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11/05/2017

 

La moglie di Marwan Barghouti scrive a papa Francesco per i prigionieri palestinesi

La lettera è stata consegnata ai sacerdoti a Ramallah. Fadwa Barghouti chiede al papa di intervenire prima che sia “troppo tardi” per “salvare le vite di figli, mariti e padri”. L’appello dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa. Israele annuncia che permetterà a un rappresentante della Croce rossa di incontrare Barghouti.

 “Faccia sentire la sua voce, perché libertà e dignità sono diritti che ci ha donato Dio”. Così scrive Fadwa Barghouti, moglie del leader palestinese Marwan Barghouti, a papa Francesco, in una lettera consegnata ieri alle personalità ecclesiastiche cattoliche di Ramallah.

Il leader palestinese è in sciopero della fame dal 17 aprile. Con lui digiunano altri 1600 prigionieri politici che chiedono migliori condizioni di via e le visite dei parenti nelle carceri israeliane.

Nella lettera, Fadwa chiede al papa di intervenire “prima che sia troppo tardi” e di “salvare le vite di figli, mariti e padri, di parlare per le donne e i bambini nelle prigioni israeliane, di raccontare di questa terra santa dissacrata da occupazione, discriminazione, segregazione e apartheid, quando dovrebbe essere la terra del pluralismo”.

“Il suo appello per il rispetto dai diritti del popolo palestinese, inclusi i diritti dei nostri prigionieri politici, permetterebbe alla voce di quanti sono in isolamento di raggiungere il mondo”.

Quest’oggi, alle 12 locali il suono delle campane ha accompagnato il richiamo dei minareti in sostegno dei detenuti.

La Chiesa cattolica aveva già dimostrato il suo sostegno ai prigionieri con il comunicato rilasciato il 1 maggio dalla Commissione Giustizia e pace dell’Assemblea degli ordinari cattolici della Terra santa, in cui essi affermano “la necessità dell’applicazione del diritto internazionale sui prigionieri politici” e in particolare “[la] condanna l’uso della detenzione senza processo, tutte le forme di punizione collettiva, come l’uso della coercizione e della tortura per qualsiasi ragione”.

“In più – continua il comunicato –  non possiamo dimenticare che ogni prigioniero è un essere umano e che la sua dignità data da Dio deve essere rispettata […] Chiediamo alle autorità israeliane di ascoltare il grido dei prigionieri, di rispettare la loro dignità umana e di aprire una nuova porta verso la pace”.

Marwan Barghouti, considerato dai suoi sostenitori come il “Mandela palestinese”, è in prigione da 15 anni e in isolamento dall’inizio dello sciopero. Il parlamento europeo ne ha chiesto il rilascio perché utile al processo di pace. Ieri le autorità israeliane hanno annunciato che oggi un rappresentante della Croce rossa farà visita a Barghouti: sarebbe il primo agente non-governativo a vederlo. È di nuovo rimandato, invece, l’incontro con l’avvocato della sua famiglia, Khader Shakirat. 

 

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