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1 novembre 2018

 

Arriva il Cancelliere Blackrock. Ed è nazionalista.

di Maurizio Blondet

 

Chi si fa avanti per contendere il posto di presidente della CDU  lasciato dalla Merkel  e dunque futuro cancelliere? Friedrich Merz:  presidente della  filiale tedesca di BlackRock.  Ossia della multinazionale americana che è anche la più grande entità d’investimento finanziario (speculativo), gestendo patrimoni per 6.400  miliardi di dollari.  Un terzo dei quali in Europa.

 

Con Merz, praticamente è il mondo degli affari e finanza che si propone direttamente per la guida della Germania .  Ultraliberista e filo-americano, promotore di un riavvicinamento decisivo a Washington, Merz,  62 anni, ha proposto di semplificare il codice delle imposte “in modo che stia in un sottobicchiere da birra”.  Più a destra della  Merkel sul piano sociale (alcuni potenti della  CDU  pensano che Angela si sia avvicinata troppo ai socialisti, perdendo parte dell’elettorato centrista.

 

Merz con Angela Merkel. La Blackrock gestisce 6,4 trilioni di patrimoni privati.

Per questi caratteri Merz può essere proposto come una versione germanica del brasiliano Bolsonaro che ha appena   vinto le elezioni là  –    di destra, filo-Trump, duro “populista” ma in realtà ultra-liberista e smantellatore di  stato sociale. Interessante  constatare che anche il candidato Bolsonaro tedesco, Merz,  ha subito dichiarato che  intende contrastare “la crescita del populismo” puntando di più “sulla identità nazionale”.

Parole in cui si riconosce un’eco di una certa idea di Attali  dopo la vittoria dei “populisti”, che gli oligarchi equivocano come “identitari”,    invece che come fautori di una democrazia diretta: “Bisogna adattarsi al nuovo rapporto di forza per contrastare l’emergenza del populismo sociale – Non  si deve lasciare la nazione ai nazionalisti”,  come ha detto in un convegno estivo a fianco di Mario Monti.

 

Le “identità” contro “il populismo” sovranista

Coincidenza: proprio pochi giorni prima, Macron ha dichiarato  letteralmente: “Io credo in un’Europa dei popoli con identità forti  ma credo in un’Europa sovrana. Ci sono quelli che ci credono e quelli  che non ci credono. Sono questi i nazionalisti”.

Je crois dans une Europe des peuples avec des identités fortes mais je crois en une Europe souveraine. Il y a ceux qui y croient et ceux qui n’y croient pas. Ils sont là les nationalistes.

Insomma “Manu”  ha fatto del suo meglio per imparare  la lezione e le frasi giuste.  La euro-oligarchia è ben disposta a convivere con  “identitari”  da osteria,  e anche un po’ razzisti, purché lascino la  sovranità a loro  (“l’Europa”) e  non la reclamino per sé.  Liberi di esercitare il folklore,  commuoversi parlando dialetto indossare il costume come i bavaresi col  calzoncini di cuoio,  ma lascino che a governare sia l’uomo di BlackRock.

Infatti proprio in questi stessi giorni viene dichiarata una “collettività europea di Alsazia”, un condominio franco-tedesco di una regione storicamente contesa e bilingue.

L’Alsazia era stata occupata dai  prussiano a fine Ottocento;  ridivenne francese nel 1918, a prezzo dei milioni di morti della Grande Guerra. Esattamente un secolo dopo –  29 ottobre 2018 – il governo Macron annuncia “la nascita di questa  “Collettività d’Alsazia”,   una entità non più francese, bensì un territorio post-nazionale con la sua  propria targa automobilistica, ma sradicata dalla propria storia.

Questo è l’esperimento di una “identità” senza sovranità,  cara ai globalizzatori.  Il fatto che questa entità extra-.nazionale venga instaurata adsso, nonostante il risorgere dei “populismi”, indca  che il vero profondo progetto “europeista” continua ad essere imposto nel solito modo –  occulto, dietro le quinte. Questo è ancora un vecchio progetto, “l’Europa delle macro-regioni”, l’accorpamento di spezzoni di territori, unificati da supposte identità etniche o affinità linguistiche , che frantumano gli Stati e li sostituiscono con queste entità sub-sovrane.  Quando era giovane e ben imbeccato, Umberto Bossi ventilò di impegnare la Lega in  una di queste macro-regioni, Lombardia-Piemonte-Rhone-Alpes.

 

Non era certo stato lui, Bossi, a concepire un simile progetto.  E’ che dal 1977 a Monaco di Baviera esiste una associazione “culturale”, Intereg (Internationals Institut fur Nationalitatenrecht undRegionalismus) , che si propone nello statuto di  attuare il sub-nazionalismo regionalistico per realizzare la perfetta Europa federale. Nel 1987, la rivista di Intereg, Regional Contact, annunciava la creazione di una Convenzione Internazionale per i diritti dei gruppi etnici  insieme a un Protocollo europeo per le Regioni, una necessità urgente, scriveva Rudolf Hilf (uno dei fondatori di Intereg) “la sopravvivenza della struttura statuale  in Europa, lo Stato nazionale “ (sovrano) è  “una delle crisi più gravi” (sic) del nostro secolo.  La  stessa associazione aveva ripubblicato un libro di un vecchio e  giustamente ignorato teorico secessionista, l’austriaco Leopold Kor, “Spezzare le Nazioni” (edito nel 1957, ristampato nell’87)  presentandolo così: “Una o più unità politiche sono diventate troppo grandi e potenti”, e da questo nascono i problemi mondiali. “Il rimedio è dividere le grandi nazioni in più piccole e innocue parti. Esempio: “In  Europa si dovrebbero abolire le nazioni esistenti per ridare vita ai piccoli principati di Burgundia, Piccardia, Navarra, Alsazia, Lorena, Saar,Lombardia, Napoli, Venezia,  la Bavaria, il Baden , il Galles, la Cornovaglia, l’Aragona, la Catalogna, la Galizia…”.  E’ chiaro che queste unità identitarie e folkloriche  non avrebbero voluto la sovranità politica, e l’avrebbero demandata alla Europa delle oligarchie globaliste; autonome, ma non indipendenti.  Una delle entità sarebbe stata la Alpe-Adria,   agglomerazione sub sovrana a cui la Germania avrebbe conferito la Baviera, l’Italia il Veneto e il Friuli, l’Austria la Carinzia, e cui si sarebbero associati Slovenia e Croazia.

Il progetto ebbe una battuta d’arresto, credo, a causa del conflitto jugoslavo: le minuscole nazioni che ne uscirono, Slovenia, Croazia, Bosnia   eccetera – si  vollero “indipendenti”non si  contentarono delle “autonomie” che l’oligarchia transnazionale era disposta a concedere loro; vollero la sovranità politica, – ed è occorso un ventennio per ingabbiarle di nuovo nella prigione di popoli chiamata eurozona.  Adesso il progetto è ripreso,  per lanciare le “nazioni” contro “i populisti”…

 

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