Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo

Viterbo, 2 novembre 2017

"NOSTRA SORELLA ANTIGONE"

Siamo qui per testimoniare due verita' e due impegni.

Che ogni vittima ha il volto di Abele.

Che Antigone e' la nostra prima maestra.

Che occorre opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni; in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; in difesa dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.

Che per opporsi alla guerra e alla violenza occorre scegliere la nonviolenza; occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; occorre lottare con la forza della verita' per abolire le guerre, gli eserciti e le armi; occorre lottare con la forza della verita' per abolire le strutture, le prassi e le ideologie della sopraffazione e dello sfruttamento, dell'asservimento e della dissipazione, della rapina e della devastazione; occorre agire in modo concreto e coerente per realizzare una societa' libera, giusta, solidale, una societa' sobria, responsabile, accudente, che ogni persona riconosca, accolga, sostenga, che rispetti gli esseri viventi e la biosfera, che inveri la coscienza che il primo dovere e' salvare le vite.

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Non solo le vittime di tutte le guerre noi ricordiamo.

Il nostro pensiero va anche in questo momento alle vittime ed ai superstiti della serie di terremoti che ha colpito il nostro paese in questi ultimi mesi, tante vittime e tante devastazioni provocando.

E proprio dinanzi alla tragica realta' del terremoto sovvengono quelle mirabili parole di verita' di Giacomo Leopardi nella "Ginestra" in cui ricordando quanto fragile sia il nostro statuto biologico e come basti un lieve sommovimento sotterraneo per distruggere intere citta' e regioni e vite innumerevoli esortava l'umanita' ad unirsi in un impegno comune in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano; e sovvengono altresi' le altrettanto mirabili parole di Primo Levi ne "La bambina di Pompei" in cui allineando le mute testimonianze delle bambine vittime dell'eruzione del Vesuvio, della Shoah, della bomba di Hiroshima convocava l'umanita' intera a cessare per sempre di fare le guerre.

E quindi una e una stessa solidarieta' noi oggi esprimiamo alle vittime del terremoto e alle vittime delle guerre, ed affermiamo quindi il dovere di recare aiuto ai superstiti dell'una come dell'altra tragedia, il dovere di soccorrere, accogliere, assistere sia le vittime superstiti del sisma, sia le vittime superstiti della guerra e della fame, delle dittature e del terrorismo, vittime innocenti che tutto hanno perso e che hanno bisogno del nostro aiuto per salvare le loro vite. Ogni essere umano ha diritto alla vita, ogni essere umano ha il dovere di salvare le vite.

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Affermare che ogni vittima ha il volto di Abele significa riconoscere che vi e' una sola umanita', che tutti gli esseri umani ne fanno parte, che un unico destino tutti ci unisce.

E significa anche riconoscere che deve cessare lo scandalo di esseri umani che uccidono altri esseri umani, che deve cessare la violenza e l'indifferenza, che il nostro agire deve ispirarsi a quel "principio responsabilita'" che non resta inerte dinanzi al dolore dell'altro, al volto dell'altro che soffre, alla muta sua richiesta di aiuto, ma sente e sa che aiuto deve recargli con tutte le sue forze.

Siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Ci sta a cuore la vita degli esseri umani e del mondo. E ci sta a cuore perche' noi stessi siamo esseri umani, senzienti e pensanti, e sentiamo e sappiamo che la regola aurea dell'umana condotta e' agire nei confronti degli altri cosi' come vorremmo che gli altri agissero verso di noi.

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Affermare che Antigone e' la nostra prima maestra significa riconoscere l'empatia che tutti ci lega, e la responsabilita' dinanzi al dolore degli altri, e il dovere a fare il bene perche' e' bene.

Significa affermare la pieta' verso i vivi e verso i morti, e altresi' verso i venturi, ponendosi come esempio del giusto condursi nelle tragiche distrette.

Significa affermare che tutti i fratelli sono fratelli, tutte le sorelle sorelle, e tutti e tutte - a cominciare dai piu' deboli, dai piu' indifesi - meritano la nostra pieta', il nostro aiuto.

Significa affermare che se la legge positiva della citta' e' empia, tu devi comunque fare la cosa giusta, esercitare la bonta', inverare l'umanita', difendere la civilta', fossi pure tu l'unica persona che lo fa (come diceva Gandhi: sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo).

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Concreto e coerente deve essere questo nostro impegno dalla parte delle vittime, questo nostro disporci all'ascolto delle vittime, questo nostro scegliere la nonviolenza come lotta nitida e intransigente contro tutte le violenze, contro tutte le menzogne, contro tutte le oppressioni, contro tutte le vilta' complici del male.

