martedì 12 dicembre 2017

Manifestazione davanti Camp Darby 09 dicembre 2017

No all'ampliamento della base, presidio della sinistra radicale (IL TIRRENO)

La manifestazione davanti Camp Darby
PISA. Un centinaio di persone aderenti alla sinistra radicale di Pisa e Livorno hanno manifestando pacificamente davanti a Camp Darby contro l'ampliamento della base Usa di Tombolo (Pisa) per scopi militari. Durante il presidio promosso da Wilpf Italia, la carovana delle donne per il disarmo, stato anche effettuato un blocco stradale che ha rallentato il traffico per alcuni minuti. "Nel settembre scorso - scrive in una nota il sindacato generale di base che ha preso parte all'iniziativa - sono stati affidati i lavori per realizzare una ferrovia a binario unico che servir solo per il trasporto di armi e munizioni dalla base militare alla stazione di Tombolo con destinazione aeroporto militare di Pisa. Non si accontentano solo di realizzare la ferrovia della morte ma costruiranno anche un ponte girevole sul canale dei Navicelli potenziando il 'Tombolo Dock', il molo da cui partiranno le armi che lungo il Canale dei Navicelli (dragato, potenziato e ristrutturato con soldi pubblici) arriveranno via acqua al porto di Livorno, dove un molo aspetta le navi civili e militari Usa per il carico delle armi". Il costo dell'operazione, secondo i manifestanti, " di ben 45 milioni di dollari, che si dice sia a carico degli Stati Uniti pi altre spese (ingenti
anche se non precisate) a carico dell'Italia". Infine i manifestanti definiscono "vergognosa la subalternit dell'amministrazione comunale ai dettami militari e vergognoso il silenzio del sindacato che ormai accetta e fa proprie le politiche di austerità e le scelte a favore della guerra".
Manifestazione a Camp Darby a Pisa 9 dicembre 2017 „
Quasi cento persone hanno partecipato questa mattina, sabato 9 dicembre, alla manifestazione pacifica promossa da Wilpf Italia, la Carovana delle donne per il disarmo, a Camp Darby contro la cosiddetta 'ferrovia della morte', ovvero il nuovo tronco ferroviario che collegherà la base militare americana alla stazione ferroviaria di Tombolo per il trasporto di armi e munizioni. Al sit-in hanno partecipato Rifondazione Comunista Pisa e Livorno, il Sindacato Generale di Base di Pisa, la Tavola della Pace Cecina, Emergency e la Rete dei Comunisti.
"Non si accontentano solo di realizzare la 'ferrovia della morte' ma costruiranno anche un ponte girevole sul canale dei Navicelli potenziando il 'Tombolo Dock', il molo da cui partiranno le armi che lungo il Canale dei Navicelli (dragato, potenziato e ristrutturato con soldi pubblici) arriveranno via acqua al porto di Livorno, dove un molo aspetta le navi civili e militari Usa per il carico delle armi - afferma in una nota il Sindacato Generale di Base - il cantiere dovrebbe aprire a breve, gli Usa devono tuttavia recepire le prescrizioni del Parco dietro cui si cela l'amministrazione comunale di Pisa, amministrazione che ha taciuto per un anno sull'accordo tra Usa e Governo Italiano e di fatto ha favorito l'opera accelerando i lavori lungo il canale dei Navicelli che in origine (a metà del sec XVI) venne pensato come canale per collegare Pisa al porto di Livorno". "Il costo della operazione Usa è di ben 45 milioni di dollari - proseguono da Sgb - si dice sia a carico degli Usa più altre spese (ingenti anche se non precisate) a carico dell’Italia".
"La costruzione della ferrovia avverrà solo abbattendo 1000 alberi nel parco naturale e addirittura sembra sia secretato il piano della Protezione Civile che dovrebbe prevedere gli interventi necessari in caso di incidenti che coinvolgano mezzi, materiali o la stessa base - sottolinea ancora il Sindacato Generale di Base - cedere parti del territorio italiano consentendo agli Usa di utilizzarlo a fini di guerra resta per noi una decisione inaccettabile, i soldi spesi per la guerra potrebbero ricostruire le aree terremotate, restituendo una vita dignitosa alla popolazione che vive dopo mesi, anni, in alloggi provvisori e di fortuna". Per il Sgb è infine "vergognosa la subalternità dell'amministrazione comunale ai dettami militari\sti, vergognoso il silenzio del sindacato che ormai accetta e fa proprie le politiche di austerità e le scelte a favore della guerra".

Vo sbobinando tutti i discorsi ben amplificati all'aperto al Presidio alla Base US ARMY di CAMP DARBY del 9 dicembre 2017 da efficacissimo impianto acustico con pile e/o accumulatori (CV).

1)Primo discorso, per WILPF ITALIA, Giovanna Pagani:
“Questa iniziativa è organizzata, promossa, dalla WILPF (WOMEN INTERNATIONAL LEAGUE FOR PEACE & FREEDOM) che si inserisce nella Campagna di mobilitazione mondiale di ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear weapons) – Premio Nobel per la Pace 2017 - proprio perché sta mobilitando il mondo sull’urgenza di addivenire al disarmo nucleare. Nel mondo, perché per ben 9 volte l’umanità ha rischiato di essere vicina a una guerra nucleare. Una guerra ovviamente catastrofica perché, ad oggi, le testate nucleari presenti sono circa 15.000, di cui 2.000 attivabili nel giro di un quarto d’ora. Ma ci saranno altri esperti che entreranno maggiormente nel merito di questa questione. A noi è sufficiente capire, intuire, che un’arma nucleare è “pericolosissima”! E anche noi italiani siamo direttamente coinvolti da questa problematica perché succubi di un Dictat della Nato di cui noi siamo proprio “servitori cortesi”. E, tra le tante “basi militari” che deprivano il nostro territorio dall’uso civile di ampi spazi: abbiamo basi come Ghedi e Aviano che ospitano dunque circa 70 bombe nucleari. E siccome tutto è sotto il “segreto nucleare” non sappiamo se forse ci sono anche qui in CAMP DARBY: non è dato di dirlo. Però noi nello specifico oggi siamo qui per contrastare il programma di ampiamento di questa base che è veramente inaccettabile: 1.000 alberi [della pineta interna alla base] verranno probabilmente tagliati. Questo è un progetto. Ma noi lo contrasteremo. L’ampiamento del “Canale dei Navicelli”. Tutto questo per rendere Livorno e Pisa città funzionali alla guerra. Noi questo proprio non lo possiamo sopportare. Non accettiamo le spese militari che sottraggono risorse preziose alla sanità, alla scuola, all’istruzione, al benessere dei cittadini, al futuro dei nostri figli anche al presente. Viviamo su territori che sono insicuri perché la presenza delle armi nucleari li rendono insicuri. E siamo nel mirino dell’attenzione della conflittualità estremamente alta che stiamo vivendo di questi tempi. E la provocazione ulteriore di Trump con il trasferimento della propria ambasciata a Gerusalemme rende questo momento ancora più drammatico. Dunque grazie per essere qui per testimoniare la nostra indignazione di fronte a questi progetti di guerra. Non contiamo. Siamo molti e siamo pochi. Sappiamo di sicuro che dietro di noi, come in ogni momento della Resistenza, ci sono tante altre persone che in questo momento sono impegnate in altri Fronti di Resistenza. C’è una importante manifestazione qui a Firenze per il problema, appunto, della Palestina: di questo scandalo di Gerusalemme decretata come Capitale di Israele. Per noi tutto questo è inaccettabile. Dunque siamo contenti di essere qui. Sentiamoci forti, perché la forza che ci appartiene è la forza della determinazione nel contrastare ogni Politica di Guerra. C’è una Politica “mortifera”. Noi invece vogliamo politiche di pace. Economie di pace. Ringrazio. Ringrazio in modo particolare tutti i compagni di Pisa e di Livorno, che hanno supportato, aiutato, cooperato nell’organizzare questo Presidio. E sono compagni che da anni sono attivi su queste importanti questioni che attengono alla salvezza della umanità, alla salute della gente e alla sicurezza dei territori. Mi riferisco alla “RETE CIVICA LIVORNESE PER IL CONTRASTO ALLA NUOVA NORMALITÀ DELLA GUERRA”, alla “RETE EUROSTOP, VOSTRE LE GUERRE, NOSTRI I MORTI”, alla “RETE DEI COMUNISTI DI PISA”, Al Comitato “USB (UNITÀ SINDACALE DI BASE)” e al “TAVOLO PER LA PACE DELLA VAL DI CECINA”, al “GRUPPO REBELDIA DI PISA”. L’elenco è lungo: c’è il Comitato per i diritti “UNA CITTÀ IN COMUNE # PISA”, “SINISTRA UNITA”. Probabilmente mi sono dimenticata altre sigle, altri compagni.
Il microfono è aperto a chi vuole intervenire e vuole dare la sua testimonianza. Ogni testimonianza ci da forza. E il cammino che abbiamo di fronte vi assicuro, e già tutti noi lo sappiamo, è molto arduo e molto difficile.
La storia ci insegna che nessuno mai regala nulla. Tutto è frutto di una conquista. E noi questa conquista della Pace la vogliamo portare avanti in termini nonviolenti, molto civili, e altrettanto determinati e forti.

