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19 febbraio 2018

 

Napoli, antifascisti caricati a freddo. Chi sono i manigoldi?

di Nicola Angrisano

 

Napoli, un pezzo di città sequestrata per garantire lo spazio a Casapound e un corteo antifascista caricato a freddo

 

Chi sono i “manigoldi”!?
Il Questore di Napoli (su mandato del ministro dell’Interno?) ha sequestrato ieri un pezzo di città con un costoso e imponente dispositivo militare: centinaia di poliziotti, blindati, idranti, elicotteri e le reti metalliche che chiudevano totalmente via Galileo Ferraris. La strada di accesso a Napoli interdetta al traffico dal primo pomeriggio come se fosse in programma un qualche vertice internazionale. E invece tutto questo era per permettere la vergognosa esibizione del leader di un gruppo neofascista come Casapound a pochi giorni dalla tentata strage razzista di Macerata e dal suo personale e pubblico sostegno alle “ragioni” del pistolero fascioleghista Luca Traini. E poi De Iesu dice che gli antifascisti non hanno rispettato la città!?


Ciò malgrado centinaia di antirazzisti e antifascisti hanno risposto a un appello d’urgenza e in una piovosa domenica pomeriggio hanno dimostrato che come a Macerata e in decine di altre città c’è un pezzo di questo paese che si ribella all’idea di considerare “normale” l’agibilità a neofascisti e neonazisti, mazzieri e pistoleri razzisti.

 

Un corteo sicuramente determinato ad affermare il proprio diritto a manifestare malgrado una presenza asfissiante e pressante di polizia (chissà perchè visto che via Galileo Ferraris era sicuramente inaccessibile), che però ha percorso pacificamente le strade del quartiere per fare informazione antirazzista e antisessista. Chi c’era, compresi gli operatori dell’informazione, hanno visto come la manifestazione ha evitato sistematicamente lo scontro frontale con l’apparato militare disposto dalla Questura e ad un certo punto lo ha semplicemente aggirato, con vari cambi di direzione, superando piazza Garibaldi e arrivando di fronte alle reti di ferro, per denunciare la blindatura della città in favore dei neofascisti. In quel momento, raggiunto l’obiettivo, abbiamo semplicemente chiesto al dirigente in piazza di lasciar passare e far continuare e defluire il corteo lungo Corso Arnaldo Lucci. Invece “senza alcun motivo scatenante” i manifestanti sono stati caricati sia dalla testa che dalla coda, chi era andato ad interloquire ha rischiato l’investimento dai mezzi blindati.

 

Giovani aggrediti e pestati a freddo e soltanto dopo un pezzo di corteo che cercava di proteggersi verso il parcheggio dei pullman ha lanciato alcuni petardi per rallentare la carica (quindi correttezza vorrebbe che i giornali scrivessero non “bombe carta contro la polizia” ma “cariche e pestaggi della polizia, i manifestanti reagiscono lanciando dei petardi” se non avete qualcuno sul posto almeno non informatevi solo con le veline della questura). I pochi fotoreporter ancora presenti (e gli stessi video) potranno testimoniare.


Quando il Questore de Iesu parla di “manigoldi” (!) forse si riferisce a un suo vicequestore dirigente di piazza che esibiva nei comportamenti un palese stato d’alterazione mentale. Forse si riferisce alle cariche a freddo, ai manganelli al contrario, alla testa aperta di una ragazza, al naso spaccato di un altro, alla mano spaccata di un altro ancora. Forse si riferisce alla vergognosa esibizione muscolare con cui il suo vicequestore ha messo 23 persone faccia al muro con il reparto celere alle spalle, come in una brutta parodia di uno Stato totalitario!


23 ragazze e ragazzi che sono parte della migliore gioventù, quella che non si rassegna al cinismo e al quotidiano avvelenamento televisivo che invita a far la guerra a poveri e migranti. E che tutte e tutti noi dobbiamo preoccuparci di sostenere ancora di più se non vogliamo invece finire col vivere in uno Stato sempre più preoccupante…

 

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19 febbraio 2018

 

Il fascismo profondo del Pd

di Alessandro Avvisato

 

Le scene immortalate a Napoli – decine di antifascisti faccia al muro, come nelle dittature latinoamericane di qualche decennio fa – obbligano tutti a fare i conti con la realtà: il vero fascismo moderno non sono quei quattro coglionazzi che stendono il braccio teso nel saluto romano, ma la “cultura di governo” che anima i governi europei degli ultimi anni. Per quanto riguarda l’Italia, dunque, soprattutto il Pd – esprime sia il presidente del consiglio che il ministro dell’interno – che peraltro risulta ormai indistinguibile dai berlusconiani et similia.