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Qui ed ora dobbiamo lottare contro la guerra e tutte le  uccisioni, per l'abolizione degli eserciti e delle armi che servono a uccidere gli esseri umani; e proprio questo 4 novembre a Trento si svolgeranno gli "Stati generali della difesa civile non armata e nonviolenta" promossi dalla campagna "Un'altra difesa e' possibile", e proprio l'iniziativa di Trento quest'anno costituisce il fulcro delle nostre commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, indicando la reale, necessaria, urgente alternativa alla cosiddetta "difesa" armata che non difende ma uccide; l'alternativa finalmente coerente col dettato della Costituzione della Repubblica italiana che "ripudia la guerra": la difesa popolare nonviolenta e i corpi civili di pace.

Occorre l'immediata cessazione della illegale e criminale partecipazione italiana alle guerre in corso.

Occorre un'immediata drastica riduzione delle spese militari dello stato italiano e un immediato ingente trasferimento di risorse per avviare la difesa civile non armata e nonviolenta.

Occorre denunciare la Nato come organizzazione terrorista e stragista ed operare per il suo immediato scioglimento ed affinche' i suoi responsabili siano tratti in giudizio dinanzi a una corte di giustizia internazionale per i reati commessi, promossi ed avallati.

Occorre far cessare la produzione di armi e far rispettare la legge che proibisce di fornire armi ad assassini, ad organizzazioni criminali, a stati in guerra ed a regimi che violano i diritti umani.

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Qui ed ora dobbiamo lottare contro le stragi nel Mediterraneo, contro il vero e proprio regime di apartheid che si sta realizzando in Italia ai danni di milioni di persone, contro le condizioni di schiavitu' in cui innumerevoli persone sono costrette nel nostro paese.

Occorre ottenere subito due provvedimenti legislativi indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

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Qui ed ora dobbiamo lottare contro il maschilismo che e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza.

Dobbiamo ottenere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.

Dobbiamo sostenere i centri antiviolenza promossi dal movimento delle donne.

Dobbiamo sostenere la campagna internazionale "One billion rising".

Ed a Viterbo in particolare dobbiamo sostenere l'esperienza del centro antiviolenza "Erinna".

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Qui ed ora dobbiamo lottare in difesa dell'ambiente e del diritto alla salute, ed opporci quindi ad ogni opera nociva, ad ogni devastazione e ad ogni inquinamento, nella consapevolezza che devastare la biosfera e' sia un crimine in se', sia un crimine contro l'umanita'.

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Qui ed ora dobbiamo lottare in difesa della legalita' che salva le vite e protegge il debole dall'abuso del forte, dobbiamo difendere la Costituzione della Repubblica italiana, la Costituzione democratica ed antifascista.

E dobbiamo difenderla nel referendum del 4 dicembre con il No al golpe, con il No al fascismo, con il No alla barbarie.

Dobbiamo difendere la Costituzione il 4 dicembre votando No alla scellerata riforma che mira a mutilare e asservire il parlamento eletto dal popolo; votando No alla scellerata riforma che mira ad annichilire lo stato di diritto nel suo stesso fondamento: la separazione e il controllo dei poteri; votando No alla scellerata riforma che mira a cancellare la democrazia costituzionale frutto prezioso ed irrinunciabile della Resistenza antifascista.

Dobbiamo votare No, senza odio, senza violenza, senza paura, e sconfiggere il golpe degli apprendisti stregoni cosi' come il popolo cileno sconfisse e abbatte' la dittatura di Pinochet votando No nel referendum nel 1988.

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Siamo esseri umani, fragili e perituri; e siamo esseri viventi sociali che sanno che solo nella solidarieta', nella condivisione, nella convivenza e' possibile condurre una vita degna.

Siamo esseri umani, e sappiamo che il primo dovere morale, giuridico, politico, e' rispettare, sostenere, difendere, salvare le vite altrui.

Siamo esseri umani e sappiamo che dobbiamo opporci alla disumanita', alla barbarie, alle guerre e alle stragi.

La nonviolenza e' la scelta necessaria ed urgente per difendere la civilta' umana e con essa le nostre stesse vite dalla catastrofe.

Alla scuola di Rosa Luxemburg e di Virginia Woolf, di Lelio Basso e di Albert Camus, di Simone Weil e di Hannah Arendt, di Mohandas Gandhi e di Martin Luther King, di Simone de Beauvoir e di Ginetta Sagan, di Primo Levi e di Germaine Tillion, di Franca Ongaro Basaglia e di Laura Conti, di Aldo Capitini e di Danilo Dolci, di Bianca Guidetti Serra e di Tina Anselmi, di Nelson Mandela e delle madri di Plaza de Mayo, di Wangari Maathai e di Luce Fabbri, delle immumerevoli persone che si sono battute e si battono per l'umanita' contro ogni violenza.

Nel ricordo e all'ascolto delle vittime di tutte le guerre noi riaffermiamo il dovere di opporci a tutte le uccisioni.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione dell'umanita', per una societa' di persone libere, solidali, eguali in diritti.

La nonviolenza e' in cammino.

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