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11 feb 2017

 

Agenzie Onu: “Assistenza alimentare urgente per evitare la catastrofe”

Secondo un rapporto della Fao, Unicef e del Programma Alimentare Mondiale negli ultimi sette mesi altri tre milioni di yemeniti si sono aggiunti all’esercito di coloro che “lottano per potersi nutrire” (17 milioni complessivamente). I combattimenti, intanto, continuano: il governo è “in pieno controllo” di al-Mokha e avanza verso Houdeida

 

Roma, 11 febbraio 2017, Nena News –

 

Tre agenzie Onu hanno lanciato ieri l’allarme: negli ultimi sette mesi, in Yemen tre milioni di persone si sono aggiunte all’esercito di coloro che “lottano per potersi nutrire”. Complessivamente sono 17 milioni (su 27,4 milioni di abitanti totali) gli yemeniti che soffrono di insicurezza alimentare. “La velocità con la quale la situazione si sta aggravando e il forte aumento del tasso di malnutrizione sono preoccupanti” ha detto in un comunicato stampa il rappresentante in Yemen della Fao (Agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) che ha chiesto alla comunità internazionale di aumentare i finanziamenti necessari per sostenere coltivatori, pastori e pescatori “prima che la situazione non peggiori”.

I dati dell’Onu sono drammatici: dei 17 milioni di yemeniti malnutriti, 7,3 necessitano urgentemente di assistenza alimentare. Il rapido deterioramento delle condizioni di vita, scrive uno studio dell’Emergency Food Security and Nutrition Assessment (EFSA), deriva principalmente dal conflitto in corso tra i ribelli sciiti houthi (sostenuti ufficiosamente dall’Iran) e il governo yemenita appoggiato da una coalizione di Paesi sunniti guidati dall’Arabia saudita.

Recentemente l’Onu e alcune ong internazionali avevano lanciato il più grande piano per rispondere alla crisi umanitaria in cui versa il Paese: 2,1 miliardi di dollari per fornire beni di prima necessità a 12 milioni di yemeniti in difficoltà. La dichiarazione congiunta rilasciata ieri da Fao, Unicef (agenzia Onu per l’infanzia) e dal Programma alimentare mondiale (Wfp) – la prima indagine a livello nazionale da quando è iniziata la guerra – sottolinea come sia assolutamente necessario intervenire.

Tassi infatti di “acuta malnutrizione hanno superato la soglia critica in quattro governatorati e la produzione agricola del Paese sta precipitando” si legge nel rapporto. Secondo Meritxell Relano, la rappresentante in Yemen di Unicef, se non vengono curati in tempo, i bambini gravemente malnutriti sono 11 volte più a rischio di morire rispetto ai loro coetanei sani. “Anche se sopravvivono, rischiano di non soddisfare le loro potenzialità di sviluppo minacciando seriamente una intera generazione bloccando il Paese in un circolo vizioso di povertà e sottosviluppo”.

Per Stephen Anderson, direttore di Wfp nel poverissimo stato arabo del Golfo, “il livello attuale di malnutrizione è senza precedenti. Assistiamo tragicamente a sempre più famiglie che saltano i pasti e vanno a letto digiune”. Per questo motivo il Programma alimentare mondiale chiede urgentemente alla comunità internazionale di fornire aiuti alimentari in primo luogo ai sette milioni di yemeniti che più soffrono l’insicurezza alimentare. Questi infatti, sostiene Anderson, “potrebbero non sopravvivere molto a lungo”.

Alla mancanza di cibo si aggiunge poi il dramma degli sfollati. Ieri l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha detto che i combattimenti nei distretti di al-Mokha e Dhubab nella parte occidentale del Governatorato di Taiz si stanno diffondendo anche nell’entroterra ad al-Wazi’iyah e Mawza. Le ripercussioni sulla popolazione locale sono state immediate: il portavoce dell’Unhcr William Spindler ha detto ieri a Ginevra che più di 34.000 persone hanno lasciato le loro case e sarebbero diretti verso la città di Taiz (ovest Yemen).

Secondo quanto riferisce Spindler, le notizie che sono giunte nelle ultime due settimane da al-Mokha sono “estremamente preoccupanti”. “Testimoni credibili”, ha affermato, hanno raccontato di cecchini affiliati ai ribelli sciiti che sparavano alle famiglie che tentavano di lasciare le case nelle aree sotto il loro controllo. “I civili erano intrappolati e presi di mira durante gli scontri in città e si teme che ciò possa ripetersi anche ad al-Hudeidah, a nord di al-Mokha, dove i raid aerei [della coalizione a guida saudita] si stanno intensificando” ha detto l’Alto Commissionario dell’Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad al-Hussein.

Ma l’Unhcr, però,denuncia anche la sostanziale indifferenza della comunità internazionale: dal primo febbraio, l’agenzia Onu ha ricevuto solo 738.303 dollari dei 99,6 milioni richiesti per svolgere quest’anno le sue attività in Yemen.

Gli appelli delle Nazioni Unite giungono nelle stesse ore in cui sulla rete televisiva al-Masirah il leader ribelle Abdul Malik al-Houthi ha detto che le sue forze hanno costruito droni e missili che saranno utilizzati contro la coalizione sunnita, ma anche diretti contro Riyadh. Già la scorsa settimana gli houthi hanno fatto sapere di aver colpito la capitale saudita con dei missili. Il regno wahhabita non ha mai confermato l’attacco, ma ha denunciato “l’imbarcazione suicida” appartenente agli houthi che si sarebbe fatta esplodere sempre in quei giorni vicino ad una delle sue fregate nel Mar Rosso uccidendo due membri dell’equipaggio.

E se i combattimenti proseguono, non si fanno progressi sul piano politico. Venerdì un ufficiale ribelle di alto grado, Saleh as-Sammad, ha chiesto al neo Segretario dell’Onu Antonio Guterres di non estendere la missione diplomatica dell’inviato delle Nazioni Unite nel Paese, Ismail Ould Cheikh, accusandolo di “fallimento”. Al-Sammad ha poi esortato il Palazzo di Vetro a riaprire l’aeroporto di San’a chiuso definitivamente dalla coalizione saudita dopo il crollo dei negoziati.

Militarmente, intanto, il governo yemenita ha confermato ieri di essere “in pieno controllo” della città di al-Mokha (sul Mar Rosso). “Stiamo preparando ora la seconda fase dell’offensiva [per la conquista] della costa: avanzeremo verso Hodeida” ha detto un portavoce delle forze armate lealiste. Un importante successo per la coalizione saudita che in due anni di guerra, nonostante i continui raid aerei e il sostegno delle truppe di terra, non è riuscita ad avere la meglio sui ribelli che controllano ancora gran parte del nord del Paese (inclusa la capitale Sana’a), le regioni centrali così come la città portuale di Hodeida. Nena News

 

 

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