Redazione ANSA

16 maggio 2018

 

La Corea del Nord minaccia di annullare il summit con Trump

 

Cancellati i colloqui con Seul per le esercitazioni con Washington. Usa: 'Avanti con la preparazione del summit'. Al via lo smantellamento del sito dei test nucleari

 

Corea del Sud e Usa hanno deciso di andare avanti con le fasi preparatorie del summit di Singapore del 12 giugno tra il presidente americano Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un. E' il risultato del colloquio telefonico d'urgenza tra il ministro degli Esteri Kang Kyung-wha, dopo le mosse a sorpresa di Pyongyang che ha cancellato il dialogo di alto livello di oggi con il Sud e minacciato di far saltare lo storico vertice Trump-Kim. Per tale motivo, il presidente Moon Jae-in sarà a Washington il 22 maggio.

La Corea del Sud ha giudicato "deplorevole" la decisione unilaterale di annullare il dialogo di alto livello di oggi al villaggio di confine di Panmunjom.

Gli Usa - afferma la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders - sperano ancora nel vertice fra Trump e Kim e il presidente Usa è pronto a negoziati duri ma se l'incontro saltasse gli Stati Uniti continueranno la campagna di massima pressione sulla Corea del Nord.

La Corea del Nord ha intanto avviato le opere di smantellamento del sito di test nucleari di Punggye-ri, già prima della cerimonia ufficiale di chiusura del 23-25 maggio davanti a esperti e media internazionali, in vista del summit di Singapore del 12 giugno tra il leader Kim Jong-un e il presidente americano Donald Trump. Lo affermano i militari di Seul, a conferma della lettura di 38 North, think-tank della Johns Hopkins University, in base a immagini satellitari del 7 maggio.

 

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16 maggio 2018 

 

Corea del Nord, a rischio l’incontro Kim-Trump: il gioco di Pyongyang in 8 punti 
di Guido Santevecchi

corrispondente da Pechino

 

Kim Jong-un non lancia più missili ma prende di mira il sogno di Donald Trump di fare del vertice del 12 giugno a Singapore «un momento molto speciale per la pace nel mondo». Che cosa c’è dietro la minaccia nordcoreana di far saltare l’incontro? Nell’ipotesi migliore il Maresciallo sta mettendo sul tavolo le sue condizioni per il negoziato. Vediamole

 

I B-52 di Max Thunder

Ieri Pyongyang ha cancellato un incontro con i sudcoreani accusando Washington e Seul di preparare un attacco preventivo con le manovre aeree che coinvolgono appena cominciate nei cieli del Sud. Si chiamano «Max Thunder», impiegano 100 apparecchi tra caccia F-15, F-22 e anche bombardieri strategici. Le esercitazioni sono di routine, ha spiegato il Pentagono, che però quest’anno le aveva tenute fuori dai riflettori proprio per non provocare reazioni. Servono solo a mantenere il livello di addestramento dei piloti. Però, aver avviato «Max Thunder» proprio nel giorno in cui i nordcoreani cominciavano a smantellare il sito nucleare di Punggye-ri e dovevano incontrarsi con i sudcoreani non è stata una mossa innocente e casuale. Che cosa vuole Kim? Segnala che dal negoziato di pace si aspetta che le grandi manovre militari tra americani e sudcoreani cessino per sempre, e magari che in futuro il contingente Usa di 28.500 militari sia ritirato. Peraltro anche Trump sembra tentato, per ridurre i costi.

 

Una concessione ai generali nordisti

Il segnale di sfida di Kim può anche essere il segno che il suo potere interno non è illimitato. Per quanto forte deve fare i conti con l’establishment dei suoi generali ai quali non piace che lo sviluppo economico di pace prenda il posto della mobilitazione militare permanente. Kim da quando ha ereditato il trono dinastico, nel dicembre 2011, ha purgato almeno 300 alti gradi del regime, ma evidentemente non può continuare a eliminare tutti quelli che gli stanno intorno, deve dare garanzie anche ai più duri. Per questo ora Pyongyang dice: «Gli Stati Uniti stanno interpretando la nostra posizione conciliante come debolezza, si ricrederanno», il vertice potrebbe non esserci.

