Haaretz

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giugno 16, 2017

 

Quanti coloni vivono davvero in Cisgiordania? Lo rivela un’inchiesta di Haaretz

di Yotam Berger 

traduzione di Amedeo Rossi

 

Negli ultimi 30 anni, 8 nuovi settlements sono stati costruiti  e la popolazione israeliana in Cisgiordania è cresciuta di 330.000 persone. Le colonie dal 1967 ad oggi: un’analisi approfondita di Haaretz

 

La popolazione ebraica in Cisgiordania è aumentata di oltre 330.000 persone e negli ultimi trent’anni sono stati edificati otto insediamenti in Cisgiordania. Haaretz ha scoperto che attualmente in Cisgiordania vivono più di 380.000 coloni, oltre il 40% dei quali fuori dai blocchi di insediamenti.

Negli ultimi anni parecchi politici si sono uniti ai dirigenti dei coloni parlando dell’obiettivo di insediare un milione di israeliani in Cisgiordania come un’opzione realistica. Ritengono che, se questo accadesse, non sarebbe più possibile dividere la zona e disegnare una mappa per due Stati, uno israeliano e l’altro palestinese. Sostengono che un’evacuazione di quelle dimensioni diventerebbe impossibile anche se fosse al potere la sinistra.

Di fatto già oggi sarebbe difficile tracciare una simile mappa, perché negli ultimi 50 anni le colonie si sono sparse ovunque nei territori occupati, per cui circa 170.000 coloni vivono al di fuori dei blocchi di insediamenti.

I dati dell’Ufficio Centrale di Statistica mostrano che il 44% dei circa 380.000 coloni della Cisgiordania – esclusa Gerusalemme est – vive al di fuori dei blocchi.

Una semplice occhiata a una mappa del 1968 mostra cinque colonie scarsamente popolate oltre la Linea Verde [il confine tra Israele e la Cisgiordania prima del ’67, ndt.]. La loro fondazione fu sponsorizzata dal Partito Laburista, che decise di colonizzare la Cisgiordania, secondo qualcuno per ragioni di sicurezza. Comunque Pinchas Wallerstein, l’ex-capo del consiglio regionale di Mateh Binyamin e uno dei leader del movimento dei coloni “Gush Emunim”, è convinto che negli anni precedenti al sovvertimento politico del 1977 i coloni hanno accumulato un notevole debito nei confronti del partito Laburista.

“Tutte le fasi dello sviluppo di Ariel furono approvate dal partito Laburista,” afferma. “La strada che attraversa la Samaria [parte settentrionale della Cisgiordania secondo la definizione israeliana, ndt.], Givat Zeev, Ma’aleh Adumim, Beit Horon –tutto è opera dei laburisti.”

Il partito Laburista può aver iniziato la costruzione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, ma lo spettacolare incremento del numero dei coloni iniziò dopo che il Likud, guidato da Menachem Begin, prese il potere. Subito dopo le elezioni del 1977, c’erano 38 insediamenti in Cisgiordania con un totale di 1.900 residenti. Un decennio dopo la popolazione dei coloni era di quasi 50.000- [che vivevano] in più di 100 insediamenti.

Anche le dimensioni e le caratteristiche cambiarono sotto i governi della destra.

“Prima che il Likud salisse al potere c’era solo una colonia urbana – Kiryat Arba [colonia di fondamentalisti nazional-religiosi nei pressi di Hebron, ndt],” afferma il professor Hillel Cohen, direttore del “Centro Cherrick per lo Studio del Sionismo” all’Università Ebraica. Negli anni successivi, sostiene, furono costruite cittadine in tutta la Cisgiordania.

“E’ stata una politica del governo aumentare il numero di ebrei nei territori [occupati]. Fecero piani quinquennali, decennali, parlarono di come raggiungere 100.000, poi 300.000 e poi mezzo milione (di coloni),” sostiene.

Cohen dice che Ariel Sharon giocò un ruolo fondamentale nell’espansione delle colonie in Cisgiordania. “Per lui la ragione che stava dietro l’espansione delle colonie era escludere la possibilità della costituzione di uno Stato palestinese,” sostiene.

