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29 maggio 2018

 

L’eterna lotta tra il dito, la Luna e l’idiota. A “sinistra”

di Sergio Cararo

 

Quando il dito indica la luna, l’idiota guarda il dito. L’antico proverbio indiano, ben si adatta a quello a cui stiamo assistendo di fronte alla gravissima crisi democratica e istituzionale apertasi con lo stop al governo lego-stellato da parte del Quirinale.

E’ evidente che occorre mettersi d’accordo su chi sia la Luna e chi sia l’idiota; e qui le opinioni divergeranno sicuramente.

 

La prima – la Luna – è diventata luminosissima con quanto avvenuto non solo in queste ore, ma in ventisei anni di cosiddetto “vincolo esterno”. Quel “ce lo chiede l’Europa” che dal governo Amato del 1992 a oggi è stato invocato per far ingoiare politiche antipopolari a lavoratori, disoccupati, pensionati. Ma che ha prodotto anche scomposizione, morti e feriti in settori della borghesia italiana più legati al mercato interno e inadeguati a praticare l’applicazione del dogma mercantilista imposto dal capitale multinazionale europeo, soprattutto tedesco; un dogma fondato sulla supremazia delle esportazioni sul mercato mondiale e sui cambi fissi monetari (l’euro). Alle inquietudini di questo pezzo di società rispondono economisti ora considerati “outsider” o “euroscettici”, come Savona e non solo.

In questi ventisei anni, sono stati fatti danni enormi sul piano sociale e dei diritti dei lavoratori; e sono stati fatti con l’aperta complicità del centro-sinistra, degli europeisti “di sinistra”, di Cgil-Cisl-Uil. Da quando l’Italia ha sottoscritto i trattati istitutivi dell’Unione Europea, sono peggiorate o no le condizioni di vita? Si! Sono peggiorate o no le prestazioni sociali, previdenziali, sanitarie? Si! Sono peggiorate o no le condizioni di lavoro e salariali dei lavoratori? Si!. E’ stata ridotta o no la sovranità popolare e costituzionale sulle decisioni strategiche del paese in economia come in politica estera? Sì!

 

E’ chiaro allora che una sorta di referendum di fatto (oltre ai sondaggi) ci dice che la maggioranza della popolazione italiana (non solo i settori più popolari, ma anche pezzi di piccola/media borghesia) ha compreso sulla sua pelle che i costi della gabbia europea sono stati molto superiori ai benefici. E che le élite stanno perdendo il controllo della situazione e il rapporto di egemonia tra politica istituzionale e società. Infine, i discorsi di Mattarella e Cottarelli sulla difesa dell’eurozona come  tutela dei risparmiatori vengono smentiti dalla composizione dei possessori dei titoli del debito pubblico italiano. Nel 1992 il risparmio delle famiglie investito nei titoli rappresentava il 53%, oggi è solo il 10%; una quota che possiamo raddoppiare tenendo conto dei titoli in mano ai gestori per conto delle “famiglie”, ma comunque quasi l’80% dei titoli del debito pubblico è ormai in mano a banche, società assicurative, fondi di investimento italiani e stranieri. Altro che  “risparmiatori”, si tratta di speculatori seriali. Anzi, sono i  mandanti del massacro sociale a cui sono sottoposti lavoratori, disoccupati, pensionati, piccole imprese commerciali e industriali. Le risorse che ci sono vengono trasferite ogni anno dalla società e dalla spesa sociale verso banche, industrie multinazionali, spese militari e per la repressione.

 

Ma se questa è la Luna, rimane il problema dell’idiota che guarda al dito. Ed è desolante verificare come larga parte di questa categoria, purtroppo, calzi a pennello con molti esponenti di vertice e di base dei residui della sedicente “sinistra”. Non fanno scandalo solo le dichiarazioni della Cgil o dell’Anpi, o del Pd/Leu, che difendono Mattarella; ma anche i commenti diffusi di tanti (ormai pochi) cittadini del “popolo della sinistra” che vi si accodano.

 

Avevamo definito come “emeriti coglioni” quelli che erano andati festeggiare al Quirinale l’arrivo di Monti al governo, dopo la deposizione forzata – e su mandato della Bce, con una lettera dell’agosto 2011 – di Berlusconi. Ci sentiamo di rinnovare quel giudizio su coloro che ritengono che oggi il problema sia difendere le prerogative costituzionali di Mattarella invece che indignarsi per lo scempio della democrazia da parte delle autorità politiche e finanziarie europee.

 

Né è possibile sottacere che Mattarella non ha trovato nulla di preoccupante nell’indicazione di Salvini al Ministero degli Interni, mentre ha fatto barriera contro un ministro per i suoi scritti economici.  Se anche un ex girotondino e antiberlusconiano doc come Paolo Flores D’Arcais ritiene che il Quirinale sia andato ben oltre il dovuto e il consentito per sbarrare la strada ad un ministro eurocritico, è evidente che si è aperto uno sbrego democratico che ha colpito un possibile governo – contro il quale peraltro già stavamo scaldando i motori per ragioni diametralmente opposte a quelle motivate da Mattarella, dal Pd etc. etc.

 

Si pongono allora almeno due questioni dirimenti e su cui sarà difficile fare sconti:

L’”emergenza democratica” esiste, ma non è alimentata solo da Salvini e company; gli apparati istituzionali subalterni all’Unione Europea e ai mercati finanziari sono ben più determinati e forti nel demolire la “Costituzione socialista”come chiesto pubblicamente dalla banca d’affari JpMorgan;

Il problema della “rottura della gabbia dei trattati europei” e della fuoriuscita, anche unilaterale, dalla Ue e dall’Eurozona, oggi è ormai un senso comune popolare che si è esteso a dismisura;  sarebbe un vero e proprio suicidio politico, per una sinistra popolare e di classe, lasciare a Lega e M5S l’egemonia su questo punto dirimente.

 

Prima si comprende questo radicale cambiamento di fase storica e politica, prima sarà possibile cambiare il passo e adeguarlo agli avvenimenti. Ma non potrà che essere un soggetto politicamente indipendente dagli europeisti liberali e di sinistra come dagli euroscettici di destra. E’ l’unica strada per competere, in mezzo al nostro popolo, contro due opzioni che possono anche produrre “novità”, ma non certo nella direzione dell’emancipazione sociale e democratica del nostro e degli altri paesi imprigionati nella gabbia europea.

 

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