2) Secondo discorso, per TAVOLO DELLA PACE DELLA VAL DI CECINA, Jef
Ciao. Buongiorno. Io sono Jef. Coordino un Tavolo della Pace della Val di Cecina di cui fanno parte 14 Comuni e una quarantacinquina di Associazioni e qualche cittadino individualmente e, come Tavolo per la Pace, siamo da molti anni, e in particolar modo dall’estate scorsa, impegnati sul disarmo, sul disarmo nucleare e sul disarmo in generale, da diventare un Paese neutrale, perché è un Paese che non ha nemici, e pensiamo che soprattutto debba riacquisire la sovranità popolare che ha perso in tutti questi anni, gradualmente, dal Dopoguerra. E lo dico, tra l’altro, come cittadino americano residente all’estero. E sono molto, molto preoccupato per quello che sta accadendo in Medio Oriente. Come cittadino americano mi è arrivato in questi giorni un messaggio dall’Ambasciata in cui dicono che dobbiamo stare particolarmente attenti, da ora in poi, e dobbiamo possibilmente evitare l’area del Medio Oriente. E, credo, che la situazione stia degenerando anche in modo abbastanza veloce. Benché gli Stati Uniti, il mio Paese, abbia intenzione di andare verso la guerra.. E lo sta dimostrando in più modi. Lo sta dimostrando anche sostituendo le “bombe atomiche” che abbiamo nel nostro Paese. Sicuramente 70. Forse anche qualcosa di più. E, crediamo, che debbano essere tolte. Per togliere queste “bombe” dobbiamo partecipare, firmare e poi ratificare il nuovo “Trattato dell’Onu sul disarmo nucleare”. Sono piuttosto preoccupato, seriamente preoccupato, della situazione. Sono preoccupato molto per il fatto che i cittadini di Livorno e di Pisa, non sappiamo quasi niente di ciò che sta avvenendo qui dentro. Sta avvenendo a causa del programmato ampliamento della Base di CAMP DARBY. Quindi grazie a tutti voi per essere qui. Speriamo di diventare sempre più numerosi. Dobbiamo cercare di informare i cittadini che ci stanno vicino a casa di ciò che sta avvenendo. Stiamo andando verso una guerra, mentre nei Mass Media si continua a parlare di Leggi Elettorali che comunque sono palesemente criminali e dobbiamo impegnarci e forse essere anche disposti a una “Resistenza attiva” perché tra un pochino ce ne sarà bisogno. Probabilmente, esattamente come il “Movimento No Tav” ha fatto in quei territori, dovremmo fare qualcosa del genere. Io coordino il “Tavolo della Pace”. Sono assolutamente per il dialogo e per il disarmo, ma ci sono occasioni in cui la Resistenza può prendere pieghe che sono anche più pericolose. Nel senso che ‘si rischia in prima persona’. Però credo che dobbiamo essere disposti a farlo se crediamo che ciò che sta avvenendo non va bene. Restituisco il microfono se no vado avanti ad oltranza.
Giovanna (Wilpf): Grazie jef, la tua testimonianza, appunto come cittadino americano, è molto significativa per noi.

3) Terzo discorso, per PARTITO COMUNISTA ITALIANO - SEZIONE BARANTINI - VAL DI CECINA, Stefano Fiani
Se qualcuno mi regge la bandiera. Grazie. Allora. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica e dei Partiti comunisti dei Paesi dell’Est, hanno detto tutti che avremmo incontrato un’epoca di prosperità senza Guerre e saremmo stati tutti meglio. I fatti invece hanno la testa dura e hanno dimostrato che non è affatto così. Anzi, le Politiche Imperialiste, perché le cose vanno chiamate con il loro nome, degli Stati Uniti, hanno continuato come prima e ancora peggio di prima. Tanto è vero che la NATO si è spostata a Est fino alle porte della Russia. Noi siamo qui oggi perché mai come oggi c’è pericolo di Guerra. E non una Guerra convenzionale: una Terza Guerra Mondiale combattuta con “armi atomiche”. Questo è un obiettivo militare sensibile, perché è un “Deposito di Munizioni” e chissà cosa c’è qui dentro [CAMP DARBY]. Uno dei primi bersagli, se ci fosse una Guerra Mondiale, sarebbe questo. E, se viene sparato qualche “missile intercontinentale”, non colpisce solo questo sito, ma colpisce Pisa, Livorno e d’intorni. E vuol dire eliminare tutta la Popolazione. Allora. Di che cosa c’è bisogno? Di un larghissimo Movimento contro la Guerra. Lo dice anche la Costituzione. La Costituzione italiana dice che l’Italia ripudia [cioè prende a pedate] la Guerra, come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. E non c’è per me altra strada difensiva, ma mai come oggi è offensiva, come la NATO. Non ce ne facciamo nulla se non servire una potenza che non fa affatto gli interessi della nostra Popolazione, ma fa solo l’interesse di pochi che vendono le armi. Quindi dobbiamo organizzarci perché questo movimento sia capillare sia diffuso in tutte le città. Bisogna far capire ai cittadini che la Guerra non è un fatto lontano, non è un fatto che riguarda, ad esempio, il solo Medio Oriente di cui vediamo in televisione. Il Medio Oriente riguarda anche noi. Perché oggi succede in Medio Oriente e domani può succedere da un’altra parte. Noi del Partito Comunista Italiano s.iamo a disposizione per qualsiasi forma di alleanza contro la Guerra. Grazie.

4) Quarto discorso, per il Comitato “NO GUERRA, NO NATO”, Roberto Benassi.
Buongiorno. Dunque noi siamo qui per difendere la Legge. La Legge votata dal Parlamento italiano, ma calpestata da tutti gli squallidi governanti che ci troviamo sopra. L’Italia ha firmato in piena libertà il “Trattato di non proliferazione delle armi nucleari”. Questa è una Legge votata dal Parlamento. Bene, da quel momento, è stata completamente disattesa. Cioè lo Stato italiano agisce contro la Legge. Perché la Legge prevede che i Paesi firmatari non ospitino in nessun caso “armi nucleari” sul proprio territorio. Ora noi sappiamo benissimo che Aviano è una Base americana come CAMP DARBY) . Sono Basi americane: non sono Basi NATO. Quello che voi vedete all’interno di questo recinto, non è “Territorio italiano”, ma è “Territorio americano”. Bene, allora, sappiamo benissimo che ad Aviano ci sono 50 testate nucleari “B 61” Altre 20 testate nucleari sono a Ghedi, che è invece una Base NATO. Quindi, queste armi nucleari dimostrano che il nostro Governo agisce contro se stesso. Cioè non applica la Legge. Non credo che nessuno nel Parlamento abbia, di nessun Gruppo Politico, avuto l’iniziativa di presentare un’interrogazione al Governo. Quindi, (1) primo punto, l’eliminazione delle “armi nucleari” sul “Territorio italiano”. Punto e basta! (2)Seconda cosa. Sapete quanto spende lo Stato italiano ogni giorno per la difesa? Chiamiamola difesa. Allora, sono 70 milioni di Euro. E se lo Stato italiano, come tutto prevede che accadrà, ascolterà l’appello di Trump che vuole che un Paese spenda il 2 per mille del proprio “Prodotto interno lordo” le Spese militare giornaliere saranno di 100 milioni di Euro. Questo da parte di un Governo la cui litania continua per respingere le richieste della “Classe Operaia” per gli ‘ammortizzatori sociali’ è che “non ci sono fondi”. Noi dovremo comperare 90 cacciabombardieri F 35 che costano 168 milioni di Euro ciascuno. Dopo gli Stati uniti, noi saremo il Primo Paese al mondo ad avere questi ‘vettori d’arma’ che, tra l’altro, presentano un’infinità di problemi tecnici non ancora risolti. Dal 2020 si passerà dalle bombe nucleari “B 61” alle “B61-12” la quale è un’arma nucleare assolutamente di attacco. A che cosa servono queste bombe? Queste bombe nucleari a basso potenziale che hanno la capacità di penetrare all’interno del terreno, sono ideali per annullare i “posti di comando e controllo” avversari. Quindi è un’arma assolutamente di attacco. Allora qualcuno mi deve spiegare che cosa ce ne faremo noi di questi 90 cacciabombardieri americani con armi assolutamente di attacco. Da chi ci dobbiamo difendere. Ogni tanto viene fuori la favola di una Russia pronta ad attaccarci. Allora, in tutti questi anni, non è stata la Russia che ha attaccato noi. Noi come NATO. Ma è stata la NATO che ha attaccato la Russia arrivando ad uno stato di idiozia totale che è quello di separare l’Ucraina dalla Russia. I capi del Popolo Ucraino non si rendono conto che passano da un’Unione economica per loro assolutamente vantaggiosa, a diventare servi di una Potenza che non ha nulla di pro Ucraina. Diventerà un “cagnolino” come sono gli altri 27 Paesi della NATO che fanno unicamente gli interessi non loro, ma del Padrone americano. Io sfido chiunque a dimostrarmi che questo non è vero. Ed è pericolosissimo ormai l’Ucraina sta per entrare nella Comunità europea e quindi questo vorrà dire che nella NATO ci sarà un Paese con una situazione di Guerra ai confini. Questo ci porterà, a mio modestissimo parere, ad una tensione assolutamente insostenibile e probabilmente a una Terza Guerra Mondiale. Tutto questo perché è interesse degli Stati Uniti di combattere la Guerra di conquista altrui, ma non sul proprio territorio: sul Territorio degli altri Paesi. E state attenti perché la soglia tra “arma nucleare” e “arma non nucleare” ormai sta quasi scomparendo. Una Guerra si sa sempre come ricomincia, ma non si sa mai come finisce. Bene. Questo è il messaggio che io volevo dare. Siate preoccupati come lo sono io. Non solo preoccupati, ma molto preoccupati. Grazie.

