Originale: Counterpunch

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9 agosto 2018

 

La crisi nel Partito Laburista di Corbyn riguarda Israele, non l’antisemitismo

di Jonathan Cook

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Se davvero c’è un problema di antisemitismo nel Partito Laburista britannico, non è nei luoghi ai quali i media industriali britannici hanno diretto la nostra attenzione. Ciò che può essere detto con ancora maggiore certezza è che c’è un odio rampante manifestato nei confronti degli ebrei in quelli stessi media britannici che attualmente deprecano il supposto antisemitismo del leader laburista Jeremy Corbyn.

Ecco quello che spero sia un po’ di buon senso, appreso a caro prezzo come giornalista in Israele nel corso di quasi due decenni. Lo offro nel caso contribuisca a risolvere la confusione avvertita da alcuni che ancora meditano sugli infiniti articoli riguardanti la presunta “crisi” di antisemitismo del Partito Laburista.

Razzismo nei confronti dei palestinesi

Nel primo anno dopo il mio arrivo in Israele alla fine del 2001, nel corso della fase più violenta della repressione israeliana della seconda intifada palestinese, cercai disperatamente di dare un senso agli eventi che mi infuriavano attorno. Come molti nuovi giornalisti cercai esperti, al tempo prevalentemente analisti e accademici israeliani di sinistra. Ma più ascoltavo meno capivo. Mi sentivo una pallina in un flipper, fatta rimbalzare da una colonnina alla successiva.

Il mio problema era esacerbato dal fatto che, diversamente dai miei colleghi, avevo scelto di sistemarmi a Nazareth, la più grande cittadina palestinese in Israele, anziché in un’area ebrea o nei territori occupati. Il conflitto tra israeliani e palestinesi sembrava molto più complesso quando visto attraverso il prisma dei “cittadini” palestinesi che vivevano all’interno di un autoproclamato stato ebreo.

Gli esperti israeliani che contattavo deploravano inequivocabilmente la brutalità dell’occupazione e in modi che era difficile non ammirare, considerata la paludi di sentimento antipalestinese e di presunzione in cui stava rapidamente affondando il resto della società israeliana. Ma ogni volta che mi attaccavo a un simile israeliano nella speranza di approfondire la mia comprensione, qualcosa che diceva mi strabiliava.

Tanto erano pronti a condannare l’occupazione, quanto lodavano le credenziali liberaldemocratiche palesemente fasulle di uno stato ebreo che io potevo vedere dalla mia posizione a Nazareth essere strutturalmente organizzato per negare uguali diritti ai propri cittadini palestinesi. Oppure gli esperti facevano eco alle provocatorie affermazioni del governo israeliano che quella minoranza palestinese largamente quiescente in Israele – un quinto della popolazione – era, al meglio, una minaccia demografica alla maggioranza ebrea e, al peggio, un cavallo di Troia che operava segretamente per distruggere lo stato ebreo dall’interno.

Lo stesso razzismo nei confronti dei palestinesi nei territori occupati che questi esperti respingevano, lo sfoggiavano prontamente nel discutere dei palestinesi all’interno di Israele. Erano davvero di sinistra o sciovinisti etnici sotto copertura?

Le apparenze possono ingannare

Mi ci vollero molti mesi perché riuscissi a dare un senso a tale enigma. Una risposta fu possibile solo quando considerai l’ideologia ufficiale dello stato ebraico: il sionismo.

Gli israeliani di sinistra che erano anche sionisti confessi – la grande maggioranza di essi – vedevano il conflitto esclusivamente attraverso le lenti dei loro privilegi etnici. Non si curavano granché dei palestinesi o dei loro diritti. La loro opposizione all’occupazione era scarsamente legata al danno tangibile che causava alla popolazione palestinese.

Loro, invece, volevano la fine dell’occupazione perché ritenevano brutalizzasse e corrompesse la società ebrea israeliana, penetrando nei suoi pori come un veleno. Oppure volevano che l’occupazione finisse perché le popolazioni sommate dei palestinesi nel “Grande Israele” – nei territori occupati e all’interno di Israele – avrebbe presto superato in numero gli ebrei determinando, temevano, paragoni con l’apartheid sudafricano. Volevano che Israele uscisse da tutti i territori occupati, o dalla maggior parte di essi, tagliando fuori queste aree come un arto in cancrena che minaccia la salute del resto del corpo.

