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20 aprile  2018

 

Perché l’Europa ha bisogno di Corbyn

di Luke Cooper

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Uno dei risultati sorprendenti del referendum per l’UE nel 2016, è stata la creazione di un movimento di massa favorevole all’Europa. A cominciare dalle campagne come Fermate la Brexit, alla creazione di un giornale, New European  e al rafforzamento di gruppi esistenti, come il Movimento Europeo e Open Britain (ex La Gran Bretagna è più forte in Europa) c’è ora una vasta gamma di organizzazioni pro-Europa con significativi livelli di appoggio popolare in tutta la Gran Bretagna.

 

Questi gruppi hanno avuto la tendenza a trarre il loro appoggio dal centro politico. Molti della sinistra sono stati dissuasi da preminenti personaggi collegati ad alcune delle campagne, come  New Labour’s Alastair Campbell  del New Labour, o da deputati Conservatori come Anna Soubry. Anche se questo nuovo movimento pro-Europa è un ampio ombrello,–la deputata Verde Caroline Lucas, per esempio, ha impeccabili credenziali radicali – il messaggio complessivo sembra sostenere un ritorno alo status quo precedente al referendum. Inevitabilmente, questo ha messo    queste organizzazioni fuori fase rispetto ai nuovi movimenti, come Momentum, che appoggiano il tipo di politica trasformazionale incapsulata dal radicalismo del manifesto del Labour per le elezioni del 2017.

 

Aprire un dialogo con i movimenti sociali di base, richiede un messaggio diverso per l’approccio alla situazione attuale. Invece che un ritorno all’Europa pre-referendum,

 

il motivo per rimanerci  è più forte in relazione al ruolo potenziale che l’UE può svolgere  addomesticando  le forze della globalizzazione del libero mercato. Questo inizia dal semplice fatto che molte delle politiche e delle idee proposte da Jeremy Corbyn e da altri, non possono essere attuate nell’isolamento nazionale. Queste richiedono un’azione comune a livello regionale e anche globale.

 

Azione transnazionale 

Quando Corbyn sosteneva un piano di azione ‘restare e riformare’ nel referendum per l’UE, metteva in risalto la necessità di tassare le compagnie multinazionali, di regolamentare la finanza, di occuparsi del cambiamento del clima per mezzo di azioni transnazionali, e di operare per soluzioni pacifiche e umanitarie dei conflitti globali.

 

In occasione del lancio della campagna Restare del Partito Laburista, nel maggio 2016, Corbyn è stato esplicito circa la necessità che la Gran Bretagna operasse all’interno delle strutture dell’UE per portare un cambiamento politico positivo all’Europa.

 

‘Lavorando insieme in tutto il nostro continente, possiamo sviluppare le nostre economie, proteggere i diritti sociali e umani, affrontare il cambiamento del clima ed essere più severi con gli evasori delle tasse. Non si può costruire un mondo migliore se non ci si impegna con il mondo, se non si costruiscono alleati e se no si porta il cambiamento. L’Unione Europea, con tutti i suoi difetti,  ha dimostrato di essere una struttura internazionale fondamentale per fare questo. Un’azione collettiva attraverso l’Unione Europea, sarò chiaramente, fondamentale per affrontare queste sfide. La Gran Bretagna sarà più forte se potremo collaborare con i nostri vicini nell’affrontarle insieme.’

 

La necessità di un cambiamento radicale in Europa non si è allontanata. Inoltre, molte delle politiche di Corbyn richiedono un grosso cambiamento del ‘livello di sistema’, e non soltanto l’elezione di un governo socialista qui in Gran Bretagna. Attuare delle politiche come una tassa per la  transazione finanziaria (‘Robin Hood’)*, o creare un livello minimo affinché l’imposta sulle società smetta la corsa verso il basso, richiederà un alto livello di collaborazione internazionale.

 

Come minimo, un governo laburista avrebbe bisogno di collaborare strettamente con l’UE per realizzare questi obiettivi. Dovrebbe, però, affrontare la sfida che ci sono ancora molte forze nell’UE che si oppongono a queste politiche. La leadership del Partito Laburista e i movimenti sociali vogliono ardentemente vedere che il progetto di Corbyn abbia successo, hanno, perciò, necessità di pensare ora al modo in cui potrebbero condurre direttamente una battaglia per queste proposte in tutta Europa. Lavorando al di là delle frontiere con i partiti laburisti fratelli, con  la sinistra e la società civile, si potrebbe forgiare un nuovo consenso politico.

