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venerdì 17 agosto 2018

 

Il BOT di settembre

di Sergio Fissore 

 

Quella mattina del 12 settembre 2018, aprì gli occhi qualche minuto prima che suonasse la sveglia, perfettamente lucido ed in forma. Riuscì a spegnere la torturatrice di ogni mattino prima che questa suonasse, svegliando sua moglie. Si fermò un attimo a guardarla, bellissima e serena, con un sorriso dolcissimo sulle labbra. "Starà sognando" pensò, e qualche idea maliziosa fece capolino fra i suoi pensieri, ma le scacciò subito. No, non oggi. Oggi era il suo primo giorno come ufficiale rogante nella prima delle due aste settembrine per la collocazione dei Titoli di Stato, e nulla sarebbe dovuto andare storto.

Era da poco stato assunto al Ministero dell'Economia e l'incarico gli era stato affidato prima della pausa estiva. Sapeva bene che la sua nomina era dovuta al fatto che molti colleghi, più anziani di lui, fossero ancora in ferie ma tant'è: un passo, seppur piccolo, era sempre un passo. Uscito dal palazzo dove abitava, gli venne incontro una splendida mattina autunnale di Roma, con il sole luminoso e caldo ma l'aria ancora frizzante della notte trascorsa. Gli venne in mente un brano di Ottorino Respighi da "I pini di Roma" e cominciò a canticchiarlo, giungendo in sincrono fra la fine del brano con l'arrivo alla discesa della Metro.

Aveva ancora qualche minuto prima di entrare e si permise un secondo caffè in un piccolo baretto sulla strada. Lo accolse il barista di colore, con il suo italiano ancora goffo. Sapeva che gli avrebbe preparato uno splendido caffé. Forse l'aveva imparato dal collega napoletano, andato in pensione qualche mese prima. "Se così è stato, ha avuto un ottimo maestro" pensò, "ma lui è stato un buon allievo". Mentre sorseggiava il caffè del banco si fermò a guardare gli altri avventori, scoprendo che fra loro non riconosceva nessuno dei nuovi eletti della Lega, "Sarà un caso?", penso fra sè, ed un lieve sorriso comparve sulle sue labbra.

Arrivò in perfetto orario ed il collega della Banca d'Italia, che avrebbe diretto con lui l'asta, gli venne incontro nel corridoio, presentandosi. Era un uomo di mezza età, cordiale ed affabile, ma dall'aria efficientissima: sarebbe stato un buon collega. Arrivati nella sala d'asta, salutarono i vari operatori, già piazzati di fronte ai loro monitor, ancora vuoti di dati se non le classiche intestazioni di rito. Era stato informato che il tutto sarebbe durato poco più di mezz'ora, fa le 10,30 e le 11. ora della fine dell'asta. Pura routine, ma il lavoro extra sede garantiva un bel premio e poi, nel comunicato, sarebbe comparso il suo nome. Con calma estrasse allora dalla sua borsa il quotidiano, comprato in una delle poche edicole rimaste ancora aperte, e si mise a leggere. Verso le 10 e 30 notò che ancora nessuno si era prenotato. "Saranno ancora in ferie", pensò con una punta di invidia, e tornò alla lettura delle possibili formazioni della prossima giornata calcistica. Alle 10,45 chiese al collega della Banca d'Italia di verificare se tutti i collegamenti fossero operativi o ci fosse qualche problema, mentre l'inquietudine stava iniziando a scalfire le sue solide certezze. Il collega tornò dopo 5 minuti, confermando, come lui temeva, il perfetto funzionamento del sistema. "10 minuti" pensò, "può ancora succedere tutto". Ma non successe nulla, ed il sistema, alle 11 in punto, bloccò le possibilità di prenotazione dei BOT.

L'ufficiale rogante si alzò con estrema calma, ricordò a tutti l'assoluta riservatezza che imponeva la situazione, disse che il Ministero avrebbe preso provvedimenti drastici nel caso di fuga di notizie, chiese al collega della Banca d'Italia una stampata dell'esito dell'asta e, avutolo, salutò tutti uscendo dalla stanza. A

ppena fuori dal palazzo volò senza avere le ali verso i taxi, promettendo subito 100 euro al tassista se fosse riuscito a portarlo in tre minuti al Ministero dell'Economia. Pagando il taxi prima si scendere, corse a perdifiato nel suo ufficio non incontrando, per sua fortuna, nessuno durante il tragitto. Si sedette tutto sudato e con il fiatone ma, prima di prendere fiato, compose il numero del cellulare del suo ministro.