Fonte: Strategic Culture

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Giu 30, 2018

 

Le tensioni divisorie dell’Europa … il vero nemico interno

Traduzione di Luciano Lago

 

Pochi vertici dell’Unione Europea sono stati così frammentari e rancorosi  come il summit tenutosi questa settimana dai suoi 28 leader nazionali a Bruxelles.

 

La questione dell’immigrazione irregolare è il “campo di battaglia centrale”, come scrive  il Wall Street Journal. Ma ci sono una serie di questioni controverse, compresa la politica economica della zona euro e di come il blocco UE dovrebbe condurre le relazioni con la Russia.

 

Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato prima del vertice di due giorni a Bruxelles: “Abbiamo una crisi politica più che una crisi migratoria”. Stava alludendo alle più profonde tensioni all’interno dell’UE.

 

Vi sono persino discorsi ansiosi tra i leader e gli osservatori dell’UE sul fatto che l’Unione  potrebbe essere alla ricerca di una disastrosa rottura, quella  che la Brexit britannica che si terrà l’anno prossimo aveva già prefigurato.

 

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto che questa settimana bisogna “ricomporre o fallire” perché l’UE trovi una soluzione unitaria nella sua controversa contrapposizione  sul problema dell’immigrazione  nell’UE. Ma le tensioni divisive sono molto più grandi e più profonde rispetto a questo problema.

 

Il problema con l’establishment politico dell’UE a Bruxelles è che questo vive negando le cause fondamentali delle crescenti divisioni nel blocco. Questo è stato sintetizzato dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che ha detto questa settimana che l’Europa deve riunirsi per opporsi alle “politiche anti-liberali” del presidente americano Donald Trump.

 

C’è un’arroganza malriposta tra i leader europei come Tusk e il francese Macron secondo i quali  in qualche modo il blocco della UE sarebbe un modello virtuoso di ideali liberali, mentre persone come Trump e nuovi governi “populisti” in Europa sarebbero una specie di piaga. Macron ha voluto anche paragonare  l’ascesa della politica populista in Italia, Austria, Ungheria e altri stati membri come alla “diffusione della lebbra”.

 

Tale presunzione di pensiero e arroganza sta portando l’Europa in una direzione sempre più controversa, che potrebbe finire per distruggere l’unione plurisecolare.

L’ascesa dei partiti populisti può essere meglio compresa come una vera e propria rivolta popolare, per quanto nebulosa e diffusa, contro un’istituzione, quella  dell’Unione Europea che ha sistematicamente tradito i bisogni democratici dei popoli.

 

L’adesione intransigente al capitalismo neoliberista, abbracciato dall’UE, ha inflitto un enorme danno alla maggioranza dei suoi 500 milioni di cittadini, dai lavori a bassa retribuzione, alla povertà nel lavoro, alla disoccupazione e all’austerità e privatizzazione dei servizi pubblici. Questa reverenza servile  alle priorità del ipercapitalismo delle sistema finanziario, senza curarsi delle più ampie conseguenze sociali sulla povertà diffusa, ha inevitabilmente forzato un malcontento popolare contro la classe politica. Quello che deve cambiare è una revisione dell’intero sistema socio-economico. Tuttavia i leader mondialisti e ultraliberisti, come Emmanuel Macron, continuano a perseguire misure di austerità e attacchi ai diritti dei lavoratori.

 

L’ex premier polacco Donald Tusk immagina che l’Europa sia un bastione del  liberismo.  Non si capisce cosa ci sia di così liberale da parte  della UE che da decenni senza ritegno si è posta  al seguito delle guerre illegali degli USA in Medio Oriente e Nord Africa? L’UE ha le  sue mani sporche di sangue per la complicità nel distruggere intere nazioni insieme a Washington. Ora che i gruppi di rifugiati si dirigono verso l’Europa, i leader europei si comportano come se i loro paesi vengano assaliti da orde di stranieri.

