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23 gennaio 2018

 

Messico: assassinata Guadalupe Campanur, la difensora dei boschi del Cherán

 

La comunità indigena autonoma chiede indagini sulla mafia del legname

In Messico è stata assassinata l’ambientalista Guadalupe Campanur e il Consejo de Jóvenes de Cherán esige che questo ennesimo omicidio non venga minimizzato né “normalizzato” e in un comunicato scrive che « La comunità indigena di Cherán, simbolo della difensa comunale dell’ambiente in Messico, ha perso una delle sue migliori militanti. Guadalupe Campanur, di 32 anni, è stata assassinata e il suo corpo è stato trovato abbandonato in un posto lo scorso 17 gennaio. Guadalupe Campanur faceva parte del  movimento comunitario del Cherán, nello Stato di Michoacán, che dal  2011 si scontra con le mafie organizzate che tagliano illegalmente i boschi delimitati dentro il municipio».

Il corpo della Campanur è stato trovato, con evidenti segni di violenza, in una zona del municipio de Chilchota, accanto alla strada Carapan-Paracho, a poco più di 100 km da Morelia, la capitale del ichoacán e, secondo la Fiscalía de Michoacán. «fino a questo momento non ci sono persone detenutené è stato chiarito il motivo del Crimine».

Il Consejo de Jóvenes de Cherán «Condanna il femminicidio ed esige dalle autorità che si trovino i responsabili di questo atto. Il coraggio deve farci fremere  e mantenerci sensibili di fronte alla violenza per poter continuare le lotte con il coure e con il coraggio, trasformando la paura in forza sociale».

Le comunità indigena ha ricordato l’enorme lavoro dedicato da Guadalupe «al processo di lotta e difesa dei suoi boschi, essendo stata una parte importante di una delle fogata che vennero installate durante la sua  lotta contro i taglialegna legati al crimine organizzato che terrorizzavano la comunità».

Nel comunicato, il Consejo de Jóvenes spiega che «Guadalupe non era stata dichiarata come desaparecida dai suoi familiari che speravano che presto sarebbe tornata a casa, per questo hanno sottolineato che Lupe, come era conosciuta, non potrà mai essere ritenuta responsabile di quel che le è successo. Siamo in un momento critico, dove si cerca qualsiasi argomento per criminalizzare le donne, però questa volta non sarà così perché siamo coscienti che non meritava di essere derubata della sua vita. Esigiamo che i suoi assassini siano puniti e che i colpevoli vengano giudicati per il delitto di femminicidio. La sua vita, come quella di tutti i e le comuneros di Cherán merita tutto il rispetto e non permetteremo che venga criminalizzata né stigmatizzata».

Pedro Chávez, un ambientalista come la Campanur e che fa parte della Comisión de Honor y Justicia del Consejo Mayor de Gobierno Comunal de Cherán, ha detto a Mongabay Latam che «La comunità sta chiedendo alla fiscalía  che non scarti di investigare se  Campanur è stata attaccata a causa del suo lavoro come comunera e difensora dell’ambiente. Non  venga scartata nessuna linea di indagini, dato che gli agenti della  fiscalía  sono già nella comunidad, siamo nella fase in cui chiediamo che si indaghi i seguendo tutte le piste investigative possibili e una pista è quella dell’attivismo».

La Comisión de Honor y Justicia è stata la prima a confermare la morte della Campanur che è stata riconosciuta grazie ai suoi vestiti, dato che i corpo della giovane ambientalista era già in avanzato stato di decomposizione. La famiglia non aveva più sue notizie da almeno tre giorni e una sua cara amica, Carolina Lunuen, ha scritto che il suo assassinio  «Deve essere interpretato come un messaggio per intimidire e mettere a tacere che è realmente impegnato a dare valore alla vita partendo dalle azioni comunitarie».

La Red Nacional de Defensoras de Derechos Humanos de México ha ricordato che «Guadalupe Campanur è stata la prima donna a diventare guardaboschi nel  Michoacán ed è stata una delle fondatrici dell’organizzazione Ronda Comunitaria».

Le eco-mafie avevano nel mirino Guadalupe Campanur fin da quando fondò la Ronda Comunitaria de Cherán che svolgeva le funzioni di guardaboschi e che dette il via al movimento dei “comuneros” di Cherán, un municipio di 20.000 abitanti, che nel 2008 iniziò a difendere il territorio dalle mafie del Michoacán, per dichiararsi municipio autonomo nel 2011 con un governo stabilito dalla comunidad, senza partiti politici. La lotta per difendere l’ambiente ha fatto diventare Cherán un simbolo della difesa del territorio e delle risorse naturali in Messico, ma questa lotta è già costata la vita a 19 persone. Sui monti del municipio crescono soprattutto pini che vengono abbattuti dai taglialegna abusivi, mentre in pianura ci sono soprattutto arbusti e querce.

Secondo un rapporto dell’Instituto de Investigaciones Agropecuarias y Forestales (Iiaf) dell’Universidad Michoacana de San Nicolás de Hidalgo, prima del  2011 erano stati abbattuti 9.069 ettari di boschi – il 71% del territorio forestale esistente nel 2006 – ed è questo assalto impunito che ha fatto ribellare i comuneros di Cherán, compresa.

Il Consejo de Jóvenes de Cherán, sotolinea: «Questo dolore che sentiamo ci fa ricordare i momenti difficili che abbiamo passato come comunità ed è complicato rendersi conto che una comunera come Lupe che ha dato tanto  al processo di lotta e difesa dei nostri boschi, facendo parte di una fogata (una struttura comunitaria), dell’assemblea di un barrio della nostra comunità, non è più con noi. La regione continua a soffrire di profondi problemi di insicurezza e violenza. Abbiamo ancora molto a cui far fronte nella guerra che ci impongono».

L’assassinio  della Campanur ha causato indignazione in tutto il Messico e  cordoglio e condanna per la morte dell’ambientalista sono state espresse attraverso l’hashtag #JusticiaParaLupita e la deputata del Movimiento Ciudadano Candelaria Ochoa ha scritto su Twitter: «Il femminicidio di Guadalupe Campanur Tapia non è un caso isolato, i difensori/e delle nostre risorse naturali subiscono quotidianamente violenze e accuse».

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