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Lunedì 04 Gennaio,2016

 

La pace come cammino e per giunta in salita 

di don Tonino Bello

 

A dire il vero, non siamo molto abituati a legare il termine Pace a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire: ”Quell'uomo si affatica in pace”, “Lotta in pace”, ”Strappa la vita con i denti in pace”. Più consuete invece nel nostro linguaggio sono le espressioni “Sta seduto in pace”, “Legge in pace”, “medita in pace”, e, ovviamente “Riposa in pace”.

La pace in somma ci ricorda più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante. Più il confort del salotto che i pericoli della strada. Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli. Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato. Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.

Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza ma uno striscione di arrivo. La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi d'incomprensione e di sacrificio. Rifiuta la tentazione del godimento. Non tollera atteggiamenti sedentari. Non annulla la conflittualità. Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.

Si, la pace, prima che traguardo è cammino. E, per giunta, cammino in salita. Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi percorsi preferenziali e i suoi tempi tecnici, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste. Se è così occorrono attese pazienti.

E sarà beato, perchè operatore di pace, non chi pretende trovarsi all'arrivo, senza essere mai partito, ma chi parte. Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, anche se mai, su questa terra s'intende, pienamente raggiunta.

 

Don Tonino Bello, da “Alla finestra la speranza” - a cura di Carlo Castellini.

 


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