Solo in seguito, quando cominciai a incontrare ebrei antisionisti, trovai effettivamente un’opposizione all’occupazione radicata nel rispetto dei diritti e della dignità dei palestinesi nei territori. E poiché la loro posizione era etica, basata su diritti, piuttosto che motivata da opportunismo ed egoismo, questi ebrei antisionisti si preoccupavano anche di por fine alla discriminazione contro i cittadini israeliani – uno ogni cinque – che erano palestinesi. Diversamente dai miei esperti, erano moralmente coerenti.

Sollevo questo punto perché la lezione che alla fine appresi fu questa: non si dovrebbe mai supporre che, poiché qualcuno ha adottato una posizione morale che condividiamo, la sua visione sia basata sugli stessi principi morali che ci hanno condotti ad adottare quella posizione. I motivi di quelli con i quali stai fianco a fianco possono essere diversi dai tuoi. Le persone possono manifestare una visione moralmente sana per motivi moralmente dubbi, o persino palesemente immorali. Se ti allei con persone simili finirai invariabilmente deluso o tradito.

C’era anche un’altra lezione, più particolare. L’apparente sostegno ai palestinesi può in realtà essere una copertura di altri modi di opprimerli.

E così è stato della maggior parte di questi allarmi di “crisi” di antisemitismo nel Partito Laburista. L’antisemitismo, come tutti i razzismi, va denunciato. Ma non tutte le sue denunce sono quello che sembrano. E non tutte le professioni di sostegno ai palestinesi andrebbero prese alla lettera.

La denigrazione di Corbyn

La maggior parte degli osservatori ragionevoli, specialmente se non sono ebrei, si trattengono istintivamente dal criticare un ebreo che denunci antisemitismo. E’ tale isolamento dalle critiche, quello scudo protettivo che ha incoraggiato recentemente la parlamentare laburista Margaret Hodge a scagliare pubblicamente un’aggressione verbale contro Corbyn, denigrandolo, contro ogni evidenza, come “antisemita e razzista”.

E’ stato lo stesso scudo protettivo che ha indotto dirigenti del Partito Laburista a lasciar cadere un’inchiesta sulla Hodge anche se è certamente fuor di dubbio che le sue azioni hanno “gettato discredito” sul partito, in questo caso in un modo plateale che è difficile immaginare possa essere uguagliato. Questo è lo stesso partito, ricordiamolo, che recentemente ha espulso Marc Wadsworth, un attivista nero antirazzista di spicco, precisamente per tali motivi, dopo che aveva accusato la parlamentare laburista ebrea Ruth Smeeth di collusione con giornali di destra per indebolire Corbyn.

Il Partito Laburista è così mutilato da paure di antisemitismo, pare, che ha deciso che un attivista (Wadsworth) che aveva denigrato una parlamentare laburista (la Smeeth) era più dannoso per la reputazione del partito che non una parlamentare (la Hodge) che aveva denigrato il leader del partito (Corbyn). In questo contorto insieme di priorità un sospetto di possibile razzismo nei confronti di una parlamentare ebrea è servito a giustificare il razzismo reale contro un attivista nero del partito.

Ma la perversione dei valori del Partito Laburista si spinge molto più in là. Eventi recenti hanno dimostrato che dirigenti del partito hanno dato decisamente priorità ai diritti di sostenitori irriducibile di Israele presso l’ebraismo britannico di difendere Israele a ogni costo rispetto al diritto di altri, tra cui ebrei, di parlar chiaro riguardo alla continua brutalizzazione dei palestinesi da parte del regime di occupazione israeliano.

La Hodge e altri parlamentari laburisti che starnazzano riguardo all’antisemitismo potrebbero aver titolo al beneficio del dubbio – di temere realmente che l’antisemitismo sia in ascesa nel Partito Laburista – se non si fossero ripetutamente abbandonati al genere di antisemitismo che essi stessi hanno deplorato. Che cosa voglio dire?