Negli anni 1977-1984 il governo fece tutto quanto in suo potere per espandere le colonie, ha scritto la professoressa Miriam Billig dell’università di Ariel in un articolo intitolato “L’ideologia e la creazione delle colonie in Giudea e Samaria” (2008).

Sostiene che lo slancio si ridusse quando venne formato il governo di unità nazionale, a metà degli anni ’80. Quando Yitzhak Rabin formò il suo governo nel 1992 lo Stato smise di costruire nuove colonie. Ma, afferma, non pochi insediamenti erano già stati costruiti e molti israeliani vi affluirono.

Nel 1997, a un anno dal primo mandato di Benjamin Netanyahu come primo ministro, c’erano circa 150.000 coloni in Cisgiordania. Due decenni dopo il numero dei coloni è vicino ai 400.000, esclusi i quartieri di Gerusalemme est oltre la Linea Verde.

Questi dati non includono i coloni che vivevano negli avamposti illegali. Secondo “Peace Now” [organizzazione pacifista israeliana, ndt.], ci sono circa 97 avamposti illegali in tutta la Cisgiordania. Hagit Ofran, capo del progetto “Settlement Watch” [Osservatorio degli insediamenti] del movimento [dei coloni], afferma che sono abitati da parecchie migliaia di coloni.

La componente di più rapido incremento demografico dei coloni: gli ultra-ortodossi

A differenza dell’impressione che i coloni e la “gioventù delle colline” [gruppi di giovani estremisti molto violenti che fondano avamposti illegali, ndt.] siano fatti della stessa pasta dei “nazional-religiosi” [gruppi fondamentalisti religiosi che sostengono la “redenzione” di tutte le terre che dio avrebbe donato agli ebrei, ndt.], la popolazione [ebraica] in Cisgiordania è diversificata. Nel 2015 solo 100.000 coloni vivevano in comunità prevalentemente nazional-religiose, mentre 164.000 vivevano in comunità laiche o miste. 

Ma i coloni devono il loro rapido aumento alla popolazione ultra-ortodossa [che si dedica esclusivamente allo studio dei testi sacri e alla preghiera, ndt.], che non attraversa normalmente la Linea Verde per ragioni ideologiche.

“E’ una combinazione di necessità e della decisione dei dirigenti della comunità” afferma Cohen. “La scarsità di abitazioni, sia a Bnei Brak che a Gerusalemme [le due città in cui si concentrano gli ultra-ortodossi, ndt.], ha aperto la strada alla creazione di comunità chassidiche (in Cisgiordania).

“All’inizio pochi ultra-ortodossi si sono stabiliti a Immanuel [colonia israeliana in Cisgiordania, ndt.],” afferma Wallerstein. “Ma questa cittadina da sola non ha risolto i loro problemi abitativi. Il criterio della comunità ultra-ortodossa per decidere dove vivere è la vicinanza con la città da cui provengono.” Così nel corso degli anni sono state fondate grandi colonie di ultra-ortodossi, come Beitar Illit per i coloni provenienti da Gerusalemme e Modi’in Illit per quelli provenienti da Bnei Brak. In totale, nel 2015 circa 118.000 coloni stavano vivendo in colonie ultra-ortodosse.

Quell’anno circa il 65% dei coloni abitava in insediamenti urbani. La popolazione di quelle cittadine è aumentata principalmente negli anni ’90 e all’inizio dei 2000.

Oltre alle politiche del governo per espandere le cittadine in Cisgiordania, vi hanno contribuito anche nuovi immigrati, soprattutto dall’ex-Unione Sovietica.

Cohen afferma: “Nuovi immigrati dall’ex-Unione Sovietica si sono stabiliti ad Ariel ed a Ma’aleh Adumim, e alcuni russi anche a Kiryat Arba. Qualcuno è arrivato in Cisgiordania più tardi, dopo essersi inserito nella classe media.”