 

Insulti a Bolton e no al Modello Libia

Cancellato l’incontro tra i suoi delegati e quelli sudcoreani Kim ha affidato il compito di chiarire la posizione al suo viceministro degli Esteri. Che questa mattina ha diffuso un lungo comunicato. Ci sono insulti personali per John Bolton, il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, definito «ripugnante». Ma poi il documento articola con chiarezza l’obiettivo: «Bolton continua a sputare fuori il “Modello Libia”. Siamo uno Stato dotato di potenza nucleare, non la Libia che era solo allo stadio iniziale del suo programma, è chiaro che Bolton e quelli che la pensano come lui alla Casa Bianca vorrebbero solo forzarci al disarmo per farci fare la stessa fine della Libia e dell’Iraq». John Bolton era nell’amministrazione Bush quando nel 2004 Gheddafi accettò di smantellare il suo programma di armi di distruzione di massa. Nel 2011 il colonnello fu rovesciato e ucciso mentre cercava di fuggire. Kim ha visto le immagini in tv e non ha dimenticato.

 

La denuclearizzazione secondo Kim

Il documento cita esplicitamente le richieste americane, definendole «sinistre e assurde»: vorrebbero «la nostra denuclearizzazione completa, irreversibile e verificabile», chiedono «la totale distruzione delle armi nucleari, dei missili, dell’arsenale biochimico» in cambio «dopo», di «compensi economici». Questo a Kim non basta: chiede che la riduzione del suo armamentario vada di pari passo con i premi, vale a dire allentamento delle sanzioni, garanzie certe per il mantenimento del suo regime. E siccome la garanzia migliore, forse l’unica, sono le atomiche, Kim fa capire che è disposto a ridurne il numero, probabilmente a consegnare i missili intercontinentali capaci di colpire gli Stati Uniti, ma non a denuclearizzare completamente.

 

I regali di Kim

Oggi Kim, ha cominciato a porre le sue richieste, dopo diversi «regali» di poco costo (chiusura del sito di Punggye-ri comunque compromesso e forse inutile visto che ha già 40-60 ordigni, liberazione dei tre ostaggi americani). Vuole intanto la fine delle manovre militari al Sud, preludio alla fine della presenza americana. E quanto alla denuclearizzazione completa, non ci pensa.

           

Il ruolo di Xi Jinping

La settimana scorsa Kim è tornato in Cina per colloqui con Xi Jinping. Potrebbe essere stato il leader cinese a consigliargli di giocare duro. Pechino ha tutto l’interesse a giocare la carta nordcoreana con gli americani, soprattutto ora che è impegnata a disinnescare la guerra commerciale.

 

Il ruolo di Bolton

La Casa Bianca è stata presa di sorpresa dalle due mosse di Kim, la cancellazione dei nuovi colloqui con i sudisti, la minaccia di far saltare il vertice con Trump. Ma secondo gli analisti, se Trump manterrà nervi saldi, non cederà al gioco di Bolton che evidentemente non vuole una trattativa ma la resa incondizionata del Nord, il summit si farà. Bolton poche settimane fa ha ripetuto che l’unico motivo per incontrare i nordcoreani e «concordare luogo e data in cui i cargo americani atterreranno al Nord per ritirare le armi». Troppo duro per dialogare. Donald Trump sicuramente gioca la carta del falco Bolton per accrescere la confusione e la paura di Pyongyang. Finora ha avuto ragione, ma Kim sembra voler chiamare il bluff, come al tavolo da poker.

 

Un vertice trappola?

Certo, il vertice Trump Kim presenta molti rischi per il presidente. Ansioso di presentarlo come una vittoria potrebbe avallare un accordo al ribasso, con promesse fumose di Kim. Il fronte anti-Trump già immagina che il presidente farà la fine di Chamberlain, il premier britannico che tornò da Monaco 1938 dopo il Patto con Hitler promettendo «pace per i nostri tempi». Però è meglio vedere le carte del Maresciallo piuttosto che andare alla guerra. Tutto sommato rialzando la tensione e la posta Kim ha solo fatto capire a Trump che anche lui è pronto ad «alzarsi e uscire» a metà summit se dovesse accorgersi che non ci sono margini di trattativa.

 

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