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28 giugno 2018

 

Vertice europeo sui migranti, le dichiarazioni dei leader Ue

 

Merkel pessimista su un'intesa a 28: «Si andrà avanti con una coalizione di volenterosi». Sanchez insiste sui «porti sicuri». E lancia la sfida all'«eurofobia». Intanto dalla bozza mancano all'appello 500 mln dei fondi per l'Africa. Conte: «Solidarietà finora solo a parole».

 

Due giorni intensi per discutere soprattutto il tema dei migranti. A Bruxelles il 28 e il 29 giugno i leader dei 28 Stati membri arrivano infatti al tavolo con soluzioni e richieste diverse

(Leggi anche la strategia italiana).

 

DIFESA, SICUREZZA, COMMERCIO E MIGRANTI. L'agenda è fitta. Nel pomeriggio il confronto è su difesa e sicurezza, con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, poi si passa al commercio, dossier dove non ci sono particolari criticità; ma per la cena è prevista la discussione sul tema politicamente più controverso, quello della gestione dei flussi migratori, che non solo divide i 28 ma anche molti governi, come accade per esempio in Germania, con il ministro 'falco' Horst Seehofer che sulla questione dei movimenti secondari dei migranti dal Paese di primo ingresso minaccia di far saltare l'esecutivo di Angela Merkel.

 

DALLA BOZZA SPARISCE IL FONDO PER L'AFRICA: MANCANO 500 MLN. I punti critici sono parecchi. Non a caso, nell'ultima versione della bozza di conclusioni del Consiglio europeo è sparito il punto con cui si dava il «benvenuto all'accordo raggiunto per il finanziamento» della seconda tranche da 3 miliardi «per i profughi in Turchia» e del «Fondo fiduciario per l'Africa». All'appello mancherebbero i 500 milioni di quest'ultimo. L'Italia aveva tra l'altro espresso riserve circa il finanziamento ad Ankara chiedendo prima sufficienti garanzie circa la disponibilità delle risorse necessarie al Fondo per l'Africa, necessario per la gestione dei flussi del Mediterraneo centrale. La Commissione europea ha reperito oltre la metà della quota mancante, che complessivamente era di 1,2 miliardi di euro. In mancanza di offerte da parte degli Stati membri alla prima giornata di lavori del vertice Ue, potrebbe essere convocato una nuova riunione degli ambasciatori dei 28 (Coreper), per venerdì.

 

CONTE: «SOLIDARIETÀ SOLO A PAROLE». «Arriviamo a questo Consiglio Ue con proposte ragionevoli e in linea con spirito e principi europei. In questi anni l'Italia ha ricevuto manifestazioni di solidarietà a parole», ha twittato il premier Giuseppe Conte all'arrivo a Bruxelles dopo un incontro bilaterale con Angela Merkel. «Ora basta. Questa è l'occasione in cui tutti possono finalmente dimostrare la solidarietà con i fatti». Alla domanda sulla possibilità che l'Italia ponga il veto al dossier migranti il premier italiano ha risposto: «È una possibilità che non voglio considerare, altrimenti si arriverà a soluzioni non condivise». «L’Incontro sarà uno spartiacque», ha aggiunto.

 

GiuseppeConte

Arriviamo a questo Consiglio EU con proposte ragionevoli e in linea con spirito e principi europei. In questi anni l’Italia ha ricevuto manifestazioni di solidarietà a parole. Ora basta. Questa è l’occasione in cui tutti possono finalmente dimostrare la solidarietà con i fatti.
14:19 - 28 giu 2018

                       

Dal canto suo, la Cancelliera tedesca, dopo aver incassato l'ok da Spagna e Francia sulla collaborazione dei movimenti migratori secondari, ora cerca di stringere nuovi accordi. Il premier greco Alexis Tsipras al Finacial Times ha detto di essere disponibile. E anche con l'Italia sembra ci siano margini per un'intesa, in cambio di un riconoscimento sulla compartecipazione alla responsabilità sugli sbarchi, un superamento di fatto di Dublino, sul modello di quanto avvenuto nei casi di Aquarius e Lifeline. Una linea rossa su cui il premier Giuseppe Conte potrebbe arrivare a bloccare le conclusioni del vertice, sulla parte migrazione.

