Fonte: Information Clearinghouse

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Mar 14, 2017

 

Per alleati e nemici allo stesso modo, tutte le vie conducono a Mosca come principale attore del Medio Oriente

di  Finian Cunningham

Traduzione di Juan Manuel de Silva

 

Nella stessa settimana in cui gli Stati Uniti hanno inviato  truppe addizionali al Kuwait per poi schierarle in Iraq ed in Siria, la Russia era occupata nello schierare una azione diplomatica di grande peso.

Il contrasto segna un cambio di paradigma nella geopolitica. La Russia è divenuta il principale protagonista nel futuro della vitale regione del Medio Oriente, dove gli Stati Uniti ed i loro  alleati europei, in precedenza,  pretendevano essere l’asse delle potenze egemoni.

Lo scorso Giovedì, il Presidente russo Vlady Putin ha organizzato la riunione con il primo ministro israeliano Netanyahu a Mosca.

Il giorno seguente, è stato il turno del leader turco Recepit Erdogan, per essere ricevuto nel Cremlino. La riunione di Mosca conferma le relazioni restaurate dall’epoca  del fatale abbattimento dell’aereo russo, per opera dei turchi, sulla Siria nel novembre del 2015.

La Russia con ragione può affermare di essersi guadagnata i rispetto di tutti i paesi del Medio Oriente, allo stesso modo anche fra quelli che oscillano tra essere alleati e nemici.  La Siria e l’Iran, alleati da molto tempo, hanno espresso il loro gradimento per l’intervento militare di Mosca in Siria, per salvare questo paese da una guerra di quasi sei anni, mentre nello stesso tempo, gli stati normalmente considerati come clienti degli Stati Uniti, come Israele, la Turchia, l’Arabia Saudita, anche loro hanno offerto il loro rispetto alla Russia sull’utilizzo  dei principi della forza militare per stabilizzare l’inquieta regione.

Questi paesi sono particolarmente importanti, visto che hanno appoggiato le forze mercenarie che in Siria che sono state incaricate di combattere contro l’alleato della Russia, il governo del Presidente Bashar al-Assad. Israele e l’Arabia Saudita si oppongono anche implacabilmente all’Iran, altro alleato chiave della Russia.

Tuttavia questa è una misura del prestigio di cui gode la Russia nella regione. Quando Netanyahu, il premier israeliano, è venuto a Mosca questa settimana, nella sua terza visita in 16 mesi, questa è stata, come sembra, dominata dalla preoccupazione di porre a Putin una osservazione in cui paragonava l’Iran all’antica Persia, quando questa stava cercando di “annientare il popolo ebraico”.  Putin ha alzato il suo dito ed ha detto al leader israeliano di “lasciare il passato” e piuttosto di contribuire a gestire un “cambiamento ed una stabilizzazione del mondo”. Netanyahu è stato zittito convenientemente con quell’ammonimento.

Risulta difficile immaginare qualsiasi altro leader internazionale al comando di un paese che goda di questo tipo di deferenza.

Altri paesi del Medio Oriente che di recente hanno cercato di rinnovare i loro contatti con la Russia, sono l’Egitto, la Libia, il Qatar ed il Bahrein.

La cosa notevole è come la Russia sia stata capace di ottenere il rispetto di una ampia gamma di Stati con tali prospettive politiche e religiose divergenti, alcuni in contrasto fra di loro. Tuttavia nella Russia, tutti trovano un affidabile centro stabilizzante.

L’analista politico statunitense, Randy Martin, afferma che la leaderschip mostrata dalla Russia deriva da una differenza fondamentale con il funzionamento degli Stati Uniti. Martin afferma  che Mosca realmente vuole costruire la pace e lo sviluppo nella regione, mentre che Washington è stata sempre motivata da ragioni egoistiche di dominazione egemonica.

Dice Martin: “La Russia con Putin sta cercando di costruire le relazioni, lo sviluppo regionale, il multilateralismo e la pacificazione. la Russia comprende che l’unico futuro passa da se stessa e da altri soltanto per creare un ordine internazionale mutipolare, stabile.  La Russia sta mostrando la vera leaderschip dimostrando una tolleranza verso i principi degli altri”.

Il commentatore ha aggiunto: “è istruttivo comparare l’intervento militare russo e la diplomazia successiva con gli Stati Uniti. In tutte le zone in cui gli Stati Uniti sono stati coinvolti hanno determinato un fallimento ed una violenza inplacabile. Questo è perchè Washington soltanto è interessato nello sfruttare la regione ricca di petrolio, in definitiva, per i propri fini strategici. Al contrario, la Russia ha una partecipazione reale nel futuro della regione come un vicino e socio di quella.