 

 Ottenere questo, però, sarebbe più difficile fuori dall’UE e il motivo è che i rimanenti 27 membri sarebbero molto più inclinati a unirsi contro le proposte fatte da un governo guidato da Corbyn al di fuori dell’UE, che se venissero da una Gran Bretagna che aveva deciso di restare nel club.

 

Un nuovo momento

In The Corbyn Moment and European Socialism (Il momento di Corbyn e il socialismo europeo), una nuova  pubblicazione del gruppo di propaganda Another Europe is Possible (Un’altra Europa è possibile) sostengo, insieme a tre co-autori, che il progetto della trasformazione politica e sociale dell’Europa sarebbe arretrato a causa della Brexit. In questo rapporto dimostriamo in che modo una nuova congiuntura politica sta emergendo in Europa e che durerà per sempre. Questo nuovo momento presenta un’opportunità unica per un intervento politico radicale.

Quando il presidente della Commissione Jean-Claude Junker ha detto che l’UE affronta una ‘crisi esistenziale’, rifletteva il sentimento di incertezza e di  mutazione continua tra i tecnocrati comuni. La crisi, però, richiede risposte audaci che non verranno dall’opinione corrente. I socialisti europei riconoscono sempre di più che le risposte ‘tutto come al solito’ non la modereranno quando i movimenti nazionalisti saranno in aumento, quando le politica di austerità sarà fallita e il sentimento anti-establishment si potrà trovare in quasi ogni paese europeo.

 

Questo è il motivo per cui quando Corbyn si è rivolto ai membri socialisti del Parlamento Europeo, ha avuto un’accoglienza entusiasta. Molti politici sanno vedere in che mondo con la sua leadership, il Partito Laburista è in controtendenza verso la ‘Pasokizzazione’, proponendo un’alternativa chiara. Le politiche radicali, l’organizzazione dei movimenti e il successo elettorale, non sono passati inosservati tra i partiti socialisti europei.

 

Se il Partito Laburista dovesse cambiare approccio e cercare un modo democratico per uscire dalla Brexit con una visione per l’Europa di ‘restare e riformare’, avrebbero sostenitori entusiasti in tutto il continente. In Portogallo, António Costa ha guidato una coalizione progressista che ha dato inizio a un’alternativa all’austerità basata sull’investimento. Molti Socialdemocratici tedeschi guardano con molta preoccupazione alla nuova ‘grande coalizione’ con l’Unione Cristiano Democratica. Il leader giovanile Kevin Kühnert ha guidato l’opposizione alla coalizione e ha creato dei legami con Momentum  per imparare dai suoi metodi innovativi. Per i paesi come il Portogallo per passare dalle eccezioni alla norma in Europa, hanno bisogno di alleati all’interno delle strutture europee che facciano forti pressioni per un’economia alternativa.

 

In tutto il continente sta crescendo la sensazione che il cambiamento sta arrivando, e si possono trovare possibilità trasformative degli sviluppi della politica esistente. La Gran Bretagna nel corso dei decenni si è opposta a molte di queste politiche, sia nell’era dei Tory che in quella del Nuovo Partito Laburista. Prendendosi  la rivincita sul neoliberalismo in un paese che molti giustamente considerano come la ‘tana del lupo’, il Corbinismo apre nuovi orizzonti internazionali.

 

La sua abilità di sfruttare questo al meglio, sarà però mutilata da un’uscita dall’UE. Un governo laburista che si trova al di fuori delle strutture rappresentative dell’UE, ma in un assetto normativo che lo vede adottare molte delle regole di scambio per un alto livello di accesso (come è probabile), non sarà in grado di influenzare lo sviluppo politico di queste aree politiche in una direzione nuova e progressista.

Guardiamo soltanto alcune delle zone dove il Labour potrebbe fare la differenza.

 

Tassare le multinazionali

Le grosse compagnie hanno tratto beneficio dalla liberalizzazione finanziaria per manipolare  a loro vantaggio differenti regimi fiscali tra paesi. Spostando il denaro all’estero nei paradisi fiscali o in economi a bassa tassazione, è diventato fin troppo facile. Però, sotto  la pressione di agire per molti anni per mezzo della società civile transnazionale, e consapevole  della necessità di riprendersi l’iniziativa dalla destra populista, l’UE ha chiesto una nuova conversazione politica sull’evasione fiscale delle grosse aziende. Regole  già esistenti di aiuti statali sono state usate dalla Commissione per costringere la Apple a pagare 13 miliardi di tasse all’Irlanda –  direttamente la condizione del paese in quanto di fatto paradiso fiscale offshore per le aziende all’interno del mercato unico.

