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12 lug 2017

 

Due giovani uccisi dall’esercito a Jenin

 

Fuoco contro i manifestanti nel campo profughi: morti un 21enne e un 17enne. E mentre sale il numero di vittime palestinesi, fonti parlano di nuovi tagli dell’Anp contro Hamas a Gaza

 

Roma, 12 luglio 2017, Nena News –

 

Sono due le vittime degli scontri della scorsa notte nel campo profughi di Jenin: due ragazzi palestinesi, il 21enne Sa’ad Hasan Salah e il 17enne Aws Mohammed Salama sono stati uccisi dal fuoco sparato dall’esercito israeliano. Un terzo giovane, il 19enne Odai Nizar Abu Na’sa, è stato ferito alla gamba, le sue condizioni non sono critiche.

Alle prime ore dell’alba l’esercito ha fatto irruzione nel campo profughi, lanciando gas lacrimogeni, granate e proiettili di gomma e scatenando la reazione di protesta dei residenti, per lo più giovani. Secondo la versione delle autorità israeliane, alcuni palestinesi hanno lanciato Molotov contro i soldati che stavano “operando nel campo”, ferendo nove militari.

Secondo fonti mediche palestinesi Salah – il più giovane di tre fratelli, di cui uno prigioniero politico in un carcere israeliano e un altro ex detenuto –  è stato colpito da tre pallottole di cui una alla testa. Poche ore prima, si era tenuto nel villaggio di Tuqu’, a Betlemme, il funerale del 24enne Muhammad Ibrahim Jibril, ucciso lunedì dall’esercito mentre era in auto perché sospettato di voler investire dei soldati.

Nelle stesse ore venivano condotte altre operazioni in tutta la Cisgiordania con arresti, perquisizioni e blocchi stradali da sud, a Hebron, al centro-nord, Nablus e Tulkarem. Almeno otto gli arresti. Attaccato all’alba anche il campo profughi di Shuafat, a Gerusalemme.

Continua a salire il numero di palestinesi uccisi dall’esercito e la polizia israeliani dall’inizio dell’anno, ormai 39, e dall’ottobre 2015 quando cominciò la cosiddetta “intifada di Gerusalemme”: 277 vittime. Sono invece 42 gli israeliani uccisi. I palestinesi, molti dei quail giovanissimi, sono stati uccisi in occasioni diverse, durante manifestazioni di piazza ma anche durante attacchi con i coltelli, veri e presunti.

Se in molti casi è stato dimostrato successivamente da video e foto che non era in corso alcuna aggressione, ad alzarsi è stata la voce delle organizzazioni internazionali per i diritti umani che accusano da anni Israele di un uso sproporzionato della forza e della pratica dello “shoot to kill”, ovvero aprire il fuoco contro un aggressore vero o presunto senza tentare di arrestarlo o fermarlo sebbene non rappresenti una minaccia concreta.

E sale la tensione, ancora, anche tra Fatah e Hamas. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, che cita funzionari vicini al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abbas, il governo di Ramallah avrebbe deciso di sospendere lo stipendio a 80mila famiglie di Gaza perché considerate legate al movimento islamista. Non solo: l’Anp, nell’ambito della nuova strategia del “disimpegno”, starebbe pensando di tagliare il salario anche ai dipendenti del sistema sanitario della Striscia, considerando Hamas il solo responsabile di tali spese.

Se confermato si tratterebbe dell’ennesima misura contro Gaza volta a indebolire Hamas ma pagata dalla popolazione. Una misura che segue al taglio del 40% nel pagamento dell’elettricità fornita da Israele (costringendo la popolazione a vivere – con il caldo estivo – con sole 3-4 ore di elettricità al giorno), alla riduzione del 30% degli stipendi dei propri dipendenti nella Striscia e alla sospensione dei contributi a ex prigionieri politici considerati legati a Hamas. Nena News.

 

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