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26/03/2017

 

Armi nucleari: Onu discute se abolirle
di Natalino Ronzitti

 

È possibile abolire completamente le armi atomiche? Si, secondo una proposta austriaca. La proposta, frutto dell’iniziativa sull’impatto umanitario delle armi nucleari, è ormai approdata alle Nazioni Unite dopo essere stata discussa nell’ambito di tre conferenze internazionali. 

Questi i passaggi: una risoluzione (la 258) è stata adottata dall’Assemblea generale (AG) delle Nazioni Unite il 23 dicembre 2016, preceduta da un testo adottato in prima commissione; la risoluzione ha incaricato le Nazioni Unite di convocare una conferenza nel 2017 della durata di quattro settimane: 27-31 marzo e 15 giugno-7 luglio.

Il 16 febbraio ha avuto luogo la prima sessione organizzativa, con l’elezione del presidente della conferenza e l’agenda provvisoria dei lavori. Alla conferenza potranno partecipare non solo gli Stati membri, ma anche le organizzazioni internazionali e i rappresentanti della società civile. Lo scopo, come precisato nel paragrafo 8 della risoluzione 258, è “di negoziare uno strumento giuridicamente vincolante che proibisca le armi nucleari e conduca alla loro totale eliminazione”. Vasto programma, per dirla con il Generale de Gaulle!

La risoluzione è stata adottata con 113 voti a favore, 35 contrari e 13 astensioni. Gli Stati nucleari, dichiarati e non, hanno votato contro, tranne Cina, India e Pakistan, che si sono astenuti. La Corea del Nord, che aveva votato a favore in prima commissione, non ha partecipato al voto in plenaria.

La posizione dell’Unione europea
A parte la manifesta contrarietà degli Stati nucleari dichiarati, tranne la Cina, l’atmosfera non è delle più propizie. La Russia intende procedere ad un riarmo nucleare, come del resto la nuova amministrazione Usa. I rumors di un possibile intervento militare contro la Corea del Nord si fanno ogni giorno più assordanti. 

Secondo uno studio della Carnegie, le tentazioni isolazioniste americane in materia di difesa hanno solleticato le pulsioni atomiche di frange nazionaliste tedesche, nonostante la Germania sia obbligata dal Tnp e dal Trattato sulla riunificazione del 1990 (il 2+4) a non avere armi atomiche. Ma dal Tnp si può recedere.

Al solito l’Ue, di fronte alle grandi questioni di politica estera, procede in ordine sparso. Il Parlamento europeo aveva votato a stragrande maggioranza il 27 ottobre 2016 una risoluzione di sostegno all’iniziativa austriaca. Ma i membri Ue non hanno tenuto una posizione univoca in AG. Austria, Cipro, Irlanda, Malta e Svezia hanno sponsorizzato la risoluzione 258 e votato a favore; Finlandia e Olanda si sono astenute; gli altri hanno votato contro. Peraltro l’Ue parteciperà alla conferenza come osservatore.

La posizione dell’Italia
L’Italia, in quanto Paese Nato, aveva votato contro in prima commissione. In AG ha votato a favore. Ciò aveva incrementato gli ardori pacifisti di talune forze politiche. Ma si è trattato di una pia illusione. Interrogato in proposito in seno alla Camera dei Deputati, il 2 febbraio, il viceministro Giro ha risposto che il delegato italiano si era sbagliato, probabilmente a causa dell’ora tarda della votazione. L’Italia ha successivamente indicato che intendeva votare contro (stesso errore commesso dall’Estonia).

La votazione elettronica e l’ora tarda possono giocare brutti scherzi, tanto che nella successiva votazione sulla risoluzione 259, sull’iniziativa per un trattato volto a bandire la produzione di materiale fissile per le armi nucleari, l’Italia ha votato contro, insieme al Pakistan, trovandosi completamente isolata. Anche questa volta si è dovuto rettificare e dire che s’intendeva votare a favore!

Tralasciando gli episodi più o meno coloriti, la questione dei Paesi Nato, membri del Tnp come Stati non nucleari, nasconde un problema serio. Tali Paesi (Belgio, Germania, Italia, Olanda, Turchia) hanno armi nucleari tattiche Usa nel loro territorio. Il problema della compatibilità con il Tnp è stato in qualche modo superato con il sistema della doppia chiave, secondo cui l’arma nucleare può essere usata solo dagli Stati Uniti, ma con il consenso dello Stato territoriale. 

Ovviamente la partecipazione ad un trattato per l’abolizione completa delle armi nucleari renderebbe lo stazionamento delle armi nucleari tattiche completamente illegittimo. L’astensione olandese sulla risoluzione 258 è un primo segnale di rottura di un fronte che sembrava sufficientemente compatto.

Partecipare/non partecipare
I cinque Paesi nucleari dichiarati non dovrebbero partecipare alla Conferenza di New York. Anche la Cina, che il 16 febbraio ha dichiarato che avrebbe partecipato, ha successivamente cambiato opinione, affermando il 20 marzo che non avrebbe preso parte alla conferenza, nonostante l’astensione al momento dell’adozione della risoluzione 258. 

E l’Italia? Il viceministro Giro nella sua risposta all’interrogazione precedentemente citata non ha preso una posizione nettamente contraria, quantunque dal tono della risposta emerga la volontà di non partecipare.

A nostro parere la non partecipazione è un errore per più motivi.In primo luogo perché si darebbe un falso segnale all’opinione pubblica, schierandoci dalla parte degli Stati che non vogliono il disarmo nucleare. In secondo luogo perché solo attraverso la negoziazione si può influire sul contenuto delle clausole del futuro trattato, in particolare per quanto riguarda le verifiche e i rimedi da prendere nei confronti dei trasgressori.

In terzo luogo perché la partecipazione al negoziato non implica che siamo obbligati a firmare e ratificare il relativo trattato, e quindi possiamo tranquillamente mantenere le armi atomiche tattiche. In quarto luogo perché, in quanto membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza, occorre dare un segnale forte di discontinuità agli altri membri delle Nazioni Unite, senza lasciare l’iniziativa alla sola Olanda (che parteciperà), con cui dividiamo il biennio come membri non permanenti del CdS.

Conclusioni e conseguenze
La negoziazione di un trattato sull’abolizione completa delle armi nucleari non sarà una passeggiata. Gli ostacoli tecnici da superare sono molteplici. A cominciare dal numero delle ratifiche occorrenti e dalla necessità di avere delle ratifiche “qualificate”, cioè di Stati di soglia o già in possesso di armi nucleari, per la sua entrata in vigore. 

A quanto pare i promotori del trattato non intendono cadere nella trappola delle ratifiche qualificate, per non pregiudicare una sollecita entrata in vigore del trattato. Ma si rischia di concludere uno strumento che resterà lettera morta.

Preme inoltre rilevare che, contrariamente a quanto viene da alcuni affermato, un trattato sull’abolizione completa delle armi nucleari non finirà per sminuire il valore del Tnp, di altri trattati non ancora entrati in vigore (come quello sulla cessazione completa delle armi nucleari), o l’iniziativa per il negoziato di un trattato per la non produzione di materiale fissile in materia di armi nucleari. Tali trattati possono coesistere con quello sull’abolizione completa delle armi nucleari, in attesa che questo entri in vigore e sia universalmente accettato.

Natalino Ronzitti è professore emerito di Diritto internazionale (Luiss Guido Carli) e consigliere scientifico dello IAI.

 

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