https://www.ilsussidiario.net/

12.12.2018

 

Evitare il blitz, potrebbero venderla a Al-Shabaab

Paolo Vites intervista Gian Micalessin

 

Situazione sempre più complessa per Silvia Romano, la volontaria italiana rapita in Kenya

 

La polizia del Kenya ha annunciato l’arresto di uno dei tre rapitori di Silvia Romano, la cooperante milanese scomparsa oramai da circa tre settimane. Dopo aver individuato quasi subito la madre e la suocera di uno dei tre rapitori, la polizia locale ha annunciato più volte di essere ormai sul punto di liberare l’italiana, ma non è mai successo nulla. Per Gian Micalessin, anzi, “l’arresto di questo presunto membro della banda potrebbe risultare una mossa pericolosa, che fa fuggire o reagire malamente gli altri complici”. Da evitare, ci ha detto ancora, “il blitz violento della polizia. Occorre continuare a muoversi con cautela: il pericolo più grosso è che Silvia venga venduta ai terroristi di Al–Shabaab, e allora la sua liberazione diverrebbe una faccenda con poche speranze di chiudersi bene per lei”.

 

Micalessin, sono venti giorni ormai che la polizia keniota annuncia di essere sul punto di liberare Silvia Romano, ma al momento non succede nulla. Che idea ti sei fatto della faccenda?

Ci sono state un sacco di imprecisioni da parte delle autorità keniote, e va ricordato che abbiamo a che fare con forze che non sono il massimo della precisione. Va poi detto che si sta operando in una zona molto difficile, la regione del Tana River (dove è stato arrestato il presunto rapitore, ndr) un ambiente molto difficile dove vivono diverse tribù chiuse ed ostili anche nei confronti delle autorità governative. Una zona dove si sono registrati scontri anche molto violenti.

 

Ma concretamente, queste forze di polizia che cosa stanno facendo?

Difficile saperlo. C’è la speranza che si muovano con molta cautela per evitare ogni rischio alla ragazza, e non in modo irruente, cosa che costerebbe cara. Dobbiamo sperare che non si facciano prendere la mano e tentino un blitz, abbiamo già visto diverse volte che vanno a finire nella maniera opposta a quella che si voleva.

 

Facendo ogni scongiuro del caso, vista la sua giovane età e le tre settimane trascinata in giro per le foreste, in che condizioni potrebbe trovarsi Silvia? Non c’è il rischio che vogliano liberarsi di lei per fuggire più velocemente?

Il rischio vero sarebbe la vendita ad Al–Shabaab in Somalia del nord, in quel caso diventerebbe tutto più difficile. Questo va scongiurato, dopo diventerebbe improbabile riuscire a liberarla.

 

Essendo una banda di ladroni qualunque, non era meglio contattarli e offrire un po’ di soldi e ottenere la liberazione della volontaria?

E’ chiaro che le autorità keniote vogliono chiudere in altro modo. Hanno a che fare con tribù che hanno creato problemi con centinaia di morti, devono ricevere un segnale preciso, un cedimento del governo di fronte a realtà che appartengono a un contesto tribale è contrario agli interessi statali. Vogliono dimostrare che sono in grado di mettere a segno il colpo vincente.

 

I nostri servizi segreti si sono sempre mossi molto bene in situazioni analoghe, siamo presenti in zona?

Non è una zona di particolare interesse nazionale, sicuramente c’è una presenza che però serve a monitorare la situazione e a coordinarsi per evitare l’esuberanza di cui dicevamo prima. Ma non è una zona in cui sono operativamente attivi.

 

Che tempi prevedi? E se non si riesce a fare previsioni qual è il motivo?

In questo caso è molto difficile fare previsioni, un arresto come quello di questi giorni può essere stato mal deciso e portare alla fuga degli altri complici. Non azzarderei alcuna previsione.

 

top