 

Guarda il VIDEO

 

E’ necessario ricordare che anche a Napoli la polizia (e i carabinieri, la guardia di finanza, ecc) sono stati mobilitati per difendere un comizietto di Casapound, in un albergo di fianco alla stazione, come si conviene a chi in una città ci arriva per andarsene di corsa subito dopo.

 

Per essere sicuri di fare un “lavoretto” davvero sporco, hanno persoìino fatto scendere la celere da Roma, agli ordini di un funzionario al di sotto di ogni sospetto: Maurizio Fiorillo, già noto alla cronaca più ignobile di questo paese. 

 

Ce n’è insomma abbastanza per qualificare questa vicenda come una “vendetta” di Marco Minniti, che aveva dovuto mandar giù la grande manifestazione antifascista di Macerata. Avevamo avvertito subito sul pericolo di “copi di coda” da parte dell’ex membro della “banda dei Lothar” dalemiani. Il quale, infatti, aveva immediatamente provveduto a sostituire il questore della città – evidentemente considerato “troppo morbido” – con Antonio Pignataro, dirigente dell’antidroga, ma noto alle cronache soprattutto per aver diretto, il 29 ottobre del 2014, le cariche contro gli operai della Thyssen di Terni, compreso l’allora segretario della Fiom, Maurizio Landini.

 

Da quel giorno – appena nove giorni fa – è stato un susseguirsi di cariche di polizia in difesa spudorata dei fascisti.

 

A Piacenza, dove in centinaia contestavano l’apertura di una sede di Casapound, c’è stato anche l’unico episodio in cui un carabiniere si è fatto male, diventando così l’icona vittimista di un potere abituato a pestare senza incontrare resistenza (se volete, vi facciamo un elenco di morti e feriti per mano delle forze dell’ordine che spaventerebbe anche un boia…).

Pavia, dove i video hanno immortalato una carica condotta fianco a fianco da poliziotti e fascisti, con tanto di bandiere della “guardia di ferro” guidata dal collaborazionista nazista Codreanu.

 

A Bologna, soltanto sabato scorso, migliaia di antifascisti sono stati attaccati per un’intera giornata dalle cosiddette “forze dell’ordine” per consentire a una decina di figuri di Forza Nuova di tenere un patetico “comizio” in piazza Galvani.

 

Domenica sera, infine, le scene che abbiamo visto a Napoli, mentre il ducetto di Casapound, tal Simone Di Stefano, intratteneva qualche sparuto fan e qualche giornalista servile definendosi Fascista, certo. Siamo gli eredi della tradizione che dopo Rsi e Msi è stata interrotta da An. 

 

Cinque episodi in dieci giorni non sono delle casuali “coincidenze”, ma il frutto di una logica e di un ordine politico, proveniente dall’alto del Viminale e di Palazzo Chigi. Un ordine chiarissimo secondo cui i fascisti dichiarati devono avere diritto di parola e spazio fisico, manu militari se necessario; mentre gli antifascisti vanno silenziati, repressi, confinati. 

 

Dalle piazze ai media è tutto lo stesso schema: fascisti e razzisti debbono pontificare ad ogni ora dagli schermi tv e dai quotidiani di regime, mentre agli antifascisti va riservato un trattamento demonizzante e/o l’esclusione. Con buona pace della “libertà di stampa” (del resto, se sei un cronista che gli rompe le scatole, anche ai convegni Pd volano schiaffi, mica solo ad Ostia!).

Sono fatti, non opinioni.

E’ dunque intollerabile che questo stesso potere servo dei poteri veri – dai “mercati” all’Unione Europea – cerchi di rifarsi il trucco in vista delle elezioni. Quel Matteo Renzi che dirige il partito di governo riesce, con invidiabile faccia tosta, a disquisire sui valori dell’antifascismo solo perché consapevole che nessuno – tra i tanti servi di redazione – gli farà mai notare l’abisso che separa le sue parole dai fatti messi in atto dal suo governo. «Essere antifascisti è il valore costitutivo della nostra comunità», dice. 

Quanto sia vero, lo si giudica dai fatti. Se il governo del Pd volesse difendere i valori dell’antifascismo fissati nella Costituzione avrebbe una soluzione semplice: sciogliere gruppi, organizzazioni, società-paravento, che si rifanno più o meno esplicitamente al fascismo. Quindi in primo luogo Forza Nuova e Casapound.

 

Non lo fa, come non l’hanno fatto tutti i governi dal 1945 ad oggi. Ma il governo del Pd fa qualcosa di peggio: li difende. Come lo Scelba del 1960, come i democristiani al tempo delle stragi di Stato.

 

Il fascismo di chi si dichiara tale fa ridere. Quello del governo no. E’ ora di prenderne atto.

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