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20/11/2017

 

Il principe saudita ordina al presidente palestinese di accettare il piano di pace varato da Kushner

Traduzione di Lorenzo D’Orazio

 

Il principe ereditario saudita ha aperto un nuovo fronte riguardo i suoi tentativi di cambiare la situazione in Medio Oriente, intervenendo nelle politiche palestinesi e richiedendo il supporto al presidente americano Trump per il raggiungimento della pace con Israele.

 

Il presidente palestinese Mahmoud Abbas è stato convocato la scorsa settimana a Riyadh per un incontro con il principe Mohammed bin Salman.

 

L’incontro è coinciso con i preparativi di Jared Kushner, genero del presidente Trump e uomo incaricato degli affari nel Medio Oriente, di creare una sorta di accordo di pace tra israeliani e palestinesi.

 

Fonti vicine a Israele riportano che il principe saudita abbia detto ad Abbas di accettare qualunque proposta venisse presentata dal presidente Trump, oppure in caso contrario di dimettersi.

Due settimane fa Kushner si è recato a Riyadh senza preavviso e, a quanto si dice, pare sia rimasto fino a tarda notte a discutere con Salman riguardo questioni interne al paese saudita.

 

Il principe si è rivelato essere molto vicino all’amministrazione Trump, così come il principe di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed, da tempo alleato di Washington. A vincere sono state le parole del presidente americano, il quale ha sostenuto con forza la campagna di epurazioni messa in atto da Mohammed bin Salman  nei confronti di oltre 200 dirigenti.

 

Washington dunque considera l’Arabia Saudita un attore di primo piano sulla questione israelo-palestinese.

Jared Kushner, Jason Greenblatt (il capo negoziatore del presidente Trump), Dina Powell, (vice consigliere per la sicurezza nazionale) e David Friedman (l’ambasciatore statunitense in Israele) sono sul punto di varare un piano per far sì che si raggiunga tale accordo.

 

Un alto funzionario israeliano si è detto convinto che i quattro stiano iniziando a varare sul serio tale piano e l’aspettativa è che sarà annunciato all’inizio del nuovo anno. Gli emiri del Golfo sono ansiosi di compiere dei progressi che possano consentire loro un maggiore coordinamento con Israele contro l’Iran senza che vengano accusati di tradire la causa palestinese. A quanto pare i palestinesi hanno scelto come loro interlocutore Mohammed bin Salman.

È probabile che qualsiasi proposta iniziale della Casa Bianca accetti molti dei termini del governo israeliano sugli insediamenti nei territori occupati. In passato l’amministrazione Trump non ha mostrato alcuna intenzione di sostenere una soluzione a due stati, la base per la maggior parte dei tentativi di risolvere le differenze israeliane e palestinesi; attualmente è possibile che questa situazione possa cambiare.

 

Un rapporto alternativo parla invece del fatto che la preoccupazione maggiore dell’Arabia Saudita è quella di fermare Hamas e Hezbollah, formando un’alleanza per conquistare i campi profughi palestinesi in Libano. I sauditi sono già importanti finanziatori dell’Autorità palestinese e si prevede che investiranno in nuovi progetti infrastrutturali, nel caso dovessero esserci dei progressi nei negoziati. 

 

Analisi.

Come tutte le amministrazioni americane degli ultimi quarant’anni, anche quella di Trump si sta preparando a presentare il proprio piano per risolvere il conflitto israelo-palestinese.

 

Finora non ci sono state fughe di notizie su quale potrebbe essere il piano, sia perché non è stato ancora formulato, sia perché è stato preparato da una squadra molto ristretta di consiglieri presidenziali.

 

Nei precedenti cicli di negoziati, il Dipartimento di Stato e il Consiglio di sicurezza nazionale erano stati fortemente coinvolti.

 

Di qualunque piano si tratti, è probabile che possa causare problemi politici per entrambe le parti. La maggioranza della coalizione di destra di Binyamin Netanyahu si oppone a qualsiasi forma di soluzione a due stati mentre, con l’amministrazione Trump che favorisce visibilmente Israele, i palestinesi non saranno propensi ad accettare qualcosa di meno favorevole rispetto alle proposte delle precedenti amministrazioni.

 

Una cosa certa è il forte coinvolgimento dei principali alleati sunniti degli Stati Uniti, l’Arabia Saudita e l’Egitto, il quale rappresenta il maggior mediatore del recente accordo di riconciliazione palestinese tra le fazioni di Fatah e Hamas.

 

Meno sicuro ma comunque atteso è un impegno per la soluzione dei due stati. Mentre Trump, all’inizio della sua presidenza, ha espresso scetticismo, sembra essersi ora convinto ad abbracciare l’ipotesi di uno stato palestinese accanto a Israele.

 

I palestinesi chiederanno di congelare la costruzione degli insediamenti, ma a questo punto è improbabile che Israele venga chiamato a smantellare quelli già esistenti.

 

In cambio, all’Autorità palestinese verrà offerto un maggiore controllo sulla Cisgiordania e un allentamento del blocco della Striscia di Gaza.

 

È probabile che le forze israeliane e palestinesi continuino a cooperare per la sicurezza, mentre ci sarà un rilascio limitato di prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane.

 

Molto probabilmente comunque, le spinose questioni relative ai confini definitivi dello stato palestinese, lo status di Gerusalemme e una risoluzione dei profughi palestinesi saranno rimandate a data da destinarsi.

 

 

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