Fonte: https://francais.rt.com

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1 ottobre 2018

 

Lettera aperta al Presidente Macron

di Michel Onfray

Traduzione di Serena Imperiale

 

Nella tradizione letteraria dei pamphlets e della satira politica, il filosofo e saggista francese Michel Onfray reagisce alla nomina di Philippe Besson, amico della coppia Macron, a console di Francia a Los Angeles.

 

Vostra Altezza,

Vostra Eccellenza,

Vostra Serenità,

Mio caro Manu,

Mio Re,

 

La stampa ha da poco riferito che tu hai nominato un mascalzone per rappresentare la nazione a Los Angeles. E unico titolo di nobiltà diplomatica, dicono le male lingue, i gelosi e gli invidiosi, sarebbe un libro agiografico sulla tua campagna presidenziale. Al di fuori di questo fatto d’armi tanto poco noto, che nessuno ne conosce il titolo, la tua penna è una di quelle che si trovano nelle parti meno nobili della professione: il coccige, poiché è quella che manifesta più sovente il carattere inerente alla comunicazione istituzionale: la prosternazione. Da Sartre a BHL presso Sarko (dopo Mao), da Aragon a André Glucskmann presso lo stesso Sarko (anche lui dopo Mao), da Drieu de La Rochelle a Sollers presso Balladur (parimenti dopo Mao), da Brassilach a Kristeva presso il Bulgaro Jivkov (anche lei dopo Mao), gli ultimi cento anni ne hanno visti di scrivani dotati… per la genuflessione politica!

Philippe Besson rientra in questa vecchia categoria dei valletti di penna, ma sappiamo ormai in che tipo di piumaggio risulti rilevante questo giovane uomo. Questo tipo di penna non è quello dei più talentuosi ma quello dei più venduti – io parlo dell’uomo, non dell’autore.

Manu, possiamo comprendere che, tu che ami le lettere, abbia voglia delle moine provenienti dagli scrittori che segneranno più direttamente il secolo e di entrare nell’Empireo quando sarai ridivenuto banchiere. Ma se questo secolo deve essere segnato da te, non sarà un grande peccato se sarà segnato anche da Besson il piccolo (da non confondere con Besson il Grande, lo scrittore, Patrick, né con Besson campionessa di atletica, Colette, o anche con Eric, il traditore passato da Ségolène a Sarkozy in piena campagna presidenziale, o infine con il Minimeo, Luc).

Prima di essere un lacché, Besson il Piccolo è stato direttore delle risorse umane presso Laurence Parisot, presidente di MEDEF (Confindustria francese), ma anche autore di sceneggiature per serie televisive, quindi Cavaliere delle Arti e delle Lettere. Ne conveniamo, tutto questo legittima l’affermazione di Arlette Chabot, che faceva editorialismo politico in televisione quando questa era ancora in bianco e nero ed aveva un solo canale. Coraggiosa, audace, resistente, ribelle, indomita, Arlette non ha paura di affermare su uno dei media che la stipendiano, che tutto ciò era abituale: Napoleone non aveva nominato Chateaubriand ai suoi tempi, e De Gaulle Romain Gary? In effetti, in effetti… Arlette, cara Arlette, voi che avete già i gradi di cavaliere e poi di ufficiale della legion d’onore, vi prometto al più presto il conferimento di un grado ancora superiore! Se non è già stato fatto, poiché voi meritate il vostro giro di Servetta, sarete presto anche invitata alla tavola del nostro grande Mufti in compagnia del giornalista di costume Stéphane Bern e dei fratelli Bogdanov, gli eminenti membri corrispondenti della NASA francese [personaggi di costume accidentalmente dediti a fisica e matematica] .

Vostra eccellenza, Vostra Serenità, mio Re, vostra Altezza, mio caro Manu, è comunque stato necessario, affinché questa assegnazione di comprimari avesse luogo, che tu prendessi la decisione di un decreto di modifica delle regole di nomina del personale diplomatico in modo che non sia più il Quay d’Orsay [per metonimia, il Ministero degli Esteri] a giocare le sue carte, ma piuttosto il governo, cioè in definitiva, tu stesso, come tutti sanno. E’ questo che le lingue biforcute stanno insinuando sul Principe… Il decreto ti permette di ricompensare personaggi estranei alla schiera dei funzionari, purchè con il requisito di essere stati sufficientemente servili. Bern ambasciatore presso la principessa Sissi o i Bogdanov nominati per la stessa funzione su Marte, grazie a te, è ormai diventato possibile… La Francia è “great again”!