5) Quinto discorso, per il COMITATO GENERALE DI BASE, Federico Giusti.
Non importa con la sigla. Riguarda semmai il fatto che ci troviamo qui tutti con più culture, più modalità, e anche idee che non sono poi neanche le stesse. Io credo che l’elemento caratterizzante sono, per esempio, le bandiere della Palestina. Perché quanto sta accadendo in queste ore nel Medio Oriente deve essere oggetto non solo di una riflessione, ma anche di mobilitazione a fianco del Popolo Palestinese contro quella che è la prepotenza, la tracotanza, che caratterizza l’amministrazione Trump. La BASE MILITARE DI CAMP DARBY sta per essere ampliata, ma non è la sola, in Sicilia lo sarà Sigonella. Si diceva qualche mese, qualche anno fa, cle le BASI MILITARI dovevano essere in parte ridimensionate, perché non avevano più una finzione come quella dell’EPOCA DELLA GUERRA FREDDA. Erano tutte storie. Noi viviamo quotidianamente dei piani di ampliamento di queste BASI MILITARI. In questo momento i lavori sono fermi. Non sono ancora iniziati, semplicemente perché gli Americani devono ancora mandare il loro Progetto, che tenga conto delle Prescrizioni dell’ENTE PARCO direttamente per la fase di realizzazione. Un’amministrazione comunale come quella di PISA, che si è nascosta dietro ai codicilli dell’ENTE PARCO, senza mai prendere nessuna posizione. Ricordiamo che, per un anno, il “Progetto di costruzione” delle FERROVIE DELLA MORTE è stato “secretato” dalla Regione a guida “Articolo uno” con il Presidente Enrico Rossi. E’ dal “Partito democratico” e sempre dall’”Articolo uno” e da “Liste civiche” in quel di PISA che per un anno hanno tenuto questo Progetto “secretato”. Allora, ogni qualvolta si parla di MILITARE in Italia non si fa altro che “sospendere” qualsiasi principio di “democrazia”. Siamo ormai nella “democrazia” inesistente per tutto ciò che riguarda il SETTORE MILITARE [la democrazia] viene completamente bypassata. Allora non c’è trasparenza, non c’è informazione, c’è soltanto una cappa di silenzio assordante, per impedire a qualunque cittadino di prendere visione di come vengono spesi i soldi. E si dice che questi sono “soldi americani”. Ma chi è che ha messo i soldi invece per l’ampliamento del FOSSO DEI NAVICELLI se non i cittadini toscani ed i cittadini italiani. Sono soldi nostri che apparentemente vengono utilizzati per la NAUTICA. Ma sappiamo benissimo che da 10 anni questo settore è in profonda crisi. Sono stati cancellati decine di posti di lavoro e ciò nonostante si continua a DRAGARE e a RENDERE NAVIGABILE il FOSSO DEI NAVICELLI per il trasporto delle chiatte destinate al PORTO DI LIVORNO. Chiatte che serviranno per il TRASPORTO DI ARMI via acqua. Qui si congiungerà con la FERROVIA DELLA MORTE per il TRASPORTO DELLE ARMI su una FERROVIA che è stata completamente, interamente, concepita per il TRASPORTO DELLE ARMI. Allora noi vediamo quotidianamente cosa accade invece ogni qual volta si chiede di fare degli interventi sociali e degli interventi per infrastrutture a fini di Pace. Vediamo praticamente che cosa accade con la RISTRUTTURAZIONE DELLE ZONE TERREMOTATE. Ci sono migliaia di persone, migliaia di cittadini, che vivono oggi nell’EMERGENZA DELLE ROULOTTE a distanza di anni dai terremoti. Eppure non c’è un soldo per la RICOSTRUZIONE DI QUESTE AREE. I lavori vengono fatti estremamente a rilento e dopo un anno in mezzo a un metro di neve si trovano ancora le macerie delle case dei Palazzi Pubblici di intere comunità che oggi sono praticamente a terra; che non hanno un’economia funzionante. E si spendono invece soldi per le Imprese di Guerra. Come il caso di CAMP DARBY. Noi non abbiamo grandissima fiducia rispetto al potere da parte dell’ENTE PARCO, che prima si è detto contrario e poi non ha fatto altro che accettare, in nome di interessi di questa FERROVIA DELLA MORTE. Sicuramente ci saranno dei ritardi nell’INIZIO DEI LAVORI DI COSTRUZIONE, ma noi tutti abbiamo il dovere di porci una domanda. Che cosa vogliamo fare rispetto a questa grande INFRASTRUTTURA DI MORTE E DI GUERRA che viene concepita come nevralgica. Perché dal PORTO DI LIVORNO, con delle navi spesso civili e non militari, vengono TRASPORTATE ARMI IN TUTTE LE PARTI DEL MONDO DOVE CI SONO GUERRE. Dove c’è da RIFORNIRE L’ESERCITO USA E NATO per IMPRESE che chiamiamo in maniera paradossate UMANITARIE. Allora, noi abbiamo il problema di ribadire che ogni soldo speso per il militare è soldo sottratto alla sanità, alla scuola, all’istruzione, al sociale. Che in Italia si sta andando avanti con le GRANDI OPERE. In questo ore abbiamo un compagno che è stato arrestato in VAL DI SUSA e a cui va la nostra solidarietà. Perché pensiamo che quell’opera, FERROVIA TAV è stata un’opera avversata e imposta alla Popolazione della VAL DI SUSA, che a maggioranza assoluta, schiacciante, ha detto che quella era un’OPERA INUTILE. E non pensiamo che di opere inutili ce ne siano tante in Italia. C’è un PEOPLE MOVER che ha succhiato soldi e ora rischia di essere una MACCHINA CHE MANGERA’ ULTERIORMENTE SOLDI alla Comunità Locale con i PROGET FINANCING. Sono tutte Opere a fini di Guerra. E allora bisogna cominciare a dire che le loro grandi opere sono le Opere che sottraggono soldi alla sanità, che sottraggono soldi alla scuola, che, magari, sottraggono soldi ai salari che sono sempre più bassi e hanno perso potere d’acquisto portando tanti lavoratori e tante famiglie nella povertà Questi sono i ragionamenti che ci riportano alla QUESTIONE DELLA GUERRA all’interno di un ragionamento più ampio. Perché per spiegare alla Popolazione che queste Opere sono inutili, bisogna dimostrare, dati alla mano, i soldi che mancano per rendere più dignitose le nostre esistenze. Sono SOLDI che invece vengono trovati PER IL MILITARE. Che vengano investiti per favorire distruzioni e emissioni che praticamente portano alla MORTE PER I CIVILI. Allora, sono questi i ragionamenti per i quali noi tutti siano oggi qui. Per ribadire la FERROVIA DELLA MORTE e FERROVIA ELLA GUERRA non è un’Opera necessaria, E’ un’Opera imposta alla Amministrazione locale ed è la dimostrazione dell’asservimento anche delle AUTONOMIE LOCALI, alle LOGICHE DI GUERRA che gli USA stanno portando avanti con forza e determinazione per distruggere quella che è la COESISTENZA PACIFICA TRA I POPOLI.
Giovanna Pagani: Grazie Federico. Io chiamerei la compagna di “Diritti in comune”

6) Sesto discorso, per “UNA CITTÀ IN COMUNE: #PISA”, Leila.
“UNA CITTÀ IN COMUNE: #PISA”, fa parte della Coalizione DIRITTI IN COMUNE che si presenterà alle prossime elezioni amministrative di Pisa. Noi fin da novembre abbiamo lanciato un appello contro il “Progetto” del TRATTO FERROVIARIO CHE COLLEGHERÀ CAMP DARBY ALLA STAZIONE DI TOMBOLO. Insieme alla costruzione del PONTE GIREVOLE sul CANALE DEI NAVICELLI. L’ampiamento del MOLO TOMBOLO – DOCK. Tutte Opere. Quanto costeranno è stato già detto da altri: 45 milioni di Euro! Non sono solo soldi degli Americani. Sono soldi anche dei contribuenti Italiani. E questo per potenziare il TRASPORTO DI ARMI, che già avviene, VERSO I TEATRI DI GUERRA. TEATRI DI GUERRA che PRODUCONO I PROFUGHI che poi scatenano le nostre destre che lamentano una presunta invasione del nostro Territorio. Sul fatto che a CAMP DARBY potrebbero essere stoccate anche ARMI NUCLEARI(?) Il PORTO DI LIVORNO È UN “PORTO NUCLEARE”(!). È un PORTO dove è consentito l’attracco (1)sia di NATANTI A PROPULSIONE NUCLEARE(!),(2) sia di NATANTI CHE TRASPORTANO ARMI NUCLEARI(!). E quindi l’idea che ragioni di Sicurezza Nazionale possano impedire all’ENTE PARCO di porre il suo veto all’abbattimento di 1.000 alberi e all’invasione di 36 ETTARI DI PARCO [UNA PINETA] da parte di quest’Opera. Ecco questa ragione di Sicurezza Nazionale chiederebbe che non si facciano queste opere . Vorrei ricordare anche che nel 2007, il Consiglio Comunale di Pisa, a larga maggioranza votò il RIDIMENSIONAMENTO DELLA BASE DI CAMP DARBY. [ “UNA CITTÀ IN COMUNE: #PISA” e le altre componenti della Coalizione] DIRITTI IN COMUNE #PISA si batteranno perché questo impegno democratico venga mantenuto. #Pisa non deve essere una CITTÀ DI GUERRA.
Riprende il microfono Giovanna Pagani: Grazie, Grazie Leila. Nell’attesa che il microfono passi nelle mani di Francesco Renda, vi do un rapido saluto da parte di PAX CHRISTI nella persona di Franco Di Lelli che è impegnato nella manifestazione a Firenze sulla questione Palestinese, questione di Gerusalemme. Lui auspica un mondo in cui ogni popolazione della Terra possa autodeterminarsi senza ricatti, influenze esterne di qualsiasi tipo, a partire dal NUCLEARE e dalla LOGICA DELLA GUERRA.
11novembre 2017 da Francesco Renda, Rifondazione Comunista Livorno