 

Questa, tuttavia, è soltanto una misura “tampone” all’interno di una campagna più ampia, Il grosso premio per i progressisti sta nelle mosse per aderire a un minimo livello di credito di imposta fatta pagare da tutti gli stati all’interno del mercato unico. Conosciuta come base imponibile societaria consolidata comune  potrebbe portare del tutto a termine la corsa  verso il basso sulla tassazione.

 

Un governo di Corbyn potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nell’assicurare che queste proposte non vengano indebolite. Dato che la City di Londra è un importante centro finanziario, la partecipazione britannica permetterebbe all’UE di andare oltre nell’aumentare il livello minimo senza rischiare una perdita di affari per l’economia britannica a bassa tassazione, con regolamenti leggeri che vogliono i Tory, duri sostenitori della Brexit.

 

La regolamentazione finanziaria 

Non c’è un esempio più chiaro degli effetti negativi che la Brexit sta scatenando, di quelli nella sfera della regolamentazione finanziaria. Alcuni membri dell’UE hanno barcollato verso politiche “beggar thy neighbour”*mentre gareggiano per offrire i pacchetti più redditizi per le ditte finanziarie che trasferiscono parti delle loro aziende  da Londra per rimanere nel mercato unico.

 

Questo rischio di rigettare alcune delle proposte che per lungo tempo erano state suggerite. Le mosse per determinare una tassa Robin Hood hanno ora davanti un futuro incerto. La proposta di Emmanuel Macron di generalizzare semplicemente l’attuale versione francese della tassa, escluderebbe i mercati dei derivati e la renderebbe così largamente inefficace. Anche la riforma bancaria resta chiusa nelle ipotesi dell’economia di austerità. Un governo Corbyn nell’UE potrebbe svolgere un ruolo centrale nel riaccendere un movimento per la giustizia finanziari e fiscale, aprendo un dialogo con la società civile e sollecitando una forte tassa Robin Hood.

 

Solidarietà nell’eurozona 

Riformare la zona con una sola valuta è una priorità essenziale per i progressisti. Il trattamento spaventoso fatto alla Grecia, è l’esempio più chiaro della minaccia che rappresenta l’attuale sistema per la coesione politica dell’Europa. Gli esiti per le attuali discussioni politiche sono ancora molto incerti. Per ogni proposta che sostiene un passo verso la condivisione del rischio economico, dell’armonia fiscale e una svolta verso la crescita guidata dall’investimento, ce ne è un’altra che offre ancora un altro approccio tossico spinto dall’austerità.

 

Questa incertezza, però, significa anche che un governo Corbyn potrebbe fare la differenza. Anse se rimane fuori dall’eurozona, potrebbe dare il suo appoggio esplicito a quei governi che operano per la riforma progressiva dell’area dell’euro. Un’Europa sulla strada della crescita sostenibile sarebbe positiva per l’economia del Regno Unito e contribuirebbe a stabilizzare un governo Laburista.

 

Proteggere i lavoratori immigrati

E’ diventato malinconicamente normale nella discussione pubblica nel Regno Unito, collegare l’immigrazione ai salari bassi – anche alcuni a sinistra hanno sostenuto questa tesi. Gli studi dimostrano continuamente che l’immigrazione non ha un effetto negativo sui livelli salariali dei cittadini britannici. C’è, però, una minoranza di casi in cui i datori di lavoro hanno deliberatamente assunto lavoratori dall’estero per trarre vantaggio dai costi più bassi del lavoro. Questo è stato spesso collegato erroneamente alla libertà dei diritti di spostamento all’interno dell’UE che forniscono una serie di diritti e di responsabilità per i cittadini dell’UE che cercano lavoro in un altro stato membro.

 

Dato che il sistema rende illegale discriminare i  lavoratori dell’UE per motivi di nazionalità, fornisce importanti protezioni contro il super sfruttamento dei lavoratori immigrati. Spesso i casi in cui il lavoro degli immigrati viene deliberatamente usato per diminuire i salari, si verificano in base alla direttiva per i lavoratori distaccati che fa parte del libero movimento dei servizi, non delle persone, componente della legge dell’UE. Questa direttiva dell’UE è stata giustamente criticata dai sindacati in quanto dà il via libera allo sfruttamento del ‘paese d’origine’ dove i lavoratori sono impiegati in base a una paga più bassa e alle condizioni del paese di provenienza, piuttosto che di quello dove risiedono.

