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21 giugno 2018 

 

Migranti, ecco il nuovo piano italiano: stop a Dublino per gli arrivi via mare

di Marco Galluzzo

 

La linea confermata dopo il vertice a Palazzo Chigi fra Conte, Di Maio e Salvini.

 

L’Italia è pronta a disdettare il regolamento di Dublino per quanto riguarda i confini marittimi.Continuerà ad applicarlo per quanto riguarda i confini terrestri, con la Francia, l’Austria, la Slovenia, per esempio, ma è pronta a tirarsi indietro dalle regole europee per tutti coloro che verranno salvati in mare, grazie ad operazioni Sar (search and rescue) .

E’ il nucleo della proposta, ambiziosa quanto rivoluzionaria, che Roma potrebbe portare sul tavolo del prossimo Consiglio europeo, e ancora prima a quello del vertice informale che si terrà domenica prossima a Bruxelles,e al quale parteciperanno anche Spagna, Francia, Germania, Austria, Malta, Grecia, Bulgaria, Olanda e Belgio.

La filosofia della posizione italiana, che i funzionari del governo stanno mettendo nero su bianco, e che ha avuto un via libera ieri pomeriggio nel vertice che si è tenuto a Palazzo Chigi fra il premier Giuseppe Conte e i due vicepremier, è più o meno questa: i migranti che provengono dalla Libia, che vengono salvati nel Canale di Sicilia, nel momento in cui entrano nelle acque territoriali italiane devono considerarsi come persone che hanno varcato i confini della Ue. Per questo per la tutta giornata di ieri sia Conte che Salvini hanno ripetuto che le frontiere marittime a sud della Sicilia sono «europee», prima ancora che italiane.

E per questo Giuseppe Conte, al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, a Palazzo Chigi, ha detto a muso duro che l’Italia non è disposta a prendere in considerazione le modifiche alle regole sui «movimenti secondari» (i migranti che hanno avuto il primo ingresso in Italia, che poi sono finiti in un latro Paese europeo e che secondo le regole vigenti dovrebbero essere ripresi in carico da Roma) , se prima non si discuteranno e non si modificheranno le regole dei «movimenti primari».

E’ come se il nostro governo si stia preparando ad esportare a Bruxelles questo tipo di schema: l’Italia può garantire i suoi confini terrestri, sui quali ha il controllo, come fanno gli altri Paesi europei. Sui confini marittimi, specialmente quelli adiacenti alle acque territoriali libiche o tunisine, o i 27 Stati europei si dicono disposti ad un’assunzione di responsabilità collettiva, e dunque a considerarli confini di tutta l’Unione, o viceversa il nostro Paese è anche dispoto ad prendere decisioni unilaterali.

Assunzione di responsabilità collettiva, di tutta l’Unione, che al momento sarebbe del tutto assente, se non a parole, nella bozza delle conclusioni del vertice di fine mese. Si vedrà come e se verrà declinata, ma sicuramente non potranno mancare riferimenti a più uomini, più mezzi, maggiori risorse finanziarie, tutti della Ue. Insomma un cambio radicale di paradigma, un solco completamente diverso da quello della politica dei piccoli passi che finora ha seguito la Commissione europea come il Consiglio dei 27 Stati, sotto la regia, prevalente, di Angela Merkel.

Del resto per tutto il giorno ieri Matteo Salvini ha fatto l’elenco delle barche che ancora devono essere accolte nei porti francesi e spagnoli, con un misto di baldanza e fermezza che appaiono, entrambe, conseguenza di una linea politica di rottura rispetto al passato. Ha anche messo nel mirino in modo esplicito sia la Merkel che Macron, prodighi di solidarietà solo a parole, secondo la tesi prevalente in questo momento nel nostro governo.

Una linea che Giuseppe Conte condivide, che ha tenuto a rimarcare dopo l’incontro con Tusk, ma che al tempo stesso lo preoccupa: «Non vorrei essere costretto a mettere il veto e sto lavorando per evitarlo», ha detto ai suoi collaboratori, sulle conclusioni del prossimo vertice europeo. Del resto una proposta può essere costruttiva o di rottura, a seconda di come viene scritta e di quello che esattamente contiene.

 

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