7) Settimo discorso, per RIFONDAZIONE COMUNISTA LIVORNO - NO ALLA BASE DELL’ESERCITO STATUNITENSE CAMP DARBY - NO ALLA FERROVIA <<TOMBOLO CAMP DARBY>> - NO AL TRAFFICO DI ARMI - NO ALLA NATO, Francesco Renda
[inserisco anche il suo intervento dell’11 novembre 2017, sempre alla BASE US ARMY DI CAMP DARBY] TRATTO DA INTERNET NEL SITO pisorno.it
Francesco Renda
Il dibattito sul potenziamento di Camp Darby si è concentrato, fino ad oggi, su due principali ordini di considerazioni.
Il primo relativo al pericolo connesso al trasporto ed allo stoccaggio di armi,
il secondo connesso al danno ambientale conseguente la realizzazione delle nuove infrastrutture, per le quali si è stato appena aggiudicato il bando.
Come giustamente veniva ricordato da Fabrizio Coticchia sulle colonne de “Il Tirreno”, è fondamentale prendere in analisi l’aspetto strategico, e di conseguenza la ragione politica, dietro questa operazione; anche se facendo ciò si può arrivare a posizioni anche lontane da quelle espresse nella sua intervista. Il principale ambito di relazioni da tener presente è sicuramente quello della NATO, di cui l’Italia è membro fondatore (e non per suo merito, tra l’altro). Per prima cosa, la NATO rappresenta in realtà solo la struttura militare integrata di quello che viene chiamato “Patto Atlantico” che è sostanzialmente un accordo politico di mutua difesa e una dichiarazione d’intenti e comune volontà. Tanto che la Francia gollista, pur non denunciando mai il trattato, sottrasse ad esempio le proprie forze armate dalla struttura militare integrata dell’Alleanza fin dall’inizio della V Repubblica.
Questa distinzione è importante perché consente di affrontare la questione senza dover ricorrere a pretestuosità ideologiche o di antiamericanismo preconcetto.
Indubbiamente, finché è esistito nella percezione dell’Europa Occidentale il timore di aggressione da parte del Patto di Varsavia. questo faceva sì che gli interessi nazionali dei singoli membri coincidessero, in tutto o in parte, con quelli degli Stati Uniti, nella misura in cui gli americani avevano interesse ad un’Europa non comunista. Come è possibile dimostrare questa aderenza d’interessi? Senza dover analizzare una ad una le dottrine d’impiego della forza che si sono susseguite a partire dall’inizio degli anni ’50, il meccanismo d’ingaggio delle forze NATO non è sostanzialmente mutato nel corso dei decenni della guerra fredda. Questo meccanismo consisteva in una massiccia concentrazione di truppe a difesa della cortina di ferro, e nell’ombrello nucleare americano. Affinché la garanzia di quest’ultimo fosse percepita come reale dagli alleati, diverse decine di migliaia di soldati americani stazionavano nei paesi membri, più come ostaggi che come reali difensori in caso di invasione.
L’Europa Occidentale non poteva infatti garantire la profondità strategica sulla quale l’Unione Sovietica poteva fare affidamento, di conseguenza l’unica assicurazione contro un intervento con armi convenzionali del Patto di Varsavia era rappresentata dall’impiego dell’arsenale nucleare americano, da qui la necessità brutale di averne il certo impiego con morti americani sul terreno in caso di conflitto. Gli stessi modelli di difesa dei paesi alleati rispondevano a questo tipo di minaccia.
Nel caso italiano, più di 1/3 dell’esercito era schierato a nord est e organizzato in divisioni e brigate corazzate, mentre aeronautica e marina erano considerate relativamente marginali in quel contesto – nonostante l’estensione latitudinale del nostro paese e la sua centralità nel Mediterraneo. Era stata infatti la Francia a volere fortemente l’Italia nell’Alleanza Atlantica. La Francia, avendo una sponda mediterranea e cercando un contrappeso politico, si fece il nostro miglior sponsor, non facendo mutare per questo lo scacchiere principale di confronto. Questi elementi fanno subito emergere come solo una parte dell’interesse nazionale italiano fosse in prima battuta corrispondente a quello americano o della NATO. Certamente, il contesto bipolare della seconda metà del XX secolo aveva modificato molti fattori nella stessa definizione politica di interesse nazionale, almeno nel nostro paese.
Le cose sono radicalmente mutate con la fine della guerra fredda e l’implosione dell’Unione Sovietica.
Mentre il Patto di Varsavia si è sciolto, la NATO non ha fatto altrettanto. Qual è allora la convergenza di interessi nazionali che accomuna i membri dell’Alleanza? Sostanzialmente si tratta di un singolo interesse, che non ha fatto altro che riproporsi, ossia quello della Germania. Se l’Unione Europea era agli occhi di americani ed inglesi il contenitore della potenza economica tedesca (o il contesto della propria velleità egemonica continentale, per quanto riguarda i francesi), la NATO doveva esserne la garanzia militare. Così come la Germania, nuovamente unita, ha portato al trattato di Maastricht del 1992, così ha determinato la persistenza dell’Alleanza Atlantica.
Ricordate la battuta di Andreotti? “L’Italia vuole così bene alla Germania da volerne due”; nel suo stile, aveva centrato il segno.
Se dal punto di vista economico l’Euro non è riuscito a neutralizzare l’egemonia tedesca, tanto da esserne divenuto lo specchio della politica monetaria, la NATO si è trasformata nel mero strumento di proiezione della potenza americana.
Il numero di conferenze internazionali nei quali veniva discussa la nuova dottrina dell’Alleanza si perde, semplicemente perché una nuova dottrina non poteva essere adottata, a meno di non voler giustificare la realtà con una foglia di fico. Le prime a reagire al nuovo contesto internazionale sono state naturalmente le intelligenze strategiche dello Stato Maggiore. Da una forza che riuscisse ad attutire il colpo di un’invasione, almeno il tempo necessario a far scattare l’ombrello atomico, si è passati ad un modello di difesa di proiezione. Per l’Italia questo ha significato in soldoni la fine della leva obbligatoria, lo smantellamento di intere divisioni corazzate ed una rinnovata centralità di aeronautica e marina. La stessa cosa hanno fatto gli altri membri dell’Alleanza, americani compresi, che avevano però ben capito come le proprie forze in Europa, non più ostaggi a garanzia del pericolo sovietico, potessero essere utilizzate come punti avanzati e di proiezione della propria potenza. Sebbene infatti gli accordi bilaterali di stanziamento delle forze alleate siano adottati in ambito NATO, di accordi bilaterali comunque si tratta, non costituendone alcun impedimento all’impiego da parte del Pentagono.
Dall’Italia, e senza alcuna necessità di autorizzazione “politica” e quindi democratica, transitano ed hanno transitato i più svariati mezzi per operazioni di guerra americane che nulla hanno a che vedere con la dottrina NATO o con il coinvolgimento di qualsivoglia organismo dell’Alleanza, salvo poi coinvolgerla quando le cose si fanno difficili, come in Afghanistan, grazie a dottrine ad hoc fatte uscire fuori dal cilindro al primo vertice utile.
Naturalmente, siccome la si fa ma non la si dice, anche l’incessante retorica americana sulla necessità che gli europei, Italia inclusa, aumentino almeno al 2% del PIL le proprie spese militari, risponde a questa logica.
Gli europei devono investire di più per garantire la propria sicurezza, dicono, perché loro non lo possono più fare. Peccato che non lo stiano già facendo, e che tutto questo serva solo a mascherare agli occhi dell’opinione pubblica le reali motivazioni dietro la loro permanenza. Nessuno, meno che mai in politica internazionale, fa niente per niente, ma a volte sembra che ce ne dimentichiamo.
Per un’economia di grandi dimensioni ed in contesto globale, quale quella italiana, la definizione di interesse nazionale possa spaziare ovunque nel mondo, ma questo è fuorviante. L’interesse nazionale italiano è saldamente ancorato al Mediterraneo e non passa per il Mar Baltico o le montagne dell’Hindukush; occorre però una seria riflessione nazionale su quali siano i mezzi adatti allo scopo e perseguirli, non certo essere corresponsabili dei massacri altrui consentendo il potenziamento di un’infrastruttura di morte su comando altrui come Camp Darby.
Io voglio porre una questione importante oltre che di sovranità nazionale, di interesse nazionale, di legittimità democratica. Ormai siamo abituati che, in Economia il Popolo sovrano non è più in grado di controllare i destini dei propri rapporti economici e sociali. Per la Guerra questo è ancora più evidente e non lo possiamo sopportare. E’ sempre più evidente che gli interessi italiani ed europei non combaciano più con gli interessi americani. Le ultime dichiarazioni di Trump sul trasferimento dell’Ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme ne sono una riprova. Ora è inutile dire che come quell’uomo apre bocca fa danno. Ma questo per dire che noi siamo continuamente esposti a rischi sui quali non abbiamo il controllo. Dobbiamo interrompere assolutamente questa catena. Il potenziamento di queste infrastrutture non farà altro che peggiorare la situazione. Già da come è iniziata la vicenda quindi, con una totale sottrazione, non solo di informazione, ma anche di sovranità rispetto alle scelte che incombono sui destini del Territorio. Il potenziamento di questa BASE [STATUNITNSE] di conseguenza rappresenta un ulteriore sudditanza del nostro Governo, Ma non solo. E la cosa è probabilmente ancora più grave dei nostri Amministratori Locali nei confronti di una Potenza Straniera. Occorre ripensare completamente gli Interessi Nazionali di questo Paese. Ma dove è finito il MEDITERRANEO DELLA PACE? Dove è finita l’EUROPA DELLA PACE? Dove sono finiti tutti questi principi, tutti questi sogni. Questo Presidio non deve parlare solamente a noi che siamo qua, che siamo consapevoli della sovranità che tutti i giorni ci viene sottratta. Siamo consapevoli di quanto siamo complici di morti che apparentemente avvengono lontano da noi e senza la nostra responsabilità. Noi siamo complici di quelle morti tutti i giorni. Quindi riappropriamoci del nostro destino. Riappropriamoci del nostro futuro, ma soprattutto riappropriamoci della nostra sovranità. Sovranità di un Popolo che deve lottare per la Pace e per il Disarmo. È inutile nascondersi dietro lo scudo degli impegni internazionali. Dietro lo scudo della NATO o peggio ancora dietro lo scudo che LA NATO CI PROTEGGE. Non è così. La NATO [di cui l’Italia è membro fondatore (e non per suo merito, tra l’altro). Per prima cosa, la NATO rappresenta in realtà solo la struttura militare integrata di quello che viene chiamato “Patto Atlantico” che è sostanzialmente un accordo politico di mutua difesa e una dichiarazione d’intenti e comune volontà. Tanto che la Francia gollista, pur non denunciando mai il trattato, sottrasse ad esempio le proprie forze armate dalla struttura militare integrata dell’Alleanza fin dall’inizio della V Repubblica], entro il cui ambito tutti questi Progetti sono portati avanti, non è altro che lo strumento della POLITICA ESTERA AMERICANA. E lo è ormai in via esclusiva. Anche la retorica che c’è sull’aumento, sulla necessità di aumentare le famose Spese Militari al 2 per cento del Prodotto Interno Lordo, che viene prontamente riaffermata da ogni Conferenza del “Patto Atlantico” non solo, anche ad ogni incontro bilaterale che fanno gli Americani, è in realtà una “foglia di fico”, perché gli Americani dicono che l’aumento della Spesa Militare serve perché loro non possono più garantire la Sicurezza Europea. Ma da chi? Da cosa? Ma riusciamo veramente a vedere una minaccia convenzionale in Europa adesso. La Russia è veramente una minaccia? Tutto il dispiegamento di truppe che esiste nell’Est Europa è effettivamente una necessità strategica oppure è solamente la riproposizione di una GUERRA FREDDA sotto forma di quella che è sempre stata. Cioè di un accerchiamento della Russia nei confronti dell’Occidente. Perché è questo. A volte bisogna cercare anche di cambiare prospettive quando si analizzano le questioni internazionali. Io quindi mi voglio rivolgere al “Movimento 5 stelle”, al “Partito democratico” a tutte quelle soggettività, a tutti quei cittadini, che hanno a cuore questi argomenti. Questo è il tema della Pace, il tema del Disarmo, ma è il tema di un Paese che fa della Pace e del Disarmo le Linee Guida della vera Politica Estera. Deve tornare a essere patrimonio di una fetta ben più ampia di queste. Finché non lo capiremo, continueremo a essere succubi e complici di questi massacri.
Torna il microfono a Giovanna Pagani: Grazie Francesco Renda. C’era un compagno della Val di Susa? E graditissimo il tuo intervento.

