sono strettamente legate a Casa Bianca e agenzie militari e di sicurezza statunitensi. Non agiscono né prendono posizioni su un qualsiasi problema significativo per la regione senza coordinarsi e ricevere direttive da tali agenzie, nel contesto dell’alleanza che vincola i due Paesi. Ciò ci porta a dove abbiamo iniziato. I libanesi vengono messi sul crogiolo che comincerà presto a bruciare.

 

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