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28 aprile 2018

 

A Panumunjom Kim chiude in un angolo Trump

di Enrico Oliari

 

Si è svolto nel villaggio di Panumunjom, nella zona demilitarizzata al confine fra le due Coree, lo storico incontro fra il leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente sudcoreano Moon Jae-in, avvenimento che questi aveva messo in campagna elettorale e che è riuscito a concretizzare nonostante i pronostici di molti analisti.


I due leader coreani si sono salutati in un clima di cordialità, il protocollo e quanto stabilito dai funzionari negli incontri preparatori seguiti alla partecipazione del Nord alle Olimpiadi di Pyongchang è stato rispettato alla perfezione e vi è stato il tempo per i fuoriprogramma dei due presidenti che hanno compiuto un passo dal valore altamente simbolico nei reciproci paesi.


“Panmunjom è diventato un simbolo di pace, non più di divisioni”, ha detto Moon salutando il leader nordcoreano al terzo vertice di presidenti fra i due paesi (i precedenti sono del 2000 e del 2007), “Spero di scrivere un nuovo capitolo tra noi”, gli ha risposto Kim al momento della firma del libro degli ospiti della Casa della pace.


Più che per discutere ed arrivare a conclusioni, l’incontro di Panumunjom è servito in quanto tale, come segnale di distensione diretto al mondo. Kim Jong-un starà certamente facendo passare attraverso la propaganda di regime la cosa come una vittoria personale e della propria nomenklatura, e non è detto che abbia torto dal momento che ha in qualche modo mostrato fin dove può arrivare, ha obbligato lo statunitense Donald Trump a tendergli la mano ed ha ostacolato la corsa al riarmo nella regione, un affare d’oro per gli Usa. Più che le sanzioni, insomma, a dare frutti sembra essere il cambio di strategia adottato da Pyongyang: fare la guerra facendo la pace.


E vittoria è stata anche per il presidente sudcoreano Mon Jae-in, il quale continua a spingere per la normalizzanormalizzazione dei rapporti a cominciare dalla firma della fine della guerra che ufficialmente è in corso fra i due paesi da oltre mezzo secolo. Come Moon ha spiegato nei giorno scorsi “La firma di un trattato di pace deve essere perseguita dopo che verrà dichiarata la fine della guerra” in quanto non è mai stata firmata la pace dal conflitto 1950 – 1953. Allora era stato sottoscritto semplicemente un armistizio tra le forze Onu a guida Usa (in rappresentanza della Corea del Sud), la Cina e la Corea del Nord.
Moon si è detto ottimista sul raggiungimento di un accordo anche perché Kim Jong-un ha aperto alla possibilità del disarmo nucleare senza pretendere il ritiro dei 33mila militari statunitensi dal Sud, per cui “è possibile stabilire la pace, puntare sulla normalizzazione delle relazioni Pyongyang-Washington e sulla ricerca del sostegno internazionale per lo sviluppo economico del Nord, se il paese sarà denuclearizzato”.


Intanto però a Panumunjom Kim non ha parlato di denuclearizzazione, forse perché tema da mettere sul piatto in occasione dell’ormai prossimo vertice con il presidente Usa Donald Trump.

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