8) Ottavo discorso
[per NO TAV in VAL DI SUSA e per la Mobilitazione alle 4 pomeridiane a Piazza Garibaldi a Pisa per chiedere a gran voce la liberazione dal carcere dell’ Ex Operaio dell’Indotto Piaggio compagno Cesare arrestato con una compagna NO TAV e con Umberto Amici ieri 8 dicembre 2017 durante iniziative catalizzate dall’Anniversario #NOTAV: 8 dicembre 2005, la Liberazione di Venaus in Val di Susa. 8 dicembre 2005 - La liberazione di Venaus DA IL PANE E LE ROSE (11 Dicembre 2005) Sono passati solo due giorni dal vigliacco pestaggio con cui nel buio della notte tra il 5 e il 6 dicembre la polizia ha sorpreso e raso al suolo il presidio di Venaus e già il popolo della Valle si è ripreso il suo terreno. Dopo due giorni di blocchi totali delle statali, dell'autostrada e delle stazioni ferroviarie della Val di Susa, siamo tornati in montagna: una marcia di 50.000 da Susa a Venaus - valsusini con intere famiglie con bimbi nel passeggino e tanti arrivati da lontano a portare la presenza solidale e militante di chi lotta per una ragione comune- che la violenza del primo sbarramento poliziesco a Località Passeggeri non è riuscita a fermare. La compagna Nicoletta, segretaria del Prc di Bussoleno e Cobas da sempre in prima fila nella resistenza della Val di Susa, è stata ferita al naso e agli occhi da una manganellata, ma a mani alzate con i sindaci e i giovani di Askatasuna ha continuato a guidare il corteo aggirando il posto di blocco, sù per altri sentieri, fino alla statale di Moncenisio. Finalmente si vede Venaus di sotto con già centinaia di residenti che aspettano il corteo invadendo i prati dove la violenza di Stato ha usurpato il terreno per il cantiere della CMC. Si scende da una mulattiera e in dieci minuti corteo, bandiere e striscioni occupano Venaus. Anche le recinzioni del cantiere sono trasformate in simbolo di libertà: si divelgono e proprio con queste strisce si forma sul prato una gigantesca scritta NO TAV. Nulla possono i lacrimogeni contro la volontà di una comunità, la polizia arretra, la gente grida “Siete venuti di notte, ve ne andrete di giorno”. Un container per il nuovo presidio viene piazzato: il popolo della Val Susa si è ripreso Venaus, simbolo per tutti che il diritto collettivo può vincere contro il partito trasversale della lobby TAV-TAC e le sue assurde menzogne. 8 dicembre 2005 ]
Si. Buongiorno a tutti. Non sono un compagno della Val di Susa, sono un compagno di Pisa. Da anni attivo anche nelle lotte contro il Treno ad Alta Velocità e contro quello che dovrebbe essere un Cantiere , ma che tutti [vista la quantità di militari schierati a imporlo] ne sappiamo sempre di più: semplicemente è QUASI UNA BASE MILITARE, COME QUESTA. Un cantiere di Occupazione Militare di un Territorio contro cui da più di 20 anni, un POPOLO INTERO si ribella, cerca di opporsi a questa DEVASTAZIONE AMBIENTALE, a questo SPRECO DI RISORSE PUBBLICHE che dovrebbero essere destinate ad altro. Ieri era l’8 dicembre, una data importantissima per i compagni e le compagne della Valle di Susa, perché è l’anniversario della LIBERAZIONEDI VENAUS – 8 DICEMBRE 2005 [Da parte di più di 50.000 abitanti della Valle] e come tutti gli anni c’è stata una grande manifestazione a cui, anche da Pisa, alcuni di noi hanno partecipato e sono venuto qui, insomma, per raccontare a questo Presidio, quello che è successo. Perché nella manifestazione di ieri purtroppo, durante la notte, la Polizia ha fatto 3 arresti: due compagni e una compagna #NO TAV. Sono, in questo momento, in Carcere alle Vallette, per via della loro generosità, per via di essere stati, ancora una volta, in prima fila in questa importante battaglia nel tentativo di andare a violare le reti di un cantiere illegittimo, che nessuno in Val di Susa vuole più e fra questi compagni c’è Cesare, compagno di Pisa. È un giovane Operaio dell’Indotto Piaggio, che molti di voi conosceranno perché, esattamente un anno fa, insieme ai suoi colleghi, era in Presidio permanente davanti ai cancelli di Ponte d’Era per chiedere, appunto, il rispetto dei Diritti, per chiedere che non venissero licenziati. Cesare è un giovane Operaio attivo nelle lotte per la casa che ieri era in Val di Susa, perché sa che la lotta è una sola. La lotta che portiamo avanti qui, davanti a questa BASE MILITARE [STATUNITENSE] per impedire un “PROGETTO” DI MORTE venga portato avanti. La lotta che portiamo avanti in ogni posto d’Italia e di ogni parte del Mondo, compresa la Valle di Susa che da 25 anni ci insegna cosa vuol dire “resistere” con ogni mezzo, con la nonviolenza, con la delazione di zone rosse: [resistere al] Progetto di morte e di speculazione. Noi vogliamo che Cesare venga liberato immediatamente, per questo oggi alle 4 [pomeridiane] in Piazza Garibaldi, a Pisa, ci sarà un Presidio per la liberazione di Cesare e ovviamente anche di Umberto Amici e compagni #NO TAV VAL DI SUSA che, in questo momento, sono in galera con lui. Invitiamo tutti i compagni e le compagne presenti a partecipare al Presidio oggi pomeriggio e a mobilitarsi con comunicati e per quell’informazione che potrà essere opportuna per la liberazione di questi compagni. Grazie a tutti.

