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7 marzo 2018

                                

Novità nei rapporti con gli Usa. I negoziatori del sud a Washington

di C. Alessandro Mauceri

 

Durante i giochi olimpici invernali nella Corea del Sud si sono visti chiari segnali di riappacificazione tra le due Coree.


Ieri questi contatti hanno mostrato i primi risultati: l’ufficio del presidente sudcoreano Moon Jae-in ha diffuso un comunicato nel quale si parla della disponibilità della Corea del Nord ad avviare negoziati con gli Stati Uniti d’America sul proprio programma nucleare militare. Per dimostrare la propria volontà di giungere ad un accord, la Corea del Nord, almeno stando alle parole del referente della Corea del Sud, sarebbe disposta a sospendere i propri test missilistici per tutta la durata delle trattative. A patto ovviamente che venga eliminata la minaccia militare contro il paese e ne venga garantita la sicurezza.
Forse è ancora presto per brindare alla fine della diatriba tra Corea del Nord e Usa: ad oggi, infatti, manca la conferma ufficiale da parte del governo di Kim Jong-un. Inoltre appare strano che sia proprio la Corea del Nord a voler buttare sul tavolo delle trattative la carta della rinuncia alle armi nucleari. Specie dopo che, a seguito dei test effettuati negli scorsi mesi, è apparso chiaro che la Corea del Nord potrebbe rientrare nella ristrettissima cerchia dei paesi in grado di colpire gli Usa con i propri missili.


In barba alla decisione delle Nazioni Unite di mettere al bando non solo la proliferazione ma anche lo stesso possesso di armi nucleari (decisione approvata e i cui lavori sono in corso nonostante l’opposizione dei Usa, Russia, Corea Del Nord, Israele e molti altri paesi – casualmente tutti dotati un arsenale nucleare considerevole) sono molti i paesi ad disporre di armi nucleari. Ma quelli in grado di colpire qualsiasi altro paese sul pianeta, secondo un recente studio, sono solo cinque: Russia, Stati Uniti d’America, Cina, Regno Unito e Francia. A loro, a brevissimo potrebbe aggiungersi proprio la Corea del Nord.
Nonostante gli accordi di non proliferazione nucleare vigenti, ma non ratificati da molti, negli ultimi anni si è assistiti ad un vero e proprio boom del settore delle armi nucleari: “Riteniamo di entrare in una rinascita missilistica”, ha dichiarato Ian Williams, direttore associato presso il Centro di studi strategici e internazionali. La maggior parte dei paesi che dispone di missili, però, dispone di armi basate su tecnologie obsolete, il che li rende meno precisi con maggiori rischi per i civili e di minore gittata. Anche i paesi che negli ultimi due decenni hanno pesantemente investito sul nucleare per scopi bellici, lo hanno fatto perché coinvolti in conflitti con paesi vicini, come in Asia e in Medio Oriente, si pensi a Israele, all’India o al Pakistan.


Diversa la situazione per la Corea del Nord, che con i propri test ha dimostrato di aver portato la gittata dei missili da 745 miglia (nel 1990) a più di 8mila miglia: abbastanza per raggiungere molti paesi. Tra i quali anche gli Stati Uniti d’America. Un rischio troppo alto anche per il presidente americano Donald Trump. Per questo non è sbagliato pensare che potrebbe essere stato lui in realtà l’ispiratore di questa nuova tregua. Non solo perché da settimane i due leader non si attaccano mediaticamente nei discorsi ufficiali. Ma soprattutto perchè è previsto che domani gli inviati della Corea del Sud che hanno incontrato Kim Jong-un voleranno negli Stati Uniti per informare l’amministrazione del presidente Trump sull’esito dei colloqui con la Corea del Nord. “In corso possibili progressi nelle trattative con la Corea del Nord. Per la prima volta in tanti anni, tutte le parti coinvolte si stanno impegnando in modo serio – ha scritto Trump in un tweet – Il mondo guarda e aspetta! E se è una falsa speranza, gli Usa sono pronti a impegnarsi comunque in qualsiasi direzione!”.


Intanto durante gli incontri degli ultimi due giorni si sono fatti notevoli passi avanti nei rapporti tra le due Coree: si è anche parlato di un incontro tra Kim Jong-un e Moon Jae-in, che dovrebbe tenersi ad aprile nella zona demilitarizzata al confine tra i due paesi e del rilascio di tre prigionieri coreani-americani agli arresti in Corea del Nord. Le notizie di un possibile disgelo hanno avuto notevoli ripercussioni anche sui listini azionari mondiali, con i futures sul Dow Jones che hanno guadagnato più di 100 punti.


Una vittoria diplomatica, prima ancora che strategica, per il governo di Pyongyang… e una sconfitta, l’ennesima per il tycoon di Washington.

 

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