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29 Maggio 2018

 

Così Salvini ha fregato Di Maio e l’ha messo con le spalle al muro

di Francesco Cancellato

 

Per i sondaggi, la Lega è a due soli punti dai Cinque Stelle. Ecco perché Di Maio si agita tanto. Perché sa che Salvini ora può andare a Palazzo Chigi da solo, senza alleati scomodi. E che Di Battista, nel frattempo, sta già scalpitando alle sue spalle

 

Forse basterebbe partire dalla fine. Più precisamente da un sondaggio di Swg, pubblicato ieri, che stima la Lega al 27,5% a due soli punti dai Cinque Stelle. O, se preferite, che racconta che Salvini, negli ottantuno giorni di stallo e trattativa ha guadagnato 10 punti percentuali, 3 solo nell’ultima settimana, tanti quanti ne ha persi Di Maio in due mesi. O, di nuovo, che ormai il Carroccio ha messo nel mirino la leadership elettorale del Movimento, e punta a diventare il primo partito italiano.

Con le elezioni alle porte, sono numeri che pesano. E che raccontano a perfezione chi stia monetizzando la rottura tra il fronte giallo-verde e il colle e chi invece rischia di pagarla a caro prezzo. E che si infilano, impietosi, tra le crepe di un rapporto -quello tra Luigi e Matteo- che sembra saldo solo a chi lo guarda da lontano.

Non ci fossero i numeri, basterebbe guardarli mentre saltano da una trasmissione all’altra, da una diretta Facebook all’altra, per capire chi dei due abbia la calma del vincitore (Salvini) e chi invece la frenesia di chi rischia di veder sgretolato un sogno (Di Maio), quello di portare al governo un Movimento nato solo dieci anni fa, e di finire dimenticato dalla Storia assieme al professor Conte e al suo curriculum. Già, perchéla crescita della Lega, sommata alla nuova agibilità politica di Berlusconi, potrebbe portare il centrodestra al Governo e Salvini a Palazzo Chigi, senza bisogno di ulteriori alleanze e senza interposte persone.

Non ci fossero i numeri, basterebbe guardarli mentre saltano da una trasmissione all’altra, da una diretta Facebook all’altra, per capire chi dei due abbia la calma del vincitore (Salvini) e chi invece la frenesia di chi rischia di veder sgretolato un sogno (Di Maio)

Ecco allora spiegato perché Di Maio cerca disperatamente il centro della scena, con l’impeachment a Mattarella, con la richiesta agli italiani di appendere bandiere alle finestre, con la chiamata alle piazze del 2 giugno. Un piglio barricadiero che ha tre motivazioni. Primo: guadagnarsi le prime pagine dei giornali. Secondo: sfidare la Lega sul suo terreno, provando a levarle spazio o a farla rompere con Berlusconi. Terzo: il fiato sul collo di Alessandro Di Battista, che in questa fase di lotta dura, "buca" più di lui, strappa applausi più di lui e chissà che non possa addirittura scalzarlo, se l’emorragia di voti dovesse continuare.

Salvini invece non ci casca. Sa benissimo che il tempo è dalla sua parte e osserva sornione la frenesia dell’amico-nemico. Sa benissimo che tra Roma, Milano e Ivrea c’è chi pensa che l’impuntatura su Savona sia stata un pretesto, un cinico gioco leghista per far saltare un governo difficile da gestire e guidato dai Cinque Stelle, per tornare al voto, monetizzando il consenso accumulato. E sa bene pure che a Di Maio non conviene agitare pubblicamente questo sospetto, che taglierebbe ogni ponte ad alleanze future tra la Lega e il Movimento e farebbe fallire il tentativo di dividere il fronte del centrodestra.

E non è un caso, ancora una volta, che sia sempre più Berlusconi, ogni giorno che passa, il bersaglio degli strali dei Cinque Stelle. Perché sanno benissimo che l’unico punto debole di Salvini è lui, il vecchio Cavaliere, l’alleato scomodo che ricorda al mondo che la Lega non è nata ieri, che ha governato, e tanto, e che qualche responsabilità sullo stato dell’Italia ce l’ha eccome. Così come sa bene, del resto, che i due non si amano, che il vecchio Caimano non si fida più del giovane leader leghista e come ogni amante sospettoso pretende continue prove d’amore. Sarà un' estate bollente.

 

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