Il microfono torna a Giovanna Pagani: Grazie a te e alla tua testimonianza. Siamo vicini alla causa della liberazione di questi compagni che lottano per noi tutti.
E, volevo ricordarvi, che la Campagna, che la CAROVANA DELLE DONNE PER IL DISARMO NUCLEARE è dedicata a ROSA GENONI (una cofondatrice della Wilpf nel 1915)e ad ALBERTO L’ABATE (che è stato il simbolo del CONTRASTO NONVIOLENTO AL MILITARE, AL NUCLEARE MILITARE E CIVILE. Si autodefiniva DISTURBATORE DELL’ORDINE PUBBLICO. Anche noi dobbiamo essere dei DISTURBATORI e DISTURBATRICI DELL’ORDINE PUBBLICO, quando ci troviamo di fronte a delle ingiustizie sostenute dalle Istituzioni. Questo è inaccettabile! Quindi con determinazione, lo ripeto, con la “forza della nonviolenza” dobbiamo continuare per la nostra battaglia per la giustizia.
Io pregherei i compagni che vogliono intervenire di mettersi qua: così capiamo la “gestione del tempo”

9) più che nono discorso, questa è una breve comunicazione.
Volevo dire, visto che siamo qua tutti riuniti, che nel prossimo giovedì 14 dicembre 2017, alle 21 e 15, il Comitato costituito #NO CAMP DARBY, si riunisce al Circolo Rinascita. Quindi chi vuole partecipare per ampliare la Platea ed essere più numerosi a portare concetti e materiali e altro, è importante che ci sia perché la battaglia è [solo] iniziale. Il Comitato #NO CAMP DARBY va avanti per lottare e impedire le tante cose di cui prima si è parlato.

Il microfono torna a Giovanna Pagani: Angelo Baracca (Firenze)

10) decimo discorso, avvolto nella bandiera arcobaleno della Pace, Angelo Baracca (Firenze).
Grazie. Buongiorno. Credo sia importante ricordare a questo Presidio che proprio oggi a Oslo [quindi fuori dall’Unione Europea, in Norvegia] verrà assegnato il Premio Nobel per la Pace [2017] ad ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear weapons), [cioè] il Coordinamento delle Associazioni della Società Civile che si è battuto negli ultimi 10 o 11 anni per arrivare alla MESSA AL BANDO DELLE ARMI NUCLEARI e ha ottenuto che questa Campagna arrivasse alle Nazioni Unite le quali hanno indetto un negoziato, che è avvenuto nella prima metà di questo anno, e, il 7 luglio 2017, è stato approvato un TRATTATO [Onu] DI IMPORTANZA STORICA che per la prima volta DICHIARA ILLEGALI IL POSSESSO, L’USO, ANCHE LA MINACCIA DI ARMI NUCLEARI.
Con questo TRATTATO [Onu], che ha già ottenuto un numero di firme, purtroppo non ancora così alto, sicuramente crescerà, ma che già sono sufficienti perché il TRATTATO entri a far parte del DIRITTO INTERNAZIONALE. Si colma un vuoto che c’era da molto tempo perché ci sono [sì altri] TRATTATI [Onu] CHE HANNO DICHIARATO ILLEGALI LE ARMI CHIMICHE, BIOLOGICHE, LE MINE ANTIUOMO, LE BOMBE A GRAPPOLO. Infatti il POSSESSO, l’USO DI QUESTE ARMI È CONSIDERATO UN DELITTO CONTRO L’UMANITÀ: È DIRITTO INTERNAZIONALE! Non c’era questa Norma, ora sì! Anche per le ARMI NUCLEARI che sono “LE ARMI PIÙ DISTRUTTIVE DEL MONDO”. Ma perché? Perché le ARMI NUCLEARI sono uno dei fondamenti della Strategia dei Paesi Imperialisti. In primo luogo gli Stati Uniti, ma a seguire anche tanti altri. Sono 9 i Paesi del Mondo che possiedono le ARMI NUCLERI. Dietro le ARMI NUCLEARI ci sono dunque interessi economici strategici enormi.
Basta vedere la situazione nella Corea del Nord , in cui il ricorso agli ARMAMENTI NUCLEARI, va detto molto chiaramente, è stato causato dalla Politica aggressiva minacciosa degli Stati Uniti. Cioè ormai le ARMI NUCLEARI sono uno Strumento che i Paesi che si sentono minacciati vedono, come una strada [praticabile da chi ha da coltivare propri giacimenti di uranio come la Corea del Nord] , perché queste minacce non vengano attuate. Perché quando un Paese possiede le ARMI NUCLEARI non può essere attaccato impunemente, perché è in grado di una REAZIONE DISTRUTTIVA DEVASTANTE CONTRO LO STATO ATTACCANTE.
Kim Jong-un, questo Dittatore, in Occidente sembra [di Dittatori] non ce ne siano: ma ne siamo “pieni zeppi”. La Democrazia è una parola ormai vacua. [Siamo] dominati da regimi sempre più totalitari, che si sono ammantati [della parola] Democrazia. Kim Jong-un lo ha detto varie volte: 1) Sadam Hussein ha rinunciato ai suoi ARMAMENTI ed è stato fatto fuori; 2) Gheddafi ha rinunciato agli ARMAMENTI che aveva ed è stato ucciso. Quindi il riferimento è chiarissimo: Io, se voglio sopravvivere, le devo avere [LE ARMI NUCLEARI]. È molto lucido. Non è il pazzo che si descrive. Pazzo è Trump. Pazzi sono gli Stati Uniti. La Politica di Trump viene da lontano. Il ricorso della Corea del Nord alle ARMI NUCLEARI è iniziato 10 anni fa ed è arrivato a questo punto. Se voi pensate che la Corea del Nord si è detta disposta a negoziare e interessata, la risposta degli Stati Uniti [è stata di] mega manovre militari vicinissime alla corea del Nord, che quindi aumentano la minaccia, il rischio, di una aggressione che fa fuori il Regime della Corea del Nord. È di questi giorni la notizia, una grossa novità, la Corea del Nord si va scoprendo uno dei Paesi al Mondo più ricchi di Terre rare. Probabilmente pari ai depositi che ha la Cina, che a questo punto ne detiene il 95 per cento. Il gioco si fa chiaro e i rischi si fanno sempre più gravi, di fronte a questa minaccia. La minaccia, il rischio, di una GUERRA NUCLEARE MONDIALE DISTRUTTIVA i nostri Mass Media ce l’hanno sempre tenuta nascosta. Non hanno mai parlato. Non ne parlano tutt’ora. E siamo a un rischio che è il più grande dai tempi dell’esistenza delle BOMBE NUCLEARI. Quindi il rischio è vicinissimo e gravissimo. Ce lo hanno tenuto nascosto . Ricorderei ancora che oggi è anche una ricorrenza al singolare. Perché 30 anni fa ci fu il primo ACCORDO DI ELIMINAZIONE DI ARMI NUCLEARI quando Reagan e Gorbaciov firmarono il TRATTATO PER LA RIMOZIONE DELLE ARMI NUCLEARI SU MISSILI A RAGGIO BREVE E INTERMEDIO SCHIERATI IN EUROPA. Si era andati, anche allora, a un pelo da una GUERRA NUCLEARE. Quindi il DISARMO fu la misura presa che ci voleva per allontanare quel pericolo. Oggi bisogna fare quel passo. Bisogna che il TRATTATO DI PROIBIZIONE DELLE ARMI ATOMICHE diventi, a poco a poco parte del senso comune e del DIRITTO INTERNAZIONALE e diventi la premessa per il DISARMO NUCLEARE EFFETTIVO. Ci sarebbero ancora tante altre cose da dire, ma non voglio monopolizzare.