Quando parlano di “crisi” di antisemitismo nel partito, questi parlamentari laburisti – e i ferventi gruppi lobbistici filoisraeliani alle loro spalle, come il Jewish Labour Movement – passano intenzionalmente sopra il fatto che molti degli attivisti di spicco che sono stati indagati, sospesi o espulsi per antisemitismo in mesi recenti – alimentando la denuncia di una “crisi” – sono in realtà ebrei.

Perché le sensibilità “ebree” di Margaret Hodge, Ruth Smeeth o Louise Ellman sono più importanti di quelle di Moshe Machover, Tony Greenstein, Cyril Chilson, Jackie Walker o Glyn Secker, tutti attivisti laburisti che hanno visto le proprie sensibilità, da ebrei contrari ai soprusi contro i palestinesi, contare poco o nulla presso i dirigenti laburisti? Perché dobbiamo muoverci a passi felpati nei confronti della Hodge perché è ebrea, ignorando le sue tattiche da bulla per promuovere la sua agenda a difesa di Israele, ma mostrare tolleranza zero nei confronti di Greenstein e Chilson, anche se sono ebrei, per zittire le loro voci a difesa dei diritti dei palestinesi?

“Il genere sbagliato di ebrei”

Il problema è più profondo ancora. Parlamentari laburisti come la Hodge, la Ellman e John Mann hanno attizzato le predilezioni antisemiti dei media britannici, che sono sin troppo pronti a denunciare “ebrei cattivi”, glorificando contemporaneamente “ebrei buoni”.

Ciò è stato sin troppo evidente in precedenza quest’anno quando Corbyn ha cercato di spegnere il fuoco che tali parlamentari laburisti avevano intenzionalmente alimentato. Si è unito a Jewdas, un gruppo ebreo satirico di sinistra che è critico di Israele, per un pranzo della Pasqua ebraica. E’ stato pesantemente condannato per tale mossa.

Jewdas era stato dichiarato il “genere sbagliato di ebrei” da parte di organizzazioni di destra della dirigenza ebraica come il Consiglio dei Deputati e dai media industriali britannici, o addirittura ebrei non “veri”. Secondo il Consiglio e i media Corbyn era stato sporcato dal suo collegamento con loro.

In che cosa Jewdas è il “genere sbagliato di ebrei”? E’ perché non s’inginocchia automaticamente davanti a Israele. Ignorate Corbyn per un momento. Le parlamentari laburiste Hodge, Ellman e Smeeth hanno parlato forte in difesa dei colleghi ebrei sotto attacco per il loro essere ebrei? No, non l’hanno fatto.

Se Greenstein e Chilson sono scomunicati come “antisemiti” (ebrei) per le loro condanni a gola spiegata del razzismo istituzionale di Israele, perché la Hodge e la Ellman non sono ugualmente antisemite per la loro collusione nella denigrazione di ebrei presunti “cattivi” o “fasulli” quali Jewdas, Greenstein e Chilson?

Dovrebbe essere chiaro che questa “crisi” di antisemitismo non è principalmente una questione di rispetto di sensibilità ebree o persino di identità ebrea. E’ questione di proteggere le sensibilità di alcuni ebrei riguardo a Israele, uno stato che opprime ed espropria il popolo palestinese.

Controllo dei dibattiti su Israele

Quando l’editorialista anziano del Guardian Jonathan Freedland insiste che la sua identità di ebreo è intimamente legata a Israele e che attaccare Israele è attaccare lui personalmente, sta pretendendo il diritto esclusivo di controllare i parametri delle discussioni su Israele. Sta affermando il suo diritto, sopra il diritto di altri ebrei – e naturalmente dei palestinesi – di decidere quali siano i confini del discorso politico su Israele e dove sono tracciate le linee rosse che indicano antisemitismo.

E’ per questo che parlamentari laburisti come la Hodge e giornalisti come Freedland sono al centro di un altro contrasto fabbricato sull’antisemitismo nel Partito Laburista: sulla definizione dell’antisemitismo della Alleanza Internazionale del Ricordo dell’Olocausto (IHRA) e su un insieme di esempi relativo. Vogliono che tutti gli esempi dell’IHRA siano adottati dal Partito Laburista, non solo la maggior parte di essi.

