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16/11/2017

Media sauditi sulla visita del card. Raï: fratellanza e pace all’ombra della vicenda Hariri

 

Il primo viaggio di un leader cristiano nel regno ultraconservatore ha avuto ampia eco sui media locali. Alcuni hanno pubblicato una foto in cui si vedeva con chiarezza la croce, che nella società è proibito mostrare in pubblico. I commentatori insistono sui rapporti fraterni fra i due Paesi e il ruolo delle religioni in un’ottica di pace e contro l’estremismo. Ma resta il nodo del “sequestro” del dimissionario premier libanese. 

 

La storica visita del patriarca maronita Bechara Raï a Riyadh, prima volta di un leader cristiano nel regno ultraconservatore wahhabita, ha avuto ampia eco sui media locali, con tanto di immagini. I principali quotidiani hanno sottolineato con enfasi il rapporto di “fraternità” che lega i due Paesi, oltre che “l’importanza delle religioni e delle culture” contro l’estremismo. Tuttavia, a offuscare fasti e celebrazioni resta sullo sfondo la controversa vicenda che riguarda il dimissionario premier libanese Saad Hariri, considerato “sotto sequestro” saudita. 

Le stesse immagini che hanno correlato gli articoli rivestono un grande valore simbolico: la foto più gettonata fra i quotidiani arabi è quella del porporato intento a discutere con re Salman, la croce ben visibile sul petto. Un elemento non di poco conto, se si considera che ogni elemento che richiama una religione diversa dall’islam è proibito e punito con vigore dalle leggi del Paese.

Al-Hayat, nell’edizione locale saudita, insieme a al-Yaum, ash-Sharq al-Awsat e Arab News hanno scelto questo scatto simbolo della visita da pubblicare in prima pagina. Diversa la scelta di al-Riyad e Okaz, insieme al “liberale” Saudi Gazette, che hanno optato per una immagine di re Salman e del card. Raï che stanno per stringersi la mano. Quest’ultimo senza simboli cristiani visibili.  

A prescindere dallo scatto offerto ai lettori, tutti i principali quotidiani e media dell’Arabia Saudita hanno insistito su temi quali fratellanza fra i due Paesi, sia a livello di governo che di popolo. Oltre a insistere sul ruolo delle religioni in un’ottica di pace e sicurezza. 

Per il quotidiano Okaz la presenza di quello che viene definito “capo della Chiesa libanese” ha rafforzato le “relazioni di fraternità” fra Riyadh e Beirut; essa ha inoltre sottolineato “l’importanza delle religioni e delle culture nel consolidamento della tolleranza, il rifiuto della violenza, dell’estremismo e del terrorismo”. 

Uno dei termini più utilizzati dai cronisti e commentatori sauditi è “tolleranza”, un principio sul quale la leadership saudita intende insistere e rilanciare con forza, offrendolo al grande pubblico. Al-Riyadh dedica ampio risalto alla visita del porporato e agli incontri avuti con re Salman e il principe ereditario Mohammed bin Salman (Mbs). E anche nei titoli si insiste su parole quali “relazioni fraterne”, “consolidamento della tolleranza” e “lotta al terrorismo”. 

Infine, vi sono due quotidiani come ash-Sharq al-Awsat e Arab News che parlano della visita del card. Raï mettendola in relazione alla controversa vicenda riguardante il premier libanese Hariri. Il primo lo fa con un titolo elaborato: “Raï annuncia il suo sostegno alle motivazioni che hanno portato alle dimissioni di Hariri”. Mentre il secondo pone l’accento sulla (presunta) minaccia degli ayatollah dietro la sua decisione: “Il patriarca sostiene Hariri in riferimento all’ingerenza iraniana in Libano”. Dietro alle dichiarazioni di facciata e ai rapporti di “amicizia” fra Libano e Arabia Saudita, si celano tutte le tensioni e i problemi che rischiano di infiammare ancor più il Medio oriente.

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