Il microfono torna a Giovanna Pagani: Grazie.
11) Undecimo discorso, per #EUROSTOP, VOSTRE LE GUERRE, NOSTRI I MORTI, Walter
Dico 2 cose sulla situazione che si va determinando a Livello Internazionale. E quando si parla di Livello Internazionale, noi siamo nel cuore di uno di questi Livelli Internazionali di aggravamento complessivo della tensione. Parlo a nome di #EUROSTOP; VOSTRE LE GUERRE; NOSTRI I MORTI. Questa Piattaforma, che si è costituita da un po’ di tempo “#EUROSTOP”, è nata come un Fronte di Forze che ha l’obiettivo della uscita del nostro Paese e non solo, anche dei Paesi soprattutto del Sud Europa, da questa gabbia dell’UNIONE EUROPEA dall’EURO e dalla NATO. Noi ci troviamo in una situazione particolare per cui aumenta la contraddizione fra quello che noi definiamo (1) il Polo Imperialista Europeo e (2) il Polo dell’Imperialismo Statunitense. I fatti di questi giorni che pesano duramente, di nuovo, sulla vita di milioni di Palestinesi lo evidenziano. Evidenziano una contraddizione per cui tutti i rappresentanti dell’Unione Europea all’Onu hanno presa una posizione dura contro la decisione, appunto, di Trump di trasportare la Capitale di Israele da Tel Aviv a Gerusalemme e dall’altra parte ci troviamo, grazie al partito democratico allo sviluppo di una BASE MILITARE STATUNITENSE, come questa di CAMP DARBY. E questa è una contraddizione che durerà nel tempo, per cui noi siamo come Territorio Nazionale, lo zerbino dell’Imperialismo Statunitense attraverso la presenza di BASI come questa. Le BASI che dovevano essere smantellate, in Linea Teorica, con la fine della cosiddetta GUERRA FREDDA, ma anzi, oggi, si potenziano. Non ci dobbiamo dimenticare che, l’Amministrazione Comunale della nostra città, io sto a Pisa, è stata l’Amministrazione che, in questi anni, non nelle ultime settimane, l’Amministrazione Comunale che più ha dato possibilità di sviluppo a questa BASE MILITARE STATUNITENSE. Nelle ultime Giunte dell’Amministrazione Filippeschi, sono state prese delle DECISIONI GRAVISSIME: cioè quella dello sviluppo del CANALE DEI NAVICELLI, della possibilità di fare venire qui a giocare la squadra del Pisa. Cioè si sono create le condizioni di UNA LEGITTIMAZIONE della BASE MILITARE STATUNITENSE. Bene oggi noi ribadiamo le cose che abbiamo detto fino ad ora. Questa BASE deve essere chiusa, Deve essere completamente smantellata! Va riconvertita a funzione esclusivamente civile e queste sono le cose sulle quali noi ci dobbiamo battere e ci batteremo nel prossimo futuro. Indubbiamente dobbiamo creare una unità quanto più possibile ampia che coinvolga soprattutto le Popolazioni. È l’elemento sino ad ora di maggior debolezza. Sappiamo l’indolenza delle Popolazioni del nostro Territorio, rispetto alla battaglia contro questa BASE MILITARE STATUNITENSE. Non ci dobbiamo assolutamente arrendere. Dobbiamo continuare nella attività di propaganda, attività di controinformazione. Ma soprattutto ci dobbiamo mobilitare sul legame tra lo sviluppo della BASE MILITARE e, in generale, lo sviluppo dei FINANZIAMENTI ALLA GUERRA. L’unico Keynesismo possibile è oggi lo sviluppo dell’INDUSTRIA MILITARE. Non esiste altro tipo di forma Keynesiana di sviluppo, come è successo tante volte in CRISI SISTEMICHE come quelle che sta teorizzando oggi il CAPITALISMO. O noi riusciremo a legare, nella testa della gente la battaglia CONTRO IL MILITARISMO, alla più generale battaglia CONTRO IL MODELLO NEOLIBERALE imposto dall’UNIONE EUROPEA. E quindi evidenzieremo il fatto che effetti diretti delle SPESE MILITARI, impediscono la VITA e la DIGNITÀ a milioni di Persone, a milioni di Lavoratori. In questi giorni c’è stata ed è in corso ancora una mobilitazione del CNR di Pisa. I lavoratori del CNR di Pisa hanno evidenziato che per l’assunzione di 8.800 lavoratori che il 31/12 prossimo perderanno il lavoro, basterebbero la riduzione di 4 giorni delle Spese Militari. Perché si spendono 78 milioni di Euro di Spese al giorno per Spese Militari. Bene. Siccome ci vorrebbero soltanto 300 milioni di Euro, per assumere 8.800 lavoratori della Ricerca Pubblica Italiana, questa è l’unica strada o quanto meno le principali strade per avere a fianco a noi dei lavoratori che devono percepire nella loro esistenza, nella loro testa, l’importanza della BATTAGLIA ANTIMILITARISTA. Su questo possiamo fare importanti passi in avanti. Cioè unire quello che è oggi il MOVIMENTO OPERAIO, con l’interesse più generale CONTRO LA GUERRA.
23ottobre 2017 da Una città in comune, Rifondazione Comunista Pisa

Il microfono torna a Giovanna Pagani: Ecco dunque la strada per passare da una ECONOMIA DI PACE a una ECONOMIA DI GUERRA.
Dopo di che iniziarono 10 minuti di blocco della Aurelia (962 chilometri da Roma a Ventimiglia, dove è nato mago Zurlì, Cino Tortorella, altro è Aldo), che dunque combacia con la Via Vecchia Livornese al chilometro 806.
Sbobinerò in seguito ulteriori discorsi fatti in quei 10 minuti e oltre.
Da www.pisorno.it: http://www.pisorno.it/manlio-dinucci-bipartisan-il-riarmo-usa-anti-russia/
Manlio Dinucci: Bipartisan il riarmo Usa anti-Russia
Inserito 2 mesi fa | 0 Comments
17ottobre 2017 da Manlio Dinucci (pubblicato su il manifesto)

Missile nucleare di terra Usa
I Democratici, che ogni giorno attaccano il repubblicano Trump per le sue dichiarazioni bellicose, hanno votato al Senato insieme ai Repubblicani per aumentare nel 2018 il budget del Pentagono a 700 miliardi di dollari, 60 miliardi in più di quanto richiesto dallo stesso Trump.
Aggiungendo i 186 miliardi annui per i militari a riposo e altre voci, la spesa militare complessiva degli Stati uniti sale a circa 1000 miliardi, ossia a un quarto del bilancio federale.
Decisivo il voto all’unanimità del Comitato sui servizi armati, formato da 14 senatori repubblicani e 13 democratici. Il Comitato sottolinea che «gli Stati uniti devono rafforzare la deterrenza all’aggressione russa: la Russia continua ad occupare la Crimea, a destabilizzare l’Ucraina, a minacciare i nostri alleati Nato, a violare il Trattato Inf del 1987 sulle forze nucleari a raggio intermedio, e a sostenere il regime di Assad in Siria». Accusa inoltre la Russia di condurre «un attacco senza precedenti ai nostri interessi e valori fondamentali», in particolare attraverso «una campagna diretta a minare la democrazia americana». Una vera e propria dichiarazione di guerra, con cui lo schieramento bipartisan motiva il potenziamento dell’intera macchina bellica statunitense. Queste alcune delle voci di spesa nell’anno fiscale 2018 (iniziato il 1° ottobre 2017): 10,6 miliardi di dollari per acquistare 94 caccia F-35, 24 in più di quanti richiesti dall’amministrazione Trump; 17 miliardi per lo «scudo anti-missili» e le attività militari spaziali, 1,5 in più della cifra richiesta dall’amministrazione; 25 miliardi per costruire altre 13 navi da guerra, 5 in più di quante richieste dall’amministrazione. Dei 700 miliardi del budget 2018, 640 servono principalmente all’acquisto di nuovi armamenti e al mantenimento del personale militare, le cui paghe vengono aumentate portando il costo annuo a 141 miliardi; 60 miliardi servono alle operazioni belliche in Siria, Iraq, Afghanistan e altrove. Vengono inoltre destinati 1,8 miliardi all’addestramento e l’equipaggiamento di formazioni armate sotto comando Usa in Siria e Iraq, e 4,9 miliardi al «Fondo per le forze di sicurezza afghane». Alla «Iniziativa di rassicurazione dell’Europa», lanciata nel 2014 dall’amministrazione Obama dopo «l’aggressione revanscista russa all’Ucraina», vengono destinati nel 2018 4,6 miliardi: essi servono ad accrescere la presenza di forze corazzate statunitensi e il «preposizionamento strategico» di armamenti Usa in Europa. Vengono inoltre stanziati 500 milioni di dollari per fornire «assistenza letale» (ossia armamenti) all’Ucraina.
L’aumento del budget del Pentagono traina quelli degli altri membri della Nato sotto comando Usa, compresa l’Italia la cui spesa militare, dagli attuali 70 milioni di euro al giorno, dovrà salire verso i 100. Allo stesso tempo il budget del Pentagono prospetta che cosa si prepara per l’Italia.
Tra le voci di spesa minori, ma non per questo meno importanti, vi sono 27 milioni di dollari per la base di Aviano, a riprova che continua il suo potenziamento in vista dell’installazione delle nuove bombe nucleari B61-12, e 65 milioni per il programma di ricerca e sviluppo di «un nuovo missile con base a terra a raggio intermedio per cominciare a ridurre il divario di capacità provocato dalla violazione russa del Trattato Inf». In altre parole, gli Stati uniti hanno in programma di schierare in Europa missili nucleari analoghi ai Pershing 2 e ai Cruise degli anni Ottanta, questi ultimi installati allora anche in Italia a Comiso. Ce lo annuncia dal Senato degli Stati uniti, con il suo unanime voto bipartisan, il Comitato sui servizi armati.