 

IL NODO DI DUBLINO III. I segnali che arrivano da Berlino lasciano la porta aperta. La Cancelliera tedesca anche in mattinata ha ribadito: «Non possiamo lasciare soli i Paesi in cui si verifica la maggior parte degli arrivi. Questo è il nodo centrale del regolamento di Dublino III. Fino a quando su tutto questo non ci sarà un consenso a 28, andremo avanti con una coalizione dei volonterosi». Intanto il premier spagnolo Pedro Sanchez invita l'Italia ad abbassare i toni: «I discorsi incendiari possono essere efficaci in termini elettorali, ma non lo sono come risposta a questi drammi».

 

ECCO LE DIVERSE POSIZIONI

 

Merkel punta a una coalizione dei volenterosi

Merkel al Budestag ha ribadito che in mancanza di un consenso unanime dell'Unione, si andrà avanti «con una coalizione dei volenterosi». «La migrazione potrebbe diventare una questione esistenziale dell'Europa», ha detto la Cancelliera. «O la gestiamo o nessuno crederà più al nostro sistema di valori». Su due punti importanti del pacchetto sull'accoglienza, ha ricordato, «servono ancora consultazioni». Merkel ha poi ricordato il risultato del mini-vertice a 16 di domenica scorsa quando «tutti gli Stati hanno sottolineato che la dimensione esterna nel problema migrazione è la più importante». Ma c'è anche anche molta attenzione ai movimenti secondari, cioè interni all'Unione: «Li dobbiamo regolare e guidare meglio».

 

LO SPETTRO DI UNA CRISI DI GOVERNO. Secondo la Cancelliera per far fronte ai flussi migratori, oggi peraltro molto ridotti in Germania, si deve ricorrere a «misure nazionali ed europee». Alle prese con una crisi di governo esplosa proprio sulle politiche di accoglienza dopo lo strappo col ministro dell'Interno e leader della Csu Seehofer - una sorta di regolamento di conti rispetto alla decisione del 2015 di aprire le porte a un milione di profughi provenienti dalla rotta balcanica - Merkel ha difeso la scelta di allora: fu un gesto umanitario, «in una situazione eccezionale, che ora come allora ritengo sia stato giusto».

 

Sanchez: «I discorsi incendiari non sono la risposta a problemi globali»

 

Anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, sempre più in sintonia con Emmanuel Macron, dalle colonne di Le Monde, si è detto scettico sulla possibilità di un accordo unitario al vertice europeo di Bruxelles, e insiste sulla necessità di andare avanti anche attraverso cerchie più ristrette. «Forse questa soluzione comune non riguarderà i 28 in un primo tempo, ma deve cominciare ad articolarsi nella forma di una cooperazione tra diversi Paesi, prima di estendersi al resto», ha detto.

 

LA VERA SFIDA È ALL'«EUROFOBIA». Sanchez si è poi riferito all'Italia che dovrebbe «chiedersi se le decisioni unilaterali possono essere una risposta efficace dinanzi a un problema globale». «I discorsi incendiari», ha sottolineato il premier spagnolo, «possono essere efficaci in termini elettorali, ma non lo sono come risposta a questi drammi». La vera sfida deve essere lanciata «all'eurofobia». «Siamo un continente che ha numerosi valori. La sfida dell'Unione europea è all'eurofobia, e sarà battuta solo se l'Europa è più forte e unita».

 

ACCORDO UE «NECESSARIO». All'ipotesi di creare piattaforme di sbarco fuori dall'Europa, Sanchez, che difende con forza la necessità di un accordo Ue, ha risposto: «In teoria, non mi sembra una cattiva idea. Bisogna esaminarla». Detto questo, è convinzione di Madrid che al vertice europeo sui migranti sia necessario «trovare un equilibrio, complesso ma necessario, tra gli interessi di ognuno. La Spagna avrà un atteggiamento costruttivo, per proporre soluzioni responsabili e solidali. Saremo solidali con la Germania. Gestiamo una realtà migratoria difficile. E nel caso dell'Aquarius abbiamo assunto quella di altri Paesi…».

