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gennaio 23, 2018

 

Serie di tweet  

MSuchkov_ALM su Twitter pubblicati il  21 e 22 gennaio 2018

 

21 gen 2018

Il punto di vista russo su Afrin

di Maxim A. Suchkov

Russia Editor @AlMonitor - Political analyst

Traduzione in italiano di Fabio

 

La convinzione comune suggerisce che Mosca abbia dato la luce verde alla mossa di Ankara in cambio di qualcos’altro: Idlib, il congresso di Sochi, influenza sull’opposizione. Ciò può essere vero ma si deve tener presente quello che segue. 

 

L’atteggiamento di Mosca deve seguire la linea politica della Russia sul “non interferire dove la sua propria sicurezza non sia direttamente in gioco”. Con Erdogan, questa è una linea MOLTO sottile ma, finché la Turchia e la Russia tengono aperti i canali militari, informativi e presidenziali, è molto improbabile che la Russia si immischi in quella che la Turchia considera una preoccupazione ben maggiore per la propria sicurezza. 

 

Se la decisione della Russia è vista ora come “uno scambio di curdi”, deve essere puntualizzato che lo YPG ha pochi contatti con Mosca avendo puntato su legami molto più stretti con gli USA. 

 

Mosca, sulla crisi di Afrin: “Fra i maggiori fattori che l’hanno accesa ci sono state le mosse provocatorie degli USA tese all’isolamento delle regioni dominate dai curdi”. La critica russa è un colpo doppio: addossa la colpa sugli USA per l’apertura delle ostilità  e segnala ai curdi che dovrebbero lavorare più strettamente con la Russia per sentirsi adesso più sicuri.

 

Le relazioni con lo YPG peggioreranno nel breve periodo, ma l’idea che la Russia “ha tradito i curdi” è una fesseria. È improbabile che Mosca faccia un passo indietro dal sostenere il ruolo dei curdi nell’accordo politico in Siria, dall’appoggiarli nelle loro relazioni con i curdi dell’Iraq, dall’assicurare i loro diritti nella Siria futura. È solo che la Russia si muove cautamente, allontanandosi dalle “richieste radicali” proprie dei curdi. 

 

Damasco sarà ora diffidente guardando Afrin, ma ammorbidire i curdi ad un grado RAGIONEVOLE di richieste gioca anche a favore di Assad. Finché la Russia segue la situazione e lo tiene aggiornato, lui si sentirà meno insicuro, non reclamerà (le critiche pubbliche non contano, perché un Presidente di una nazione invasa le deve fare). 

 

Il presunto accordo fra Russia e Turchia sembra anche suggerire che la Turchia dovrebbe lasciare la Siria dopo Afrin. È probabile che sarà un qualche tipo di “partenza in stile russo”, in cui delle truppe rimangono per tenere sotto controllo lo YPG. Altrimenti, una Turchia ulteriormente potenziata sarà un problema per la Russia durante il processo per raggiungere un accordo in Siria. 

 

Finora Mosca ha mantenuto la rotta. La Russia non è in Siria per gli interessi della Turchia, dei curdi o di altri attori, ma solo per i propri. Finché questi non vengono colpiti è probabile che sia misurata nelle azioni e conciliatoria nelle parole. 

 

La parte del silenzioso la fa l’Iran. Per esso, la Turchia, e non la Russia, rappresenta la sfida a lungo termine sul controllo del territorio. La Russia cerca un controllo politico e non ha bisogno necessariamente del terreno per ottenerlo, la Turchia invece sì. Quindi, osservare la reazione dell’Iran è la giusta chiave di lettura. Così come lo è quella di Israele. 

 

Gli USA sembrano aver detto “A” (con il programma delle guardie di frontiera curde) senza essere pronti per “B”. Se si ritireranno adesso prenderanno un ulteriore colpo alla loro posizione in Medio Oriente, se agiranno attiveranno reazioni più forti da parte della Russia, della Turchia e, forse, dell’Iran, il che vuol dire un aumento dell’ostilità nei loro confronti. 

 

Il tutto non appare buono. Il migliore risultato offerto alla Siria, inclusi i curdi, è un aggiustamento politico il più rapido possibile (visto che una soluzione è improbabile). Altrimenti ci sarà un altro colpo ai colloqui di Ginevra, un comportamento irrazionale, una maggiore instabilità regionale e maggiori complicazioni internazionali.

 

22 gen 2018

Aggiornamento sul rapporto Russia-curdi sullo sfondo della operazione di Afrin.

 

L’autorevole media russo RBK riferisce la sua conversazione con un consulente dello YPG secondo il quale, subito dopo l’inizio della Operazione Ramoscello d’Olivo turca, Mosca ha chiesto allo SDF di lasciare il controllo di Afrin ad Assad. In cambio, ha promesso di parlare ad Ankara per interrompere l’offensiva ed evitare così un bagno di sangue.

  

I curdi hanno declinato la proposta dicendo, secondo quanto riportato, che “non avrebbe aiutato a risolvere la crisi siriana”, lamentando anche che la proposta della Russia sarebbe stata fatta in “modo esigente”. Non è chiaro chi sia stato il latore della proposta dalla parte russa, il Ministero della Difesa non ha ancora rilasciato commenti. 

 

Lo YPD ora dice che non parteciperà alla iniziativa russa del Congresso per il Dialogo Nazionale in Siria prevista per il 30 gennaio, né seguirà alcun accordo raggiunto là. Prima dell’offensiva su Afrin, lo YPD era in colloqui con Mosca per la sua partecipazione, la Russia stava persuadendo la Turchia ad accettarla. 

 

Lo YPD promette anche di “delineare la sua linea politica verso la Russia” e di tener conto che “Mosca ha dato la luce verde alla operazione della Turchia”. 

 

Il vincitore politico, almeno nel breve termine, è la Turchia. Per anni la Russia non ha considerato i curdi come “terroristi” o come un “problema” di questo tipo. Ma, premendo forte su Mosca, i curdi rischiano ora di dare alla Turchia ogni sorta di strumento per provare a tirare la Russia dalla loro parte. 

 

La posizione degli USA è analoga a quella della Russia: aspettare & vedere, via libera alla offensiva ma assicurarsi che la Turchia non faccia un grande casino (è difficile immaginare come ciò possa essere fatto sul terreno, ma va beh). Quindi, non è nell’interesse dei curdi fare mosse drastiche che portino ad inimicarsi la Russia. 

 

Quello che accade ad Afrin non è, in definitiva, colpa della Russia. Mosca si è vista rifiutare le sue proposte ma non ha rinunciato né alla sua considerazione dei curdi come attori fondamentali in Siria e nella regione, né a tener di conto dei loro diritti conquistati a così caro prezzo. Non giova alla causa dei curdi il “girovagare strategico” dello YPG. Afrin sarà presto rimessa a posto, i curdi avranno bisogno della Russia.

 

 

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