Esistono definizioni molto chiare dell’antisemitismo. Sono variazioni della semplice formula: “L’antisemitismo è l’odio degli ebrei per il fatto di essere ebrei”. Ma l’IHRA prende questa definizione chiara e la intorbida al punto che ogni sorta di dibattito politico può essere potenzialmente antisemita, come hanno avvertito giuristi eminenti.

Questo è semplicemente evidenziato dal fatto che la maggioranza degli esempi di antisemitismo dell’IHRA riguarda Israele, uno stato dotato di armi nucleari oggi designato costituzionalmente per privilegiare gli ebrei rispetto ai non ebrei all’interno dei suoi confini riconosciuti e impegnato in mezzo secolo di brutale occupazione militare del popolo palestinese fuori dai propri confini.

Per essere giusti nei confronti dei redattori delle linee guida dell’IHRA, tali esempi dovevano essere trattati solo come potenzialmente antisemiti, a seconda del contesto. Questa è l’idea espresso del redattore della definizione, Kenneth Stern, un avvocato ebreo, che ha avvertito che le linee guida vengono traviate per zittire le critiche di Israele e reprimere la libertà di espressione.

E chi precisamente è alla guida delle mosse contro cui Stern ha messo in guardia? Persone come Jonathan Freedland e Margaret Hodge, per le quali fanno il tifo larghi strati dei parlamentari laburisti che hanno implicato con forza che Corbyn e i suoi alleati nel partito sono antisemiti perché condividono le preoccupazioni di Stern.

Hodge e Freedland vogliono disperatamente intimidire il Partito Laburista affinché scolpisca le linee guida dell’IHRA nel marmo, come l’incontestabile, definitiva nuova definizione dell’antisemitismo. Ciò li solleverà dall’arduo compito di controllare quei confini del discorso sulla base di prove e di contesto. Avranno una definizione preconfezionata buona per ogni occasione per precludere quasi ogni serio dibattito riguardante Israele.

Volete suggerire che la nuova legge di Israele sullo Stato-Nazione che conferisce ai cittadini ebrei diritti costituzionalmente garantiti negati ai cittadini non ebrei è prova del razzismo istituzionale sul quale è fondato il sionismo politico e che stata onorato nei principi della fondazione dello stato di Israele? Beh, avete appena violato una delle linee guida dell’IHRA sostenendo che Israele è una “impresa razzista”. Se Freedland e Hodge l’avranno vinta, certamente sarete dichiarati antisemiti ed espulsi dal Partito Laburista.

Scuse umilianti

Per rivelare quanto cinica è questa manovra di Hodge, Freedland e altri, basta analizzare la falsa indignazione per la più recente “crisi di antisemitismo” coinvolgente Corbyn. Egli è stato costretto a presentare scuse umilianti – che lo screditano pesantemente – per aver condotto una conferenza antirazzista nel 2010 nella quale un oratore ha fatto un paragone tra il trattamento israeliano dei palestinesi e il trattamento nazista degli ebrei. Ciò ha violato un altro degli esempi dell’IHRA.

Ma, di nuovo, quello che nessuno di questi guerrieri contro l’antisemitismo ha voluto evidenziare è che l’oratore cui era stato offerto un podio alla conferenza era lo scomparso Haio Meyer, un ebreo sopravvissuto all’Olocausto che ha dedicato i suoi ultimi anni a sostenere i diritti dei palestinesi. Chi se non Meyer meritava il diritto di fare un simile paragone? E implicare che era antisemita perché dava priorità ai diritti dei palestinesi rispetto al mantenimento dei privilegi di Israele per gli ebrei è davvero spregevole.

In realtà è peggio di così. E’ più prossimo all’antisemitismo del comportamento di critici ebrei di Israele come Greenstein e Chilson, che sono stati espulsi dal Partito Laburista. Sfruttare e denigrare intenzionalmente un sopravvissuto dell’Olocausto per meschini vantaggi politici di breve termine – in un tentativo di danneggiare Corbyn – è cattiveria della specie peggiore.