Appello: No alle bombe nucleari in italia:
PRESIDIO (CON 10 MINUTI DI BLOCCO DELLA STRADA) DEL 9 DICEMBRE 2017 – BASE US ARMY DI CAMP DARBY – ITALY – VIA VECCHIA LIVORNESE CHILOMETRO 806 – TAPPA DELLA CAROVANA DELLE DONNE PER IL DISARMO NUCLEARE DEDICATA A ROSA GENONI (Wilpf Italia) e ALBERTO L’ABATE (Movimento nonviolento) che si inserisce nella Campagna di mobilitazione mondiale di “ICAN . International Campaign to Abolish Nuclear weapons” Premio Nobel per la Pace 2017.
Dopo un 8 dicembre 2017 burrascoso con vento che impediva di tenere aperti gli ombrelli, se li portava via, e come canta Giovanotti “Pioggia, Madonna quanta pioggia, da sentire come veniva giù”, il 9 dicembre 2017 parto con il treno delle 7 e 8 minuti da Lucca arrivando alle 7 e mezza alla Stazione di Pisa. Qui, in pochi minuti, fatto Viale Gramsci, dopo la rotonda a sinistra trovo la Piazzetta dei Bus con il comodo Bus delle 8 e un quarto per San Pietro che ferma lungo la Via Vecchia Livornese vicino alla BASE US ARMY di CAMP DARBY al chilometro 806. Non è male il tempo atmosferico di quel 9 dicembre 2017. E’ nuvoloso, senza pioggia, solo di prima mattina, ma poi alle 10 e mezza ecco favorevole il cielo ci invia lucenti raggi di sole che proiettando ciascuna lunghissima ombra nera moltiplicano per due ogni umano/a preoccupato/a singolo/a o aggregato nonviolento , giovane o anziano/a, uomo o donna, avvolto/a nella bandiera arcobaleno della pace o nel rosso panno di Sinistra italiana o dei molti terzomondisti con sventolante bandiera della Palestina o di Cuba o la storica bandiera del Partito comunista Italiano o la più nuova di Rifondazione Comunista o della Rete dei comunisti con lo striscione “LIBERTA’ PER LA PALESTINA” o la bandiera nera con la A dell’unico anarchico, o la bandiera per “una città in comune: #Pisa” di una partecipante vestita di blu, o emigrati d’Africa alzanti “EUROSTOP – VOSTRE LE GUERRE – NOSTRI I MORTI” anche loro non affogati, ma vivi, tra le bandiere di “USB – UNITA’ SINDACALE DI BASE”. Il Presidio è una delle tante tappe dal 20 novembre al 10 dicembre con cui la “Carovana delle Donne per il disarmo nucleare” di WILPF Italia, si è delocalizzata di fronte a porti e aeroporti militari di BASI MILITARI DELLA NATO O DI US ARMY da GHEDI ad AVIANO dove sostano pronte al lancio 70 bombe nucleari, e il 9 dicembre 2017 è stata la volta di questo Presidio anti Santa Barbara di una immensità sempre rinnovata di bombe di cui non è certo siano solo convenzionali e non anche atomiche per alimentare Guerre in Europa, Medio Oriente e Africa (con 10 minuti di concordato blocco stradale della via Vecchia Livornese al chilometro 806 svolto, in sicurezza, con l’aiuto di Polizia e di Carabinieri) alla BASE US ARMY di CAMP DARBY che sta per iniziare gli ampliamenti tagliando 1000 alberi della pineta per far posto a una ancora più immensa quantità di carri armati e munizioni pronti per alimentare le guerre in Europa, Medio Oriente e Africa. Il presidio nonviolento e dialogante sprona l’Italia affinché ci ripensi e imponga al Governo di Paolo Gentiloni (giornalista pacifista negli anni 80 a Comiso contro le armi atomiche, per la rivista, anche ecologista,” Pace e guerra”, diretto allora anche da Luciana Castellina), pungolato ogni giorno, entro questi tre mesi di fine Legislatura, si svegli dalla letargia omissiva per cui a maggio 2017, fu spergiuro (spronando anche lo spergiuro di ogni parlamentare che in maggioranza votò per non aderire alla campagna in sede Onu di proibizione delle bombe atomiche) rispetto al giuramento di fedeltà costituzionale anche al ripudio, cioè della presa a pedate, d’ogni guerra atomica, sempre aggressiva. Dunque si svegli dalla letargia , che lo colpì quest’estate 2017 e torni a essere reattivo come lo fu negli anni ‘80, scrivendone anche un libro, contro ogni guerra atomica e dunque aggressiva, e finalmente firmi , entro questi ultimi tre mesi di Legislatura, l’adesione dell’ITALIA al Trattato Onu che dal 7 luglio 2017 proibisce le bombe nucleari”. E’ lo scopo quotidiano affinché ogni italiano e immigrato contatti Paolo Gentiloni e Governo tutto, nonché i Parlamentari catalizzati dalle 2 campagne complementari: ITALIA: RIPENSACI! e ITALIA: SBILANCIAMOCI! Eppure Paolo Gentiloni è diventato duro di comprendonio. Fu colui che andò spingendo il Parlamento italiano a maggio 2017, a una maggioranza indotta da lui stesso a non essere divisiva, ma serva cortese, non solo della Nato con armi convenzionali, ma della Nato che si arma di bombe atomiche pronte per scatenare la “terza guerra mondiale” per cui Pisa e Livorno il Governo italiano le candida non solo a essere nuove eventuali Guernica, ma addirittura a essere nuove Hiroshima e Nagasaki” annientate dal terzo ferocissimo e atroce “fungo atomico”! Per cui, arrivati al Presidio alla BASE US ARMY CAMP DARBY, ITALY, VIA VECCHIA LIVORNESE CHILOMETRO 806, Giovanna Pagani di WILPF ITALIA porge fettuccine e spaghetti con cui per primo viene attaccato lo striscione di cotone, seguito da quello di tela cerata inseriti nella Campagna di mobilitazione mondiale di “ICAN” “INTERNATIONAL CAMPAIGN TO ABOLISH NUCLEAR WEAPONS” – Premio Nobel per la Pace 2017 - carica dell’urgenza di addivenire al “DISARMO NUCLEARE”. Lo striscione di tela (anche ora il primo a essere allacciato alle maglie della rete di ingresso alla BASE US ARMY di CAMP DARBY) porta la scritta fosforescente “CAROVANA DELLE DONNE PER IL DISARMO NUCLEARE DEDICATA A ROSA GENONI (wilpf) e ALBERTO L’ABATE (Movimento nonviolento)” e a seguire, per seconda, è allacciata la tela cerata indistruttibile di “#MOVE THE MONEY FROM WAR TO PEACE AND GENDER EQUALITY – 100 YEARS -WOMEN INTERNATIONAL LEAGUE FOR PEACE & FREEDOM (WILPF ITALIA)”. Il terzo striscione di tela è quello voluto da ben 14 Comuni: “TAVOLO PER LA PACE DELLA VAL DI CECINA , PISA LIVORNO” A questi 3, vengono aggiunti gli striscioni di “EUROSTOP – VOSTRE LE GUERRE – NOSTRI I MORTI carica dell’atrocità in atto dipinta da Picasso per rappresentare il “pericolo incombente, la paura, la catastrofe”, sulla terra, sotto il cielo, quando si avvicina il suono orribile dei cacciabombardieri sempre feroci e assassini come su “GUERNICA”. Qui è la, sempre solo sorretto da due donne volterrane, coloratissimo di competenza e di sollievo, il nome della catena di ospedali sui campi di guerra di “EMERGENCY VOLTERRA A 8 COLORI”. Invece allacciato alla rete della Base US ARMY di CAMP DARBY ora appare “LIBERTA’ PER LA PALESTINA – RETE DEI COMUNISTI”.
Questi striscioni, in questo ordine, vennero presentati alla cittadinanza di Livorno sin dalla partenza del corteo “20 novembre – 10 dicembre 2017 CAROVANA DELLE DONNE PER IL DISARMO NUCLEARE DEDICATA A ROSA GENONI (wilpf) e ALBERTO L’ABATE (Movimento nonviolento)”, anticipata al 19 novembre 2017 da Piazza della Repubblica a Livorno diretto verso il porto davanti alla lapide con cui il Comune di Livorno ha denunciato le 140 strazianti morti di passeggeri e equipaggio che quella notte celò il traghetto Moby Prince prigioniero di eventi su cui il Parlamento italiano ha indagato con una Commissione contro vere e proprie omertà militari in cui incappò il traghetto Moby Prince speronato il 10 aprile 1991, tra navi Nato o US ARMY, imprigionato dall’insicurezza che deriva da emergenze militari nel fornire munizioni per guerre in atto in Europa, in Medio Oriente e in Africa e dunque da trasporto di munizioni che sostano alla Base US ARMY di CAMP DARBY.
Sto sbobinando tutti i discorsi ben amplificati all'aperto al Presidio alla Base US ARMY di CAMP DARBY del 9 dicembre 2017 da efficacissimo impianto acustico con pile e/o accumulatori.
Ciao Concetto Valente

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