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martedì 20 novembre 2018

 

Lo stato islamico minaccia al-qaeda in Somalia

di Marco Cochi

 

Si intensifica nel paese la guerra interna tra la fazione legata ad al-Qaeda e quella fedele allo Stato Islamico che intanto, dalla sua roccaforte in Puntland, sta ampliando il suo raggio d’azione. 

 

Lo scontro in atto all’interno di al-Shabaab tra la fazione fedele allo Stato Islamico in Somalia (ISS) e quella maggioritaria legata ad al-Qaeda, che negli ultimi mesi sembrava essersi indebolito, è invece ancora al centro dell’attenzione dell’organizzazione di Abu Bakr al-Baghdadi.

Lo prova un articolo pubblicato a pagina otto dell’ultima edizione di al-Naba, la newsletter settimanale dello Stato Islamico, che avverte della possibilità di un imminente scontro tra la sua branca nel paese (ISS-Abnaa ul-Calipha) e il gruppo di al-Shabaab, ufficialmente affiliato ad al-Qaeda dal febbraio 2012.

Lo scritto contiene esplicite minacce nei confronti di al-Shabaab, che secondo al-Naba ha riavviato la sua campagna contro gli almohadi (come vengono chiamati i membri del gruppo con riferimento al loro leader Abdulqadir Mumin) per distruggere la wilayat (provincia) dello Stato Islamico in Somalia.

Secondo l’analisi del testo, effettuata dal sito specializzato sullo studio del terrorismo Long War Journal, emerge che al-Shabaab sta scatenando una nuova campagna di repressione contro l’ISS, in quanto teme nuove defezioni. Come quelle che più di tre anni fa hanno portato alla creazione della locale wilayat, da parte di un ex leader spirituale di al-Shabaab: lo sceicco Abdulqadir Mumin, noto anche come Ikrima al-Muhajir, che il 23 ottobre 2015 apparve insieme ad altri venti jihadisti in un video diffuso su internet, nel quale giurava sottomissione al califfo al-Baghdadi.

Da allora, sul chierico sunnita e sugli altri affiliati pende una taglia emessa dall’intransigente attuale leader di al-Shabaab, Ahmad Umar, fedele ad al-Qaeda e pronto a eliminare fisicamente tutti coloro che esprimono una posizione contraria.

Nello scritto apparso su al-Naba viene anche celebrata la memoria dei soldati dello Stato Islamico uccisi da al-Shabaab, che dopo la scissione ufficializzata da Mumin, divennero i primi dirigenti dell’ISS. Tra questi vengono ricordati Bashir Abu Numan, Hussein Abdi Gedi, Muhammad Makkawi Ibrahim e Abdul Wadud.

Abu Numan è stato uno dei primi comandanti di al-Shabaab a giurare obbedienza allo Stato Islamico, per questo, verso la fine del 2015, è stato ucciso dall’Amniyat, il servizio di sicurezza di al-Shabaab. L’Amniyat ha anche eliminato uno dei teorici di al-Shabaab, Hussein Abdi Gedi, giustiziato insieme a quattro seguaci nel novembre 2015 nei pressi del villaggio di Gududley, nella regione del Medio Giuba.

Il mese seguente, la stessa sorte è toccata a Muhammad Makkawi Ibrahim e poche settimane dopo anche ad Abdul Wadud, che prima di diventare uno dei comandanti dell’ISS era stato un operativo di al-Qaeda per le operazioni in Sudan. Mentre nello stesso periodo, il jihadista statunitense Abdul Malik Jones, dopo aver disertato al-Shabaab in favore dell’ISS, per sfuggire alla collera dell’Amniyat, si è consegnato ai soldati dell’Amisom, di stanza nella base militare di Barawe.

L’articolo descrive nel dettaglio anche come il gruppo estremista somalo tratta i seguaci dello Stato Islamico nelle sue prigioni, dicendo che molti vengono torturati o uccisi prima ancora di raggiungere il luogo di detenzione. Al-Naba elenca pure i nomi di diversi parenti dei membri dell’ISS, che sono stati recentemente assassinati da al-Shabaab.

Tutto questo avrebbe impedito al gruppo di Mumin di stabilire una presenza più ampia e strutturata in Somalia, ma finora la fazione principale legata ad al-Qaeda non è stata in grado di disarticolare completamente le operazioni della costola dello Stato Islamico in Somalia.

Come dimostrano i dati raccolti dal Long War Journal, secondo i quali, dall’aprile 2016, l’ISS ha eseguito 96 attacchi nel paese in coordinamento con il comando centrale dello Stato Islamico, con cui il gruppo, dalla sua roccaforte nel Puntland, sembra mantenere una stretta connessione. Senza dimenticare che altre piccole cellule fedeli al movimento sono presenti anche nella Somalia centrale e meridionale.

Resta adesso da vedere come l’ISS risponderà alla repressione di al-Shabaab, considerando che i lealisti di al-Baghdadi non sono in grado di operare un’attività di insorgenza su vasta scala come il gruppo fedele ad al-Qaeda, pur mantenendo la capacità di portare a compimento attacchi terroristici. Una capacità rimasta inalterata, nonostante i raid aerei che dal novembre 2017 gli Stati Uniti hanno iniziato a condurre contro l’ISS.

Tutto questo lascia spazio alla possibilità che il braccio somalo dello Stato Islamico stia cercando di reclutare nuovi adepti alla causa del califfato, costringendo al-Shabaab a intensificare ancora una volta la sua repressione sui disertori.

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