Molti coloni non si sono spostati in Cisgiordania per ragioni ideologiche, ma per migliorare le proprie condizioni di vita, dato che lì i prezzi delle case sono più bassi. La storica Idith Zertal, co-autrice con Akiva Eldar del libro “Lords of the Land” [“Signori della terra”, non tradotto in italiano, ndt.] crede che questa descrizione sia adeguata soprattutto per gli anni ’87-’97.

“E’ un periodo in cui molti si sono spostati verso le colonie per ragioni economiche, molto meno per ragioni ideologiche. Ciò spiega anche l’incremento di abitanti nelle cittadine – le persone che cercavano un appartamento sono andate nelle cittadine.”

Sostiene che le città della Cisgiordania sono state costruite su terreni vicini a centri urbani all’interno della Linea Verde [cioè di Israele]. “Per esempio Ma’aleh Adumim è un’estensione di Gerusalemme, ” afferma. “Una persona che ha un appartamento di 50-60 mq a Gerusalemme può comprarne uno quasi tre volte più grande per meno danaro di quello che pagherebbe per quello più piccolo. Penso che potrebbe essere la ragione principale per un incremento così intenso.”

D’altra parte Billig ritiene che questa spiegazione sia troppo semplice. “So che c’è una tendenza a sostenere che molti coloni vogliano migliorare le proprie condizioni abitative, ma si tratta di entrambe le cose. Alcuni che vivevano in appartamenti piccoli si sono spostati in altri più grandi, ma gran parte di loro ha fatto il contrario,” afferma.

Oggi la costruzione delle colonie è diversa, dice: “Oggi stanno costruendo appartamenti più piccoli, di cui c’è una grande domanda.”

“I coloni veterani ideologicamente estremisti sono oggi molto pochi, non penso che siano più del 5%,” sostiene Zertal.”Al contrario, è cresciuto un gruppo ideologicamente diverso, composto dai figli e dai nipoti del vecchio gruppo. Oggi è l’avanguardia e sono in molti.”

“I primi coloni non hanno mai parlato il linguaggio della “gioventù delle colline” – che spiega tutto. I veterani sapevano come giocare sul piano politico e manipolare il sistema politico. I “giovani delle colline” non hanno rapporti con quel sistema, né fanno alcun ragionamento politico. Vivono nella loro bolla messianica,” afferma.

Uno dei cambiamenti importanti in Cisgiordania negli ultimi 15 anni è stata la costruzione del muro di separazione. Billig afferma che, prima che venisse costruito, i coloni temevano che avrebbe impedito a nuovi coloni di arrivare. Ma nei fatti la barriera non sembra averne scoraggiati molti.

“La barriera ha un’influenza molto marginale,” dice. “In un certo momento ha ridotto i prezzi, ma poi sono di nuovo risaliti. A lungo termine, non vedo niente di veramente significativo.”

Ofran è d’accordo: “Il numero di coloni oltre la barriera è aumentato dopo che è stata costruita, ma questo non c’entra niente con il muro. La calma ha consentito alla gente di tornare a quei luoghi, così come la politica di Netanyahu di approvare nuove costruzioni nelle colonie.”

Nel 2015 circa 214.000 coloni vivevano nei blocchi di insediamenti, mentre 170.000 vivevano in 106 colonie al di fuori dei blocchi.

Modi’in, una cittadina totalmente all’interno della Linea Verde, è diventata una specie di “blocco centrale” per colonie come Nili e Hashmona’im in Cisgiordania.

“Negli ultimi anni Modi’in è diventata il loro centro urbano,” dice Cohen.

L’Ufficio Centrale di Statistica non ha mai fatto un elenco dettagliato del numero di coloni che vivono in ogni insediamento. Negli anni ’60 e ’70 alcune colonie sono state considerate troppo piccole per farvi un censimento, e si presumeva che avessero meno di 50 abitanti. Neppure gli insediamenti illegali o non autorizzati apparivano nei censimenti dell’ufficio finché non venivano legalizzati.

 

 

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