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27/07/2018

 

L'appello dei familiari di padre Paolo Dall'Oglio: "Un emiro sa, agire ora"

 

A cinque anni dalla scomparsa le sorelle del padre gesuita non perdono la speranza. E da un reportage Rai spunta un nuovo testimone

 

Il 29 luglio ricorreranno i 5 anni dalla scomparsa del padre gesuita Paolo Dall'Oglio, sparito nel nulla in Siria il 12 agosto del 2013. Ma i familiari e gli amici non perdono la speranza, e riuniti questa mattina a Roma nella sede della Fnsi hanno rivolto un nuovo accorato appello alle autorità italiane affinché agiscano ora, senza indugi, approfittando del nuovo quadro politico venuto a crearsi con la presa di Raqqa da parte delle forze curde.

C'è in particolare una persona ancora viva e che può fornire notizie importanti: si tratta di Abd al-Rahman al Faysal Abu Faysal, un emiro dell'Isis a capo di una tribù locale. Amedeo Ricucci, giornalista della Rai, ha spiegato: "Realizzando un reportage che andrà in onda domenica sera su Raiuno, abbiamo appurato che fu con questo emiro che padre Dall'Oglio andò a parlare il 29 luglio del 2013, nel quartier generale dell'Isis, a Raqqa", per chiedere il rilascio di un attivista siriano, oppositore del regime di Assad, ma fatto prigioniero dall'Isis. "Da quel momento - ha aggiunto Ricucci - padre Dall'Oglio è sparito. Bisogna quindi agire adesso, cercando di ottenere informazioni dai testimoni diretti, in primis da questo personaggio".

A fargli eco sono state le sorelle di padre Dall'Oglio, Immacolata e Francesca. Quest'ultima ha esortato le autorità italiane ad agire presto: "Abbiamo sentito la vicinanza del presidente Mattarella, dell'ex premier Gentiloni, ma ora bisogna fare luce su questa vicenda, perché la situazione a Raqqa è cambiata. Per noi familiari questa attesa è molto dolorosa, ma continuiamo a sperare e chiediamo che si continui a indagare su quanto accaduto a nostro fratello perchè il silenzio ci fa soffrire". Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ha infine spiegato: "Oggi non ci siamo riuniti qui per commemorare padre Paolo, ma per parlarne al presente. È sparito da 5 anni, ma di lui ricordiamo l'azione per costruire i ponti, per comprendere le diversità, per unire, per fermare la guerra in Siria e per denunciare quella strage. E spesso padre Paolo, come tutti i costruttori di ponti di pace, non è stato capito ed è stato osteggiato. Oggi, tutti insieme, chiediamo quindi al governo di non oscurare questa storia, di non oscurare la Siria, di ricordare questa tragedia e di continuare a ricercare verità e giustizia. Non lo dobbiamo solo alla famiglia di padre Paolo, ma alla dignità nazionale".

 

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