Avendo alimentato paure di una crisi di antisemitismo, Hodge, Freedland e altri hanno cercato attivamente di oscurare il contesto più vasto in cui va giudicato come, in larga parte, nel doloroso dibattito che infuria all’interno della comunità ebrea. E’ un dibattito tra gruppi dirigenti ebrei ferventemente filoisraeliani e un corpo crescente di attivisti ebrei antisionisti emarginati che desiderano mostrare solidarietà ai palestinesi. Il Partito Laburista non sta soffrendo di una “crisi di antisemitismo”. E’ impantanato in una “Crisi su Israele”.

Campagna ‘rivoltante’

Nel loro silenzio riguardo agli insulti contro Meyer, Jewdas, Greenstein, Chilson e molti altri, Freedland e Hodge hanno mostrato che in realtà a loro non interessa la sicurezza o la sensibilità degli ebrei. Ciò che principalmente interessa loro è proteggere la loro scelta causa di Israele e paralizzare le possibilità che un impegnato sostenitore dei diritti dei palestinesi salga mai al potere. Sono pronti a sacrificare altri ebrei, persino vittime dell’Olocausto, nonché lo stesso Partito Laburista, per quel genere di guadagno politico.

Hodge e Freedland si stanno comportando come se fossero ebrei rispettabili, i soli ad avere il diritto a una voce e a sensibilità. Si sbagliano.

Sono come gli esperti che incontrai inizialmente in Israele, che celavano il loro razzismo nei confronti dei palestinesi sbandierando le loro credenziali egoistiche contro l’occupazione. Sotto la copertura di preoccupazioni per l’antisemitismo Freedland e Hodge hanno contribuito ad attizzare odio – esplicitamente o attraverso il loro silenzio – nei confronti del “genere sbagliato di ebrei”, nei confronti degli ebrei le cui visioni critiche di Israele loro temono.

Non deve andare così. Anziché precluderlo, potrebbero consentire a un dibattito di fiorire all’interno della comunità ebrea britannica e all’interno del Partito Laburista. Potrebbero ammettere che non solo non c’è alcuna prova che Corbyn sia razzista, ma che egli è stato chiaramente impegnato a combattere il razzismo per tutta la sua vita.

Non vi accontentate della mia parola al riguardo? Non è necessario. Ascoltate invece Stephen Oryszczuk, redattore per l’estero del Jewish News che detesta Corbyn. Il suo giornale è stato uno dei tre settimanali ebrei che recentemente hanno pubblicato lo stesso editoriale di prima pagina che affermava che Corbyn era un “minaccia esistenziale” per gli ebrei britannici.

Oryszczuk, anche se non amico del leader del Partito Laburista, ha deplorato il comportamento del suo stesso giornale. In un’intervista ha osservato, riguardo a questa campagna per screditare Corbyn: “E’ rivoltante. E’ un antirazzista impegnato che stiamo infangando. Non me la bevo per niente.” Ha aggiunto su Corbyn: “Non credo sia antisemita, né lo crede la maggior parte delle persone ragionevoli. E’ contro Israele, e non è la stessa cosa”.

Oryszczuk ha ammesso che alcuni stavano usando l’antisemitismo come arma e che tali individui “certamente l’avevano nel mirino [Corbyn]”. Diversamente da Freedland e Hodge era anche pronto ad ammettere che alcune voci nella comunità ebrea erano attivamente zittite. “E’ in parte colpa nostra, dei media ebrei dominanti. Avremmo potuto – e verosimilmente dovuto – fare un lavoro migliore dando voce a ebrei che la pensano diversamente, cosa per la quale personalmente provo un po’ di vergogna… Oggi su Israele ciò che si sente pubblicamente tende a essere molto uniforme”.

Ed è esattamente così che Hodge e Freedland vogliono che resti: nel Partito Laburista, nella comunità ebrea e nella società britannica più in generale.


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/the-crisis-in-corbyns-labour-party-is-over-israel-not-anti-semitism/

 

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