http://www.asianews.it/

10/03/2018

 

Domani Xi Jinping diventerà presidente ‘finché vorrà’

 

L’Assemblea nazionale del popolo si prepara a togliere dalla Costituzione la norma che limita a due i mandati di presidente e vicepresidente. La censura ha subito bloccato parole chiave come “imperatore” o “disaccordo”. Ne sono prova il numero crescente di collegamenti non funzionanti e le chat diventate silenziose.

 

Domani Xi Jinping diventerà presidente “finché vorrà” o fino a quando non succederà qualcosa oggi non prevedibile. E’ quanto si dice alla vigilia della riunione dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp), nella quale i tremila delegati del Partito comunista, il National People’s Congress, voteranno l’eliminazione dalla Costituzione della norma che limita a due i mandati di presidente e vicepresidente. E cresce l’offerta di gadget (nella foto) legati al futuro nuovo corso.

La proposta, illustrata all’inizio della settimana da un funzionario - e motivata come una richiesta popolare – è stata accolta da un grande applauso dei delegati, ma fuori dall’aula, in privato, appare il disagio quando si chiede un commento sull’abolizione dei limiti del mandato presidenziale, che potrebbe aprire a Xi Jinping il potere a tempo indeterminato.

In proposito, il Global Times scrive che l’emendamento costituzione non significa necessariamente che “il presidente cinese avrà un incarico a vita”. Ma cita ideologi del partito i quali dicono che la Cina ha bisogno di “una stabile, forte e consistente leadership”, soprattutto dal 2020 al 2035 (Global Times, 26 febbraio). Secondo un commento riportato nel People’s Daily Online, la tradizione del sanweiyiti (tre cariche in una sola persona) – un riferimento alle tre posizioni di segretario generale, presidente e direttore della Commissione militare centrale, tutte tenute dalla stessa persona – ha mostrato “effetti benefici nel mantenimento e nella salvaguardia dell’autorità delle autorità centrali e nella concentrazione unificata della leadership”. La voce del Partito afferma che la revisione costituzionale faciliterà la continuazione della tradizione del sanweiyiti (People’s Daily Online, 26 febbraio).

Ma, man mano che la proposta si è diffusa su WeChat, la principale piattaforma di social media in Cina, ci sono stati segni di incredulità e cinismo circa il ritorno quasi inevitabile a un sovrano a vita, qualcosa che la nazione non vedeva dalla morte di  Mao, nel 1976. E questo malgrado la onnipresente censura di internet interveniva per rimuovere qualsiasi riferimento negativo e venivano bloccate parole chiave come “imperatore” o “disaccordo”. Ne sono prova il numero crescente di collegamenti non funzionanti e le chat diventate silenziose. E mentre cresce la stretta su internet, un numero crescente di cinesi sembra determinato a scalare il cosiddetto “Great Firewall” per trovare informazioni non filtrate. Al tempo stesso, stretta tra la censura e gli slogan della propaganda, la frase che la gente continua a menzionarmi è spesso attribuita a Mao: “Le masse hanno gli occhi acuti”.

Ma anche se sono diffuse le lamentele sul crescente divario di reddito, l’aumento del costo della vita e la mancanza di mobilità sociale ascendente, è condiviso il senso di orgoglio per una crescita economica senza precedenti, anche sotto Xi dalla fine del 2012.

 

top