Dopo aver assistito ad una serie di guerre distruttive dirette dagli Stati Uniti nella regione, dall’Afghanistan all’ Iraq ed alla Libia, sembra che il governo russo ha determinato una risoluzione strategica con cui la ha dovuto fermare,  la dinamica apocalittica  non soltanto per il suo stesso  bene, ma anche per l’interesse del mondo alla  grande. La Siria era la linea rossa tracciata sulla sabbia.

Attraverso l’utilizzo del potere militare, l’intervento della Russia in Siria ha spento le fiamme di un conflitto che minacciava di destabiizzare tutta la regione. Mentre Washington ed i suoi clienti, che hanno appoggiato il cambio di regime, hanno motivo di essere disgustati con l’intervento della Russia, tuttavia si può dare almeno un riconoscimento tacito al fatto che il leader della Russia, Vlady Putin, ha messo fine alla pazzia delle guerre e del caos.

Questa sensazione nuova per il potere russo si è materializzata nel patrocinio dei colloqui di pace in Siria assieme alla Turchia e l’Iran.

Entrambi i paesi hanno negoziato un alt al fuoco in dicembre, che è stato occupato in gran parte, nel facilitare le fasi di trattative tra il governo di Assad e l’opposizione in Siria. Queste conversazioni ad Astana, Kazakistan, adesso hanno spianato il cammino per i negoziati di pace nel nuovo inizio a Ginevra, la prossima settimana, sotto gli auspici della Nazioni Unite.

Nella sua riunione con Erdogan a Mosca, questa settimana, Putin ha preso nota del fatto che le conversazioni ad Astana sono state “la prima volta in cui le parti in conflitto in Siria si sono messe al tavolo dei negoziati”. Ha aggiunto che “questo risultato tangibile” era il motivo di “prudente ottimismo per una accordo politico pieno”.

Il principio fondamentale stabilito dal leader russo è quello del rispetto della sovranità che si applica agli alleati della Russia, così come ai suoi nemici. Mosca sta dicendo che, se la regione destabilizzata dai conflitti deve avere un qualche futuro, allora, come minimo, ogni giocatore deve avere un minimo rispetto della sovranità di ogni nazione.

I giorni oscuri a somma zero, gli intrighi per il cambiamento di regime contro gli altri, devono terminare.

Attraverso uno standard degno di elogio nel Medio Oriente, la Russia ha dimostrato di essere un potere in cui si può confidare, mentre gli Stati Uniti ed i loro alleati europei sono stati fatalmente compromessi attraverso i propri intrighi senza scrupoli, in forma di traditori. Non è escluso che i presunti alleati abbiano fiducia più nella Russia che non nelle potenze occidentali nel lungo termine.

Il caso della Turchia e di Israele, entrambi ferventi alleati di Washington- arrivando a Mosca questa settimana per rendere omaggio a Putin -dimostra che si danno conto che la Russia, nonostante le differenze politiche, si è trasfomrmata nel giocatore indispensabile nella regione. Washington, Londra e Parigi sono come gli uomini di ieri.

Randy Martin, il commentatore politico, dice che “la differenza consumatasi tra la Russia e gli Stati Uniti è dovuta alla comprensione profonda dell’antica differenza tra la guerra e la pace.”

“La Russia conosce il costo della guerra e così apprezza il prezzo della pace”, dice Martin. “Vista la grande distruzione e dolore che la Russia ha sofferto durante la guerra del secolo scorso, forse nessun altro paese del pianeta dispone di una migliore comprensione dell’importanza di fare la pace. Per il contrario, gli Stati Uniti non hanno mai sperimentato la sofferenza della guerra, che la Russia conosce bene. Gli Stati Uniti sanno soltanto incitare la guerra ed infliggere sofferenze”.

Questa distinzione fondamentale sembra essere stata la ragione per cui la Russia si è trasformata in un leader affidabile nella guerra del Medio Oriente e più in là. E’ un potere che gli altri devono rispettare.

Sono quelli che non rispettano la Russia- Washington e i suoi sostituti in Europa – coloro che accusano Putin di essere un aggressore. Le loro accuse sono proiezione della loro condizione di aggressori. La Russia è per porre fine al loro bellicismo attraverso la leaderschip genuina – e per questo che gelosamente calunniano Putin come un aggressore.

 


Finian Cunningham (born 1963), has written extensively on international affairs, with articles published in several languages. Originally from Belfast, Ireland, he is a Master’s graduate in Agricultural Chemistry and worked as a scientific editor for the Royal Society of Chemistry, Cambridge, England, before pursuing a career in newspaper journalism. For over 20 years he worked as an editor and writer in major news media organizations, including The Mirror, Irish Times and Independent. Now a freelance journalist based in East Africa, his columns appear on RT, Sputnik, Strategic Culture Foundation and Press TV.

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