 

L'IPOTESI PORTI SICURI. Sanchez poi ha difeso l'idea di creare porti sicuri per procedere all'esame della situazione sui migranti, i cosiddetti «centri chiusi». E però, ha messo in chiaro «non li chiamerei centri chiusi ma porti sicuri: si tratterebbe prima di tutto di localizzare dei porti lungo il Mediterraneo affinché le Ong sappiano dove dirigersi e ottenere una risposta europea, approvata dall'Alto commissariato per i rifugiati. L'Ue», ha continuato, «potrebbe versare dei fondi per l'accoglienza dei migranti e la gestire delle richieste d'asilo». «Chiaramente», ha concluso, «chi non risponde ai criteri sarebbe rinviato nel Paese d'origine. Quando un'imbarcazione arriva sulle coste di Tarifa, in Andalusia o a Lesbos, in Grecia, arriva in Europa, non in Spagna o in Grecia».

 

Tajani: «Il Consiglio arrivi a una soluzione politica»

Al Consiglio europeo «sarò molto determinato, molto fermo, farò di tutto perché si possa arrivare a una soluzione politica sulla questione migrazione», ha assicurato il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani entrando al vertice del Ppe. «Si prendano delle decisioni per rafforzare le frontiere esterne, per bloccare i flussi dalla Libia per dare stabilità alla Libia, per dar vita a delle realtà di accoglienza, chiamiamole piattaforme, centri di raccolta dove si possano filtrare coloro che abbandonano il loro Paese per vedere se siano rifugiati».

 

WEBER (PPE): «APPROCCIO SULLA SOLIDARIETÀ». «Sappiamo che nell'attuale sistema di Dublino la solidarietà non sta funzionando più», ha sottolineato il leader dei Popolari europei Manfred Weber, «per questo motivo dobbiamo sederci insieme e trovare una soluzione. È chiaro che alcuni Paesi come l'Italia e la Grecia hanno grandi responsabilità ma non possono essere lasciate da sole». E ha aggiunto: «Nessuno può dire 'io non mi interesso', abbiamo bisogno di un approccio sulla solidarietà nella Ue».

 

Irlanda: sui migranti la crisi è politica e «mezzo di successo elettorale»

L'Irlanda prenderà «altri 2 mila rifugiati da Italia e Grecia», oltre a quelli già presi, e metterà «15 milioni di euro nel Trust Fund per l'Africa, il terzo contributo procapite più alto dell'Ue», oltre a rafforzare la sua partecipazione all'operazione Sophia. Lo ha annunciato il premier irlandese Leo Varadkar al suo arrivo al vertice Ue, sottolineando che anche se per i migranti oggi «si tratta di una crisi politica» dato che i numeri degli arrivi sono bassi e «un mezzo di grande successo elettorale, comunque dobbiamo dare una risposta a questa realtà».

 

L'impegno (economico) della Danimarca

La Danimarca si è detta pronta a raddoppiare l'impegno per il Fondo fiduciario per l'Africa versando 75 milioni di corone, pari a circa 10 milioni di euro. Pare però che il Fondo sia stato all'ultimo cancellato dalla bozza delle conclusioni. Il premier Lars Løkke Rasmussen al quotidiano Politiken ha sottolineat che servirà a «prevenire alcune delle pressioni migratorie». È lo stesso Rasmussen a segnalarlo con un tweet nel quale, pubblicando il link all'articolo, scrive: «Sulla strada per Bruxelles per un vertice sulla migrazione. Dobbiamo essere pronti a fare nuovi passi. Migliorare la cooperazione con i Paesi terzi e rafforzare la frontiera esterna dell'Ue».

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