Ho appreso che allo stesso tempo, tu avevi reso possibile quest’altro fatto, proprio come un Principe: madame Agnès Saal è stata nominata mediante un provvedimento pubblicato sulla gazzetta officiale “alto funzionario all’uguaglianza, alla diversità ed alla prevenzione delle discriminazioni presso il segretariato generale del Ministero della Cultura”. Proprio un bel posto, ed in più così morale! Un bel balocco emblematico del politicamente corretto della nostra epoca.

Ricordiamo un po’ il CV della felice eletta che tu gratifichi a sua volta. Questa signora si era fatta conoscere per i suoi dispendiosi conti per il taxi, più di 40.000 euro perbacco, ed in gran parte a beneficio dei suoi figli, quando lei era direttrice generale del centro Pompidou e presidente dell’INA, un istituto che tu conosci molto bene, non è vero? Per le sue malversazioni, sempre lei era stata condannata a sei mesi di sospensione senza retribuzione (probabilmente secondo i principi di quella che ormai possiamo chiamare giurisprudenza Benalla…), ed in seguito a tre mesi di reclusione con il beneficio della condizionale ed una doppia ammenda. Era stata reintegrata alla chetichella presso il ministero della Cultura nell’estate 2016 (occorre sempre fare attenzione alle nomine estive…) con l’incarico di una missione presso il segretariato generale, in vista della finalizzazione della certificazione AFNOR su uguaglianza professionale e diversità.

Precisiamo anche questo: secondo Mediapart, la stessa signora Saal, decisamente ben ricompensata – ci si domanda il perché – figurava parimenti “nella lista molto ristretta degli alti funzionari che con un provvedimento del 3 agosto 2018 firmato dal Primo Ministro, sono stati iscritti a far data dal 1 gennaio 2018”, quindi retroattivamente, “al tavolo di avanzamento al livello speciale di grande amministratore generale”. Ciò, in altri termini, vuol dire che, durante le vacanze del Re a Brégançon, questa procedura, che non risulta da un tradizionale avanzamento ma da una espressa volontà politica, ha permesso alla citata signora un innalzamento del suo trattamento fino a 6138 euro mensili, indennità di residenza a Parigi compresa, e fino a un totale di 74000 euro annuali di retribuzione. C’è da aggiungere un supplemento sotto forma di indennità che aumenta la sua pensione di funzionaria di circa il 10%. Quando tu vuoi bene a qualcuno, mio caro Manu, non è cosa da niente, e non passa inosservato!

Françoise Nyssen, ricordiamolo per i milioni di Francesi che ancora lo ignorano, è ministro della Cultura. E’ lei che ha messo in musica la melodia che il Presidente ha sussurrato al suo orecchio. A fronte dello scatenarsi degli animi che questa nomina ha giustamente suscitato, lei fa sapere questo sulle reti social: “Ho nominato Mme Agnès Saal [S.A.A.L., faccio lo spelling, per evitare errori di ortografia…] alto funzionario per l’uguaglianza e la diversità. Ho fatto di questa causa una priorità fin dal mio arrivo al Ministero della Cultura. La qualità del suo impegno e del suo lavoro al servizio di questi valori fondamentali dovrebbero orientare oggi i vostri commenti”. Non si comprende però quale sia la “causa” in questione: la signora Saal, o i famosi valori qui presi in ostaggio?

Ma Françoise Nyssen è anche l’editrice che ha scientemente frodato il fisco due volte, non dichiarando dei considerevoli ampliamenti edilizi, una volta ad Arles, presso la sede della sua casa editrice, un’altra volta a Parigi. La rivista  Le Canard enchaîné, che ha stanato la lepre, ha calcolato la somma economizzata con questo doppio misfatto! Con questa somma se ne trovano di contributi per gli alloggi agli studenti squattrinati, ti giuro!

Chi si somiglia si piglia. Da quel momento, diventa normale che, sotto la tua autorità, sotto i tuoi ordini, secondo il tuo desiderio, secondo il tuo auspicio, secondo la tua volontà, secondo i tuoi auguri, mio Principe, mio Re, mio grande Mufti, un vice faccia ricompensa ad un altro vice. In poco più di un anno, da Richard Ferrand a Alexandre Benalla, passando per questa signora Saal, tu ci hai abituato a questa evenienza!

Ma tu lo sai, mio caro Manu, che delle cassiere che hanno utilizzato a proprio profitto delle riduzioni di due-tre euro che strappavano dalla propria cassa, o dei dipendenti di grandi magazzini che hanno mangiato un frutto prelevato dagli scaffali, sono stati seccamente licenziati, loro, senza indennità, senza un nascondiglio pagato dai contribuenti e senza possibilità di ritrovare un lavoro ben pagato con i vantaggi di una funzione chiave? Probabilmente una grande e bella automobile con autista…

Ho saputo anche che il tuo così buon amico Benalla si era reso colpevole di graziosi misfatti successivamente a quelli che abbiamo conosciuto l’estate passata. Ma l’incendio è stato carinamente spento, sicuramente non con l’acqua della piscina che ti sei fatto costruire a Brégançonn, non per te, certo che no, ma per altruismo, più sicuramente per i figli del personale della residenza reale!