È perfettamente inutile che l’UE cerchi di gettare una dicotomia tra liberali, umanitari da un lato e, dall’altro, governi populisti xenofobi. In realtà è proprio la vecchia fazione liberista quella che ha creato il problema dell’immigrazione irregolare nell’Unione europea  grazie al loro appoggio incessante alle guerre imperialiste americane ed alla destabilizzazione di paesi dell’Africa e del Medio Oriente..

 

Per la UE vivere negando la sua complicità nelle guerre criminali mentre allo stesso tempo cerca di capri espiatori nei  governi considerati “anti-liberali” è il fattore che sta solo prolungando la crisi politica che corrode l’Unione. Il problema della migrazione irregolare verso l’Europa dal Medio Oriente e dall’Africa deve essere affrontato in termini di riparazioni di guerra e ricostruzione di intere regioni. Questo richiederà, ancora una volta, una rottura seminale dai limiti dell’economia neoliberista e del suo assecondare i profitti dell’élite.

 

Per quanto riguarda le relazioni con la Russia, l’establishment politico dell’UE ha anche creato la sua stessa  situazione pregiudizievole, adottando ancora una volta politiche e antagonismi sbagliati. I partiti euroscettici sono sorti a causa di un malcontento diffuso tra i comuni cittadini europei su quella che considerano l’ostilità non necessaria e provocatoria nei confronti della Russia. La “NATO-izzazione” dell’Europa, trasformando il blocco in un fronte aggressivo contro la Russia, sta costando a molte imprese e ai lavoratori europei le loro fonti di sostentamento.

Le sanzioni dell’UE contro la Russia che sono state imposte quattro anni fa per il conflitto molto distorto dell’Ucraina devono essere immediatamente revocate. Il timore continuo dei politici allineati alla NATO dovrebbe essere ripudiato. Le relazioni tra l’Europa e il suo più grande vicino a est devono essere riportate a una condotta normale, civile e reciprocamente vantaggiosa. È ridicolo, per non dire sconvolgente, che l’inimicizia tra Europa e Russia sia sorta e sia stata sfruttata perché alcuni leader europei volevano assecondare placidamente l’agenda di Washington e della NATO per lo scontro con Mosca.

 

Sulla Russia, i cosiddetti governi populisti in Europa hanno mostrato molta più saggezza nelle loro richieste di revoca delle sanzioni autolesionistiche. Ironia della sorte, la britannica Theresa May è uno dei più entusiasti tra i leader dell’UE che chiede l’estensione delle sanzioni alla Russia. Quindi, come colpo di congedo per l’UE, la Gran Bretagna vuole che i rapporti europei con Mosca vengano ulteriormente danneggiati. Che strano!

 

Il vertice UE di questa settimana mette a nudo le tensioni che dividono l’UE sull’immigrazione illegale, ma anche da una politica più profonda che ha a che fare con il fallimento democratico di una classe politica fino ad allora dominante. L’ascesa del populismo è vista come una rivolta popolare contro una governance effeminata e antidemocratica. La rivolta potrebbe non avere ancora definito una politica chiaramente definita al fine di fornire soluzioni fattibili. Ma una rivolta è comunque in corso. La deprecazione snob dei politici dell’establishment dell’UE è un segno di diniego. Non farà che esasperare le tensioni e forse finirà per schiantare il blocco.

 

Ironia della sorte, la Russia è stata a lungo accusata di tentare di indebolire l’UE e la sua alleanza con gli Stati Uniti. L’amara schiera in mostra durante il summit dell’UE dimostra che i problemi del blocco dipendono dalla sua iniziativa, dal suo sostegno alle guerre statunitensi illegali e al dilemma dei rifugiati, alla ricerca distruttiva del blocco di austerità economica neoliberista.

 

Il nemico dell’Europa è dentro la forma di una politica elitista non democratica che sembra più soddisfare gli interessi di Washington che i bisogni dei comuni cittadini europei. Se l’Unione europea deve essere salvata, allora deve trovare un sistema di governo democratico e veramente indipendente, libero da asservimento a Washington.

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