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31 maggio 2018

 

L’alto ufficiale Kim Yong-Chol a Washington per preparare il vertice di Singapore. E Lavrov a Pyongyang per non rimanere indietro

di Francesco Cirillo

 

l ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov si è recato nella capitale nordcoreana Pyongyang per partecipare ad una serie di colloqui con l’omologo Ri Yong-hoe e con il leader della Corea del Nord Kim Jong-un. Al momento non sono noti i temi trattati durante gli incontri, anche se si presume l’intenzione di Mosca di non essere messa in ombra nella fase di de-escalation in corso e quindi di avere un ruolo anche in vista dello storico vertice di Singapore, previsto per il 12 giugno, tra il presidente Usa Donald Trump e Kim. Secondo fonti vicine al ministero degli Esteri russo, Lavrov avrebbe invitato Kim Jong-un a Mosca.


Va ricordato che la Russia, paese con diritto di veto all’Onu e confinante della Corea del Nord, ha sempre lavorato per individuare posizioni di compromesso anche quando le tensioni fra il regime nordcoreano e Washington avevano raggiunto livelli preoccupanti.
La visita del capo della diplomazia moscovita è la prima svoltasi nel paese dal 2009 e dimostra la volontà di consolidare un’alleanza raffreddatasi con la partecipazione alle recenti risoluzioni Onu e alle conseguenti sanzioni.


L’incontro tra Lavrov e Ri Yong Ho, come affermato dall’agenzia russa TASS, si è svolto nella sede del “Parlamento nordcoreano”, l’Assemblea popolare suprema.
Nel frattempo è giunto a New York uno dei massimi ufficiali del regime nordcoreano, Kim Yong-chol, per tentare organizzare il summit di Singapore che il 24 maggio Trump aveva fatto dopo che il vice ministro degli Esteri nordcoreano Choe Son-hui aveva parlato di “azioni illegali e oltraggiose” ed aveva definito “ignorante e stupido” quanto dichiarato dal vicepresidente Mike Pence, ovvero che se la Corea del Nord non avesse ceduto, Kim avrebbe fatto la fine di Gheddafi.


Kim Yong-chol è membro del politburo di Kim Jong-un in veste di vice presidente del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori e membro della Commissione centrale militare.
Il suo nome è legato oltretutto ai settori dell’intelligence nordcoreana e alla gestione dei servizi segreti nordcoreani. Secondo il sito 38North, Kim Yong-chol è il numero “uno” del “Complesso terzo ufficio”, una rete di agenzie nordcoreane di intelligence che si occupa di spiare le mosse di Seoul, ed ha la delega degli affari sudcoreani.


Kim Yong-chol ha anche il delicato compito di mantenere i rapporti diplomatici con la Cina e da oggi anche con gli Usa di Donald Trump. Prima di questa promozione era a capo, fino al 2016, dell’Ufficio generale di ricognizione, altra struttura di intelligence che ha il compito di analizzare le informazioni politico-militari provenienti dalla Corea del Sud ed attuare operazioni di cyber spionaggio. Il 38North considera l’Ufficio generale il principale responsabile della più grave azione di Pyongyang dal secondo dopoguerra, ovvero l’affondamento della nave militare sudcoreana Cheonan il 26 marzo 2010. Il legame tra Kim Yong-chol e la famiglia Kim esiste è di lunga durata. Negli anni 60′ e gli anni 70′ era la guardia del corpo dei membri della famiglia; inoltre è considerato uno tra i rari “self-made men”, persona che ha scalato dai gradini più bassi la gerarchia della leadership nordcoreana.


E’ il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ad aver incontrato l’alto ufficiale di Pyongyang. Inoltre funzionari governativi senior nordcoreani e statunitensi, secondo quanto affermato dall’addetta stampa della Casa Bianca Sarah Sanders, si stanno incontrando per coordinare le azioni in vista del summit.

 

 

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