Sorvegliato a vista, la polizia ha fatto richiesta di perquisire il domicilio del tuo così caro amico Benalla. Voleva in particolare accedere alla sua cassaforte. Tenuti per legge a non entrare nell’appartamento prima dell’ora comunicata dal giudice, i poliziotti hanno apposto dei sigilli la sera e atteso l’indomani. Ma la cassaforte è stata svuotata durante la notte! Nella famiglia Benalla hanno le braccia lunghe poiché dal commissariato si può raggiungere una cassaforte presso la propria abitazione, in piena notte. Le quattro armi che dovevano esserci non c’erano più – che fossero tre pistole ed un fucile, per un uomo che non ha che due sole mani, vuol dire davvero tanto… Sua moglie aveva le chiavi, lui aveva detto che lei si trovava all’estero: si nascondeva infatti nel XVI arrondissement di Parigi. E’ vero che per numerosi francesi questo quartiere di privilegiati equivale proprio ad un paese straniero.

Vostra Eccellenza, Vostra Serenità, mio Re, Vostra Altezza, mio caro Manu, mi sembra proprio che sia più opportuno fare parte della tua corte che essere un anziano privato della propria pensione, essere un pennivendolo prostrato che uno scrittore in piedi, essere un tecnocrate di sinistra che scrocca nelle casse dello stato per finanziare i trasporti della propria progenitura, piuttosto che uno studente a cui tu rubi dalle tasche cinque euro di contributo per l’alloggio, essere un picchiatore di manifestanti con la fascia della polizia al braccio e l’accreditamento presso l’Eliseo, piuttosto che un sindacalista che difende il diritto del lavoro.

Vostra Eccellenza, Vostra Serenità, mio Re, Vostra Altezza, mio caro Manu, vorrei tanto che tu mi amassi, e questo per tre ragioni. La prima: per essere nominato senza competenze console delle province delle regioni francesi nel VI arrondissement, oppure nel XVI – tu lo puoi, io lo so, è sufficiente che tu lo voglia; la seconda: per permettere alla mia anziana madre che non ha la patente e che ha 84 anni, di poter disporre gratuitamente di un taxi a ogni ora del giorno e della notte, per andare a fare le sue visite mediche a mezz’ora da casa sua, il tutto pagato con il denaro del contribuente, tu puoi, io lo so, è sufficiente che tu lo voglia; la terza: per tenere in casa mia armi da fuoco in quantità, ma anche e soprattutto, per poter bastonare le persone che non mi piacciono tenendo un casco sulla testa, distribuendo colpi di manganello disponendo di agenti del CRS [corpo con funzioni antisommossa] o della polizia come copertura alle mie uscite da piccolo teppista – tu lo puoi, io lo so, è sufficiente che tu lo voglia.

Per piacere, Vostra Eccellenza, Vostra Serenità, mio Re, Vostra Altezza, mio caro Manu: desidera quello che io ti chiedo. Io ti prometto per questo di prosternarmi, di mostrare le piume del mio deretano ai passanti, di dire del bene di te con articoli, conferenze e libri, te lo giuro, andrò sui canali e le radio del servizio pubblico per certificare, come Arlette Chabot, che tra Napoleone, De Gaulle e te, non c’è nemmeno lo spessore di una cartina da sigaretta, Joffrin non mi riconoscerà nemmeno, mi amerà forse anche lui come un tempo amava Bernard Tapie e Philippe de Villiers. Potrei anche scrivere una biografia di Stéphan Bern con prefazione di Brigitte ex–Trogneux, promuovere una tesi di fisica quantistica che avesse come direttori dei lavori i tuoi amici i fratelli Bogdanov. Potrei anche consacrare un seminario di letteratura comparata all’opera di Philippe Besson che metterò in relazione con quella di James Joyce. Per piacere, tu puoi, tu sei il mio re. Abito in Piazza della Resistenza a Caen, fammi un cenno.

Michel Onfray

 


Michel Onfray è un filosofo e saggista francese, autore di più di 80 opere. Fondatore dell’università popolare di Caen, interviene regolarmente nel dibattito pubblico.


Link: https://francais.rt.com/opinions/53727-lettre-ouverte-president-manu-par-michel-onfray

5.09.2018

 

 

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