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26 gen 2018

 

L’Italia ricorda Giulio Regeni

 

Migliaia di persone in cento piazze italiane tinte di giallo hanno chiesto ieri sera verità per il ricercatore friulano ucciso due anni fa in Egitto. Il magistrato Pignatone parla alla stampa: “il movente della sua uccisione era la sua attività di ricerca”. Il premier Gentiloni promette la continuazione delle indagini, ma la sinistra con Potere al Popolo lo attacca: “Ha normalizzato i rapporti con l’Egitto del criminale al-Sisi”

 

Roma, 26 gennaio 2018, Nena News –

 

Migliaia di persone hanno aderito ieri alla campagna di Amnesty International “per la verità su Giulio Regeni” manifestando ieri sera in circa cento piazze italiane. Marce silenziose e presidi di donne e uomini con in mano delle candele accese hanno unito la penisola alle 19:41, l’ora in cui due anni fa Giulio inviò l’ultimo sms prima di essere rapito, torturato per giorni e ucciso dagli apparati di sicurezza del brutale regime egiziano di al-Sisi.

A Trieste un migliaio di persone ha partecipato alla fiaccolata in sua memoria che si è svolta in composto silenzio tra piazza Unità d’Italia e piazza della Borsa. A Fiumicello (Udine), paese natale di Giulio, le iniziative in ricordo di Giulio erano iniziate di pomeriggio con la Camminata dei diritti di fronte al piazzale della scuola cittadina. Ad aprire la marcia con una bandiera arcobaleno sono stati i bambini del Governo dei giovani, il progetto di cittadinanza attiva e partecipazione democratica che coinvolge studenti e amministrazione comunale.

A seguirli c’era la madre di Giulio, Paola Deffendi, con la bandiera gialla su cui era scritto “Verità per Giulio Regeni”. “Il coraggio è andare avanti nonostante il male che può esserci nell’animo umano – ha detto la signora Deffendi durante la cerimonia serale al teatro cittadino – Quello che è successo a Giulio sia a livello fisico che intorno a lui è un male inimmaginabile che noi non conoscevamo”. “A Roma – ha aggiunto – si sono accorti di cosa sta succedendo? Hanno visto che mobilitazione c’è stata oggi? Piazze intere piene di gente, tutte gialle. Oggi quindi ribadiamo che se noi riusciamo a ottenere davvero verità e giustizia, facciamo tutti insieme cambiare un intero Paese. E questo, se lo riusciamo a ottenere, sarà proprio grazie a Giulio che continua a darci forza e coraggio per raggiungere questo risultato”.

Oltre ai rappresentanti locali delle istituzioni, a manifestare accanto alla famiglia Regeni erano presenti anche diversi esponenti del mondo dello spettacolo come Pif, Daniele Silvestri e Valerio Mastandrea e la Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana) con il presidente Giuseppe Giulietti.

Fiaccolata anche a Roma dove oltre 500 persone hanno voluto ricordare il ricercatore scomparso al Cairo davanti a Montecitorio. All’iniziativa di Amnesty di Genova, ha sfilato l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca. Presente in piazza anche il rettore dell’Università di Genova Paolo Comanducci che, intervistato da Repubblica on line, ha criticato Università di Cambridge, l’istituzione accademica per quale Regeni stava svolgendo il suo lavoro di ricerca in Egitto: “I nostri colleghi di Cambridge – ha detto – avrebbe dovuto essere più attenti prima di mandare un ragazzo a fare ricerca in quelle condizioni”.

La presenza di migliaia di persone in tutta Italia è il chiaro segnale che il Paese non intende lasciare che il caso sprofondi nell’oblio e nell’indifferenza. Incoraggianti, a tal proposito, le iniziative che quest’anno hanno coinvolto anche molte scuole e università con dibattiti (Firenze e Sassari ad esempio) e borse di dottorato (a Bologna e alla Federico II di Napoli). Ma la giornata di ieri è stata anche segnata dalle dichiarazioni del procuratore Giuseppe Pignatone che, per la prima volta pubblicamente, ha voluto fare il punto delle indagini. Due sono gli elementi principali che emergono dalle sue parole.

Il primo è l’individuazione della causa dell’uccisione di Giulio: le sue ricerche. “Il movente dell’omicidio va ricondotto esclusivamente alle attività di ricerca di Giulio ed è importante la ricostruzione dei motivi che lo hanno spinto ad andare al Cairo e l’individuazione delle persone con cui ha avuto contatti sia nel mondo accademico sia negli ambienti sindacali egiziani” ha scritto Pignatone. Il magistrato italiano ha poi voluto sottolineare come dalle indagini sia “emerso con chiarezza” come alcune persone che Giulio aveva conosciuto durante le sue attività di ricerca in Egitto lo hanno “tradito” e che era stato sorvegliato “con modalità sempre più stringenti da apparati pubblici egiziani” nei mesi precedenti alla sua sparizione.

Pignatone è stato vago sulle indagini compiute a Cambridge affermando soltanto che c’erano alcune contraddizioni tra le dichiarazioni “acquisite in ambito universitario e quanto emerso dalla corrispondenza recuperata nel suo computer” giudicando però “utili” i primi risultati del materiale sequestrato durante la perquisizione della tutor di Giulio, la professoressa Maha Abdel Rahman.

Giulio è stato ricordato anche da parte del mondo politico nazionale. “L’Italia non dimentica. L’impegno per la ricerca della verità continua” ha scritto su Twitter il premier Paolo Gentiloni. Sulla stessa lunghezza d’onda Liberi e Uguali (LeU) che con Laura Boldrini ha fatto sapere che “due anni sono troppi senza verità e giustizia”. Ma non mancano le critiche da parte di chi accusa Roma e Bruxelles di essere stati troppo accomodanti con il Cairo. “Quello che è mancato, posto che l’Europa ha ignorato fin dall’inizio il caso, è stato il coinvolgimento, da parte dell’Italia, degli organi delle Nazioni Unite che si occupano dei diritti umani”, ha detto il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury.

Duro con il governo è il partito di sinistra Potere al Popolo. “Due anni senza Giulio vogliono dire per noi dolore e rabbia – ha detto a Nena News Viola Carofalo, portavoce del movimento Potere al Popolo. “Dolore – spiega – per un giovane ricercatore che era andato in Egitto a studiare i sindacati indipendenti e a seguire da vicino le lotte dei lavoratori (temi a noi da sempre cari) e che invece è stato brutalmente torturato e assassinato dal regime criminale di al-Sisi. Ma anche rabbia, e tanta, per un governo, quello italiano, che da un lato afferma di volere ricercare la verità, ma dall’altro ha normalizzato i rapporti con il Cairodecidendo a ferragosto, mentre gli italiani erano in vacanza, di rimandare l’ambasciatore Cantini in Egitto. Una decisione quanto mai inaccettabile visto che le indagini, nonostante le bugie, i depistaggi e i silenzi egiziani, mostrano sempre di più le chiare responsabilità del regime nell’uccisione di Regeni.

“Nello stringerci al dolore della famiglia di Giulio – conclude Carofalo – vogliamo però ricordare anche le migliaia di attiviste e attivisti egiziani scomparsi nel nulla, torturati e uccisi proprio come Giulio dalla macchina del terrore dell’“alleato” al-Sisi. A loro va il nostro pensiero”. Nena News

 

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