 

Fortunatamente, i cambiamenti di questo sistema sono stati concordati dagli stati membri e ora faranno il loro iter al Parlamento Europeo. Queste misure creeranno un principio  di sotto quotazione  e offriranno protezione legale agli accordi negoziati dai sindacati nel paese ospitante. In quanto tali, le misure  sono di grande aiuto per risolvere i problemi esistenti.

 

Europa aperta

A fianco della crisi dell’eurozona, le conseguenze dolorose della ‘fortezza Europa’ mettono a rischio il futuro democratico dell’Europa. Questo, alla radice, sorge dal fatto di trattare la crisi dei rifugiati come un problema di sicurezza, e non come un problema umanitario. La cartolarizzazione ha portato all’impossibilità di creare dei percorsi sicuri e legali per coloro che fuggono dalla guerra e dall’autoritarismo in Medio Oriente e in Nord Africa. Gli stati europei membri sono stati al centro questo fallimento.

 

Anche se le soluzioni per la crisi sono pratiche e abbordabili, i paesi dell’UE, attivamente appoggiati dalla Gran Bretagna, si sono di continuo opposti alla creazione di un programma coordinato e su larga scala di reinsediamento. Mentre la Gran Bretagna è al di fuori del sistema Schengen, con i Tories il paese ha aperto la strada per dare inizio ai discorsi che legittimano l’attuale politica: focalizzarsi sul porre fine ai cosiddetti ‘fattori di attrazione’, sul fermare i ‘trafficanti di uomini’ invece che aprire percorsi legali e sul famigerato ambiente ostile’ per i migranti del  Ministero degli Interni.

 

Un governo di Corbyn potrebbe avere un ruolo fondamentale nello spostare radicalmente il discorso in tutta Europa e nel dare agli altri governi la fiducia di adottare una politica di insediamento centrata sull’umanità.

 

Il cambiamento del clima

In un periodo in cui Donald Trump sta abbandonando l’impegno degli Stati Uniti di affrontare il cambiamento del clima, l’Unione Europea ha mantenuto una politica forte sulla necessità di transizione lontana   dai combustibili fossili. L’affare ‘Energia pulita per tutti gli Europei’ e il piano d’azione per i tagli al 100% delle emissioni a metà secolo, dimostrano che c’è un chiaro slancio istituzionale per affrontare il degrado ambientale. Questo, pero, affinché funzioni, è necessario che venga tradotto in efficaci strumenti politici a livello locale e nazionale.

 

E’ un’altra area dove un governo Corbyn, impegnato in un piano per la crescita sostenibile, potrebbe prendere in mano la situazione. In particolare, affinché vengano soddisfatti gli scopi dello sviluppo sostenibile dell’UE nelle sue politiche esterne e commerciali, sarà essenziale un insieme di pressione da parte della società civile di massa e l’intervento consapevole dei governi di sinistra per passare dalle parole ai fatti. Sarà necessario che resistano alle lobby degli affari, alle azioni a breve termine   e allo sciovinismo nazionale che troppo spesso sono di intralcio all’adempimento di un piano d’azione audace.

 

Al centro della nostra discussione c’è l’idea che il Partito Laburista ha necessità di cambiare il discorso nazionale sull’Europa e sulla Brexit. C’è un chiaro limite circa il punto in cui può arrivare il partito nel suo tentativo di fare una triangolazione tra le differenti tribù degli elettori. Mentre la Brexit va per le lunghe, molti elettori  del fronte ‘Leave’ (uscire rimarranno delusi. Tocca al Partito Laburista offrire un’alternativa che catturi il sentimento anti-establishment ma che lo diriga verso    un’impennata democratica  per un nuovo tipo di politica in Europa di cui abbiamo un bisogno disperato.

 

Un cambiamento del genere sarebbe anche essenziale per la realizzazione pratica del programma del Partito Laburista. Anche se il partito ha una politica e una visione internazionalista, non si è preso tempo sufficiente per considerare i passi strategici che sarà necessario faccia a livello regionale e globale per attuare molte delle sue politiche essenziali.

 

Si sta ora aprendo una piccola finestra di possibilità attraverso la quale il Partito Laburista può aprire un dialogo con gli alleati in tutta Europa. Se il partito dovesse cogliere questa occasione, allora si aprirebbero nuove possibilità.

 

note

*http://argomenti.ilsole24ore.com/parolechiave/robin-hood-tax.html

*http://www.treccani.it/enciclopedia/politica-di-beggar-thy-  neighbor_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/why